Senilità - Film (1962)

Senilità

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 20/05/12 DAL BENEMERITO LUCIUS
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Lucius 20/05/12 02:07 - 3015 commenti

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Non facile da commentare: da un lato l'opera scenica e le interpretazioni (la prima grandiosa, le seconde mirabili), dall'altro la vacuità del soggetto e dei dialoghi, che parlano di niente: un'ossessione in una Trieste dal sapore di passato, una Trieste d'epoca che non c'è più. La Cardinale spregiudicata e bellissima. Da Svevo a Bolognini, la strada è ultimata. Percorrila. Inconsueto.

Addison 11/07/12 11:50 - 90 commenti

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Svevo non è autore facile da adattare al cinema e questo film lo dimostra. Confezione curatissima, splendide fotografia e scenografia (e Trieste fa da suggestivo sfindo), ma il tutto risulta troppo verboso, poco emozionante. Brava (ma purtroppo doppiata) la Cardinale in versione femme fatale con caschetto alla Louise Brooks; validi anche Leroy e la Blair; ma il pur volenteroso Franciosa è troppo lontano, anche culturalmente, dalla complessità mitteleuropea del suo Emilio. Certo, avrà i suoi difetti ma è imparagonabile ai film italiani di oggi.

Homesick 25/02/14 10:48 - 5737 commenti

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Soppresso il momento di pathos – la lunga agonia e la morte di Amalia, di cui si mostrano solo i primi sintomi e il corteo funebre – e svaporate le inquietudini esistenziali di Emilio Bertani, del romanzo di Svevo Bolognini effettua una trascrizione superficiale e sterile; superficiali e sterili sono altresì le prove degli attori, se si eccettua la melanconica e derelitta Betsy Blair. Nei titoli di testa compare il nome di Romano Puppo, triestino come Svevo e l’ambientazione: lo si vede di scena a fianco della Cardinale negli ultimissimi minuti, naturalmente giusto per menar le mani...
MEMORABILE: Emilio ripudia Angiolina, insultandola con quella parola che nel libro era autocensurata ma chiaramente intuibile.

Vitgar 12/03/17 19:08 - 586 commenti

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Senilità, della trilogia del grande Svevo, è la più fragile come trama e come significato intrinseco. Bolognini non fa nulla per migliorare questa situazione; ne esce un film curato e suggestivo ma troppo asettico. Manca inoltre quella vena ironica di cui Svevo era maestro. Cardinale sublime, Franciosa è tanto americano, Leroy gradevole e rinascimentale. Buona la colonna sonora.

Daniela 11/11/17 02:24 - 12699 commenti

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Trasposizione da Svevo curata per quanto riguarda l'ambientazione in una Trieste umida ed ombrosa ben resa dalla fotografia di Nannuzzi, ma sbagliata nella scelta del protagonista: Franciosa è troppo bello, disinvolto, sicuro di sé per interpretare il ruolo dell'indolente Emilio, ed il suo volto non si accorda con la voce di Romolo Valli che lo doppia e funge da narratore, creando un distacco fra quanto si vede e quanto si ascolta che compromette irrimediabilmente il film. Più azzeccato il resto del cast: spavaldo Leroy, fragile Blair, stupenda Cardinale in caschetto nero.

Rufus68 18/08/18 10:55 - 3851 commenti

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Un uso magistrale delle ambientazioni permette di correlare a una Trieste plumbea e desolata l'animo vacuo del protagonista. Una sterilità ch'egli allarga, quale malattia dello spirito, alla sorella, sino a entrare in crisi col "pieno" di Angiolina, immorale e vitalistica (non a caso Bolognini acconcia la Cardinale, con fedeltà cinefila, alla Lulu di Louise Brooks, vera matrice delle donne perdute). Il film non tocca le vette esistenziali di Svevo, rimanendo in ambiti più angusti; rimane, comunque, una pregevole ricognizione sul male di vivere.

Buiomega71 25/08/20 00:50 - 2925 commenti

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Bolognini non solo si fa ammirare per l'eleganza e la raffinatezza (quasi maniacale) delle scenografie e delle suggestive location di una Trieste decadente e perennemente cupa ma impregna la storia di desolazione, solitudine, amori morbosi e tormentati fino all'ossessione, col classico ometto borghese zerbino (ottimo Franciosa) che si fa umiliare da una strepitosa Cardinale, qui quintessenza della mignottaggine. Riverberi horror nel malessere di Amalia e della sua agonia (in uno status quasi pre Ballata macabra) e un intelaiatura di sentimenti al fiele che ricorda La noia.
MEMORABILE: Emilio a Angiolina ubriaca: "Puzzi di vino"; Il delirium tremens di Amalia; Amalia smania nel sonno le sue voglie per Stefano; Le morbose domande.

Myvincent 25/06/21 06:45 - 3759 commenti

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La vita inizia a 40 anni, ma non già per Emilio soffocato da un'esistenza esangue, circondato da chi non sembra capirlo, innamorato di chi è esattamente come lui non vorrebbe. Svevo descritto da Bolognini ha tutta l'aria di un'operazione commerciale più descrittiva che letteraria e che insiste sul fotografare un mondo nuovo, piuttosto che raccontarlo dal suo interno. Franciosa dà una prova significativa, così come tutto il cast, inclusa la Cardinale rigorosamente doppiata. Sempre buon cinema, ma mai all'altezza dell'opera originaria.

B. Legnani 11/05/22 12:38 - 5551 commenti

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Elegantissima messa in scena del romanzo di Svevo, riesce a esserne fedele nello spirito. La Senilità va intesa non come vecchiaia, ma come situazione psicologica personale, qui resa acutissima dalla contrapposizione con la sventata giovinezza della Cardinale, di bellezza sfolgorante, con caschetto che ricorda Louise Brooks, la quale manipola con irrisoria facilità un lui piuttosto incerto, molto inetto, troppo ingenuo. Franciosa svolge la sua parte con giusta sobrietà: purtroppo il saperlo statunitense frena la sua credibilità nell'essere triestino. Impeccabili Leroy e la Blair.

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  • Musiche Roger • 23/05/12 18:33
    Fotocopista - 2918 interventi
    Musiche di Piero Piccioni
    http://www.youtube.com/watch?v=YO1IEjR4drE
    Ultima modifica: 26/01/14 11:57 da Zender
  • Homevideo Buiomega71 • 13/02/14 10:06
    Consigliere - 26083 interventi
    In dvd per A&R Production, disponibile dal 26/02/2014

    http://www.kultvideo.com/DVD/DVD.aspx/aid19662aid-DVD-Senilit%C3%A0-26-02-Senilit%C3%A0?__lang=it-IT
  • Discussione Daniela • 10/11/17 15:56
    Gran Burattinaio - 5929 interventi
    Melodrammatico il titolo della versione francese del film: "Quand la chair soccombe" (ossia: Quando la carne soccombe)
    Ultima modifica: 10/11/17 16:34 da Zender
  • Discussione Buiomega71 • 25/08/20 10:49
    Consigliere - 26083 interventi
    Rassegna estiva: Italian Graffiti d'agosto 

    Bolognini, quì, non è solo raffinatezza e eleganza (quasi maniacale) per le scenografie e la ricostruzione d'epoca (che sfiora la perfezione), o Trieste perennemente plumbea e decadente (straordinari i cieli grigi di Armando Nannuzzi), che si muove tra suggestivi parchi al crepuscolo,  piazze quasi pre argentiane e architettonici palazzoni sullo sfondo.

    Ma fortifica l'intensità della storia, una storia fatta di amarezze, solitudini, amori ossessivi e tormentati che sfociano nel morboso (non dissimile dall'intelaiatura della Noia, come la frivolezza algida del personaggio di Angiolina, le domande insistenti e tormentate di Franciosa, che prima si mostra indifferente, poi sempre più geloso, andando completamente  in paranoia).

