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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Sconclusionatissimo film in tre episodi girato tra Jesolo e Montegrotto Terme e che se non si avvicina al tenore trash di PARENTESI TONDE è solo in virtù di qualche attore di rango nel cast. L'ambizione è sempre quella di radunare quanti più nomi celebri per farli sfilare in un gioco di riconoscