Mazzacurati continua ad analizzare con occhio critico il suo Polesine d'origine e lo fa con gli occhi del giovane Davide, ragazzo sensibile e introverso che cerca l'avventura e la fuga (inutile) dalla turbolenta Torino, tornando nelle terre abbandonate dai suoi familiari ai tempi dell'alluvione (citata non a caso). L'occhio del regista è garbato e intelligente come pochi nello scrutare i paesaggi rurali ma manca un po' di anima nella vicenda e la trasferta pugliese del finale appare frettolosa e solo funzionale a chiudere il film.
Non fra i migliori di Mazzacurati anche se, come sempre, ha qualcosa di interessante, a partire dal torbido personaggio della Piccinini (di rara monotonia, invece, l'espressione di Campi). Certo, è piuttosto lento ed è un peccato, perché quando si avvicina al giallo (lui che la spia dalla finestra) la vicenda si alza di tono. Non proprio lineare la conclusione in quel di Molfetta.
MEMORABILE: "È bello fare un lavoro che non ti fa odiare dalla gente".
Buon film di Carlo Mazzacurati che affronta tematiche sociali viste con gli occhi di un giovane del Sud che ritorna nella terra natia. Non sarà certo un capolavoro, ma è oomunque un film degno di recupero. Il cast non è stellare ma la prova degli attori non è male. Buone le ambientazioni per un prodotto leggero e godibile.
Ragazzo di Torino va dagli zii in Polesine a passare le vacanze. Percorso di formazione, o almeno di breve crescita, fondato sul realismo di provincia e dai tratti malinconici. Confezione povera come spesso capitava negli anni 90 e disillusione che predomina sul clima che dovrebbe essere spensierato. Il protagonista fa una certa tenerezza e riesce a creare empatia nei suoi rapporti amorosi e con i padroni di casa. L’accostamento col ragazzo croato è troppo caricato, soprattutto nel finale.
MEMORABILE: La ragazza spiata fuori dalla macchina; Il panetto di fumo nascosto; La scritta sulla macchina; I ragazzini allo scambio della droga.
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Zender ebbe a dire: Grazie mille Hackett, radarizzata la piazza. Noto che Mazzacurati sta dando nuova linfa ai ritrovamenti veneti :)
Si è davvero molto attivo nel padovano e nel basso Polesine, e pensare che in una sua intervista
http://www.youtube.com/watch?v=rZKgjyZ6mNM ha ammesso che prima di Notte italiana, non conosceva assolutamente la zona del delta, ora direi che ne è uno dei maggiori sponsor ;)
DiscussioneZender • 5/07/09 08:57 Capo scrivano - 47971 interventi
Io dico che ha visto LA CASA di Avati e si è detto: ma cavolo, io qui ci abito, ma son davvero così pazzo da non sfruttare un'ambiente tanto affascinante?
Zender ebbe a dire: Io dico che ha visto LA CASA di Avati e si è detto: ma cavolo, io qui ci abito, ma son davvero così pazzo da non sfruttare un'ambiente tanto affascinante?
Beh... il finale di NOTTE ITALIANA cita chiaramente Capolicchio che trova solo porte chiuse.
DiscussioneZender • 25/05/10 14:58 Capo scrivano - 47971 interventi
Eheh, grande Legnani che recupera discussioni di 10 mesi fa. Credevo che la cosa preludesse a un tuo commento al film, ma non lo vedo ancora.
Però non ho capito: quindi avvaloreresti la mia boutade?
Zender ebbe a dire: Eheh, grande Legnani che recupera discussioni di 10 mesi fa. Credevo che la cosa preludesse a un tuo commento al film, ma non lo vedo ancora.
Però non ho capito: quindi avvaloreresti la mia boutade?
1. Sto, grazie all'ottimo Hackett, recuperando l'opera mazzacuratica.
2. Vedrò questo film, pertanto, in futuro.
3. Ho, pertanto, controllato se già si erano identificati i luoghi delle riprese (vulgo: "location", talora addirittura "locations").
4. Avendo trovato la sua asserzione ho, pertanto, colto l'occasione per un parallelismo così palese che non può certo basarsi sulla coincidenza.