    La vischisiosità di una Trieste algida e impenetrabile fa da sfondo alle umiliazioni (quella finale mette una tristezza infinita) che deve sopportare il povero Emilio (un ottimo Franciosa in uno dei suoi ruoli migliori ,insieme a quelli dello giornalista di Nella stretta morsa del ragno e dello scrittore di Tenebre), continuamente preso a zimbello da una strepitosa Claudia Cardinale (con caschetto alla Louise Brooks, ombrellino e varietà di cappellini) che mignotteggia senza pietà (si è fatta tutta Trieste e provincia) e il suo continuo oscillare tra rabbia, frustrazione, repulsione e amore assoluto e viscerale, verso questa donnetta frivola e opportunista che lo ricopre di bugie, le chiede soldi, e lo tratta da zerbino, mentre lui si crogiola nella disperazione, nella gelosia che lo divora e lo consuma piano piano, e nei tormenti dei sentimenti avariati.

    L'occhio distaccato di un esteta come Bolognini osserva il deterioramento mentale del borghesuccio preso per il naso da una verace approfittatrice, che lo condurrà alla solitudine e alla perdizione.

    La Cardinale mai più così carnale e mignottissima (di culto quando lei, dopo l'ennesima notte di bagordi in compagnia di chissà chi, ritorna ubriaca e Franciosa l'apostrofa con un "puzzi di vino", non sapendole comunque resisterle , per poi possederla sulle scale) e Franciosa lontano dalla sua simpatica americanità, che quì diventa un poveraccio paranoico , sempre guardingo , pesando le parole della sua amata, tartassandola di domande e finendo per perdere gli affetti a lui più cari (la sorella che stà per morire, l'amico di Leroy).

    Riverberi quasi horror nella figura di Amalia (di intesissima bravura Betsy Blair), la sorella zitellona, ma ancora piacente, di Franciosa, che smania, vogliosa, nel sonno, per il suo amore non corrisposto (lo Stefano di Leroy), turbando il fratello, con notevoli picchi di morbosità, per poi sfociare nella follia (l'autoavvelenamento con l'etere), tra crisi di deliruim tremens (gli insetti inesistenti sulle braccia della donna) e la sua  agonia, che nella grande stanza da letto prende le atmosfere necrofore e mortifere di un quasi pre Ballata macabra.

    Che di Bolognini io ho sempre sbandierato il suo Gran Bollito è dato di fatto, ma, con la consapevolezza della maturità. riscopro un autore composito, intenso, tanto raffinato nella costruzione architettonica, quanto spietato nel mettere a nudo i sentimenti umani, in un opera decadente, malsana, dall'atmosfera funebre , dove la solitudine (di Franciosa/Emilio, della sorella Amalia) pare il vero punto focale del film.

    Ogni inquadratura che Bolognini rappresenta pare un dipinto (le sequenza notturne al parco sono meravigliose) e la sua classica eleganza formale (per molti fredda e mero esercizio di stile) si amalgama alla perfezione con i suoi tristi e squallidi personaggi, in questo doloroso e malinconico Schiavo d'amore.

    Basti solo la scena nel prefinale, tra i vagoni abbandonati, il mare inquieto, la bora che soffia, il cielo fosco che sovrasta una bellisisma e dolente Trieste, e Franciosa, pieno di rabbia e livore, che tira i sassi addosso alla Cardinale apostrofandola come "puttana" o al lancinate finale con umiliazione annessa "Chiedi scusa" e la fredezza cinica della Cardinale.

    Uno dei parti più acuti dell'autore pistoiese, impreziosito dalla partitura musicale di Piero Piccioni e dalla grandezza visiva di Nannuzzi.

    Quando lo stile impeccabile si amalgama con la sofferenza e i crucci delle pene di un amore che sa di fiele.

    Fatti di gente poco per bene, intinti in un romanticismo amarissimo, che tanfa di necrosi.
    Ultima modifica: 25/08/20 17:38 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 7/09/20 21:03
    Consigliere - 26083 interventi
    Ottimo il dvd edito dalla A & R Productions.

    Formato: 1.66:1
    Audio: italiano
    Sottotitoli: nessuno
    Come extra: fotobuste e manifesti (anche stranieri) dell'epoca.
    Durata effettiva: 1h, 46m e 09s (versione integrale).

    Immagine al minuto  1.38.56. Il chiarimento finale tra Angiolina (Claudia Cardinale) e Emilio (Anthony Franciosa), sotto il cielo grigio di Trieste.

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images53/PDVD-150.jpg[/img]
    Ultima modifica: 8/09/20 08:11 da Zender