Le monstre - Corto (1903)

Bello. Ambientato in Egitto, con tanto di Sfinge a fare da panorama dietro gli attori. Protagonista una specie di mago e uno spettatore che fa numeri di magia con uno scheletro (con doppia sorpresa finale). Ben realizzate le sequenze nel quale lo scheletro viene mosso e anche il finale. Buon ritmo, merita buone lodi. Ottima la scelta dell'ambientazione.

Una Sfinge al chiaro di luna e uno scheletro che danza in bianche vesti – il soggetto si riferisce appunto a un rituale per la risurrezione dei morti - immergono da subito il corto in un’atmosfera spettrale e magica, nella quale tuttavia non manca lo spirito umoristico del cineasta, come manifestato particolarmente dallo scherzoso finale. Si ritrova uno dei trucchi classici di Méliès: l’avvolgimento di una persona in un velo e la sua successiva trasformazione.

Un mago resuscita l'amata di un principe ridotta a scheletro. Nella suggestiva ambientazione egiziana Méliès mette a punto un bellissimo cortometraggio, puntando decisamente verso una sorta di horror giapponese ante litteram, con lo scheletro che si trasforma in minaccioso fantasma polimorfo, davvero impressionante, prima di diventare una bella ragazza e prima di un beffardo finale. Bella l'atmosfera da terrore (evocata con ironia) e ben congegnata la presenza inquietante dello spettro.

Le cose migliori di questo insolito corto di Méliès stanno nell'ambientazione nell'antico Egitto, con tanto di Sfinge che da là, sullo sfondo, assiste alla magìa nera e nella sagace preparazione del perfido scherzo finale, che dà un senso alla presenza di una spettatrice (altrimenti inutile) del macabro esperimento eeguito con successo del protagonista.

Una specie di stregone tenta di riportare alla vita quella che fu una giovane donna. Ciò che ne verrà fuori sarà tutto tranne che qualcosa di rassicurante... Davvero notevoli le evoluzioni dello scheletro nelle varie entità mostruose. Anche il finale si può considerare di buona fattura e in pieno stile Méliès. Il commento di sottofondo disturba un po'.

Al chiaro di luna, sotto lo sguardo della Sfinge, si consuma un rituale magico per donare nuovamente la vita ad uno scheletro. Utilizzando uno dei suoi trucchi preferiti (l'avvolgimento nel velo), Méliès realizza una serie di trucchi visivi che aggiungono una divertente ironia a quello che sembrava iniziato come un semplice cortometraggio horror. Lo scheletro è mosso in modo fluido ed elegante e il finale, seppur macabro, riesce a conservare la sua natura scherzosa.

Suggestioni romantiche miste ad horror e fantasy in questo cortometraggio di ambientazione egiziana. Da uno scheletro, un mago fa tornare in vita l'amata di un principe arabo dopo alcune strane metamorfosi. Grande senso estetico e una pellicola purtroppo deteriorata che non impedisce tuttavia di apprezzare grazia e fascino delle immagini che la suggestiva ambientazione rende talora impalpabili.