Soffio - Film (2007)

Soffio
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Titolo originale: Breath
Anno: 2007
Genere: drammatico (colore)
Regia: Kim Ki-Duk

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/11/09 DAL BENEMERITO REBIS
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Rebis 14/11/09 16:02 - 2344 commenti

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Kim Ki-Duk è la più grossa delusione cinematografia data dall’Oriente negli ultimi anni (l’altra speriamo non debba essere Wong Kar-Wai…): se Ferro 3 era già il canto del cigno (e non se n’era accorto nessuno) e La Samaritana la sepoltura prematura (ridondante e pacchiana), allora Soffio è solo un rantolo penoso. Ormai schiavo di personaggi incapaci di agire narrativamente ma solo in maniera simbolica, Ki-Duk è approdato ad una concettualizzazione assoluta del dolore che non ha più alcun legame autentico con il reale. Soffio è stucchevole, inoffensivo, semplicemente patetico.

Rullo 15/08/11 15:36 - 388 commenti

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Buona prova di Ki-Duk che si immerge nuovamente nel romantico, proponendo una storia forse un po' banale ma diretta da un mestierante che sa il fatto suo. Diverse scene sono particolarmente ben girate per quanto riguarda l'aspetto estetico ma, purtroppo, non vengono supportate da una sceneggiatura degna (si mantiene piuttosto piatta per tutto l'arco narrativo). Non male, dopotutto, perché rimane di certo interessante.

Mickes2 15/08/11 20:49 - 1670 commenti

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Una versione più discreta e pudica di Bad Guy. Un rapporto difficile al limite del surreale tra chi è consapevole di morire perché ha commesso degli enormi sbagli e chi invece è consapevole di riuscire a donare amore e momenti di gioia anche in una situazione così drammatica. Esteticamente sempre poetico, Ki-duk esplora ancora una volta il tema dell’amore. Ma se tecnicamente la pellicola si mantiene sui suoi standard, i sentimenti e la disperazione interiore che i personaggi suscitano questa volta giungono flebili e con poco pathos.

Cotola 18/08/11 21:46 - 9083 commenti

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Kim Ki Duk ha sicuramente un pregio: il coraggio di continuare a narrare “storie” fuori dagli schemi ordinari e di farlo a modo suo. Tuttavia a furia di andare fuori dagli schemi si rischia di diventare convenzionali e di perdere il senso della realtà. Il regista coreano invece continua a spingere a tavoletta il pedale del simbolismo, irritando a tratti almeno una parte dei fan raziocinanti (di quelli urlanti meglio fare a meno) e non si sa fino a che punto gli giovi. Non sarebbe meglio tornare a percorrere la via che porta ad un indirizzo sconosciuto ma più appagante?

Daniela 27/09/12 12:47 - 12699 commenti

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Giovane donna tradita dal marito intreccia una relazione forzatamente platonica con un condannato a morte che ha tentato l'ennesima volta il suicidio... C'è un confine sottile fra la fedeltà alle proprie tematiche (il valore del silenzio, la spiritualità dell'amore, le stagioni che scandiscono la vita) e il manierismo: Kim Ki-Duk già vi sconfinava con l'acclamato Ferro 3, qui ci costruisce sopra una vicenda che vorrebbe essere poetica ma risulta fragile, forzata, con monologhi spesso banali. L'epilogo bello e struggente questa volta non basta a salvare un film più irritante che commovente.
MEMORABILE: Lo sguardo del protagonista - Il bacio finale

Nancy 26/11/12 14:35 - 778 commenti

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Film minimalista anche se estremamente delicato (e questo è indubbiamente il suo punto di forza): Kim Ki Duk sa raccontare una storia toccante con pochi mezzi: una sceneggiatura fatta per la maggior parte di silenzi che si scandisce semplicemente secondo le stagioni dell'anno, che diventano stagioni fittizie, in un amore che non può esistere se non nella finzione, dentro e fuori dalle celle di un carcere (che infatti si ritrova solo quando la stagione falsa coincide con quella vera). Personaggi poco approfonditi ma interessanti.

Enzus79 19/08/14 10:55 - 2922 commenti

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Buon film. Storia delicata, in cui ognuno dei personaggi (tre) sembra cerchi di farsi amare dall'altro (marito-moglie-sconosciuto). Raffinatamente raccontato, come d'altronde nello stile di Kim Ki-Duk, l'evolversi della storia non annoia, anzi. Indubbio però che ci si aspettava di più.

Galbo 6/04/15 08:09 - 12414 commenti

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Il soffio (o respiro secondo il titolo originale) di vita penetra tra i muri della cella o all'interno della prigione domestica in cui si trova la protagonista femminile del film di Kim Ki-Duk. Pur bene inserito nella visione poetica dell'autore, il film si presenta in parte forzato dal punto di vista narrativo, sebbene non manchino momenti di grande suggestione, a partire dal magnifico finale, consolatorio e conciliatorio. Molto bravi i tre interpreti, autori di una prova di impronta quasi teatrale.

Paulaster 12/04/17 10:57 - 4455 commenti

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Nella riproposizione di stilemi di Ferro 3 (il protagonista muto, il carcere, il marito geloso) stavolta la relazione è meno poetica e risulta forzata. Meno idee e giochi di inquadrature, sebbene si riesca ancora a colpire con momenti simbolici e un finale delicato. Le violenze sono solo percepite e l'occhio dello Stato è ancora osservatore ma con occhio più benevolo rispetto al passato. Nel complesso, di qualità inferiore rispetto ai lavori precedenti.
MEMORABILE: Il parlatorio arredato; Il rapporto sessuale con accanto il secondino; Il marito che regala la foto della moglie nuda.

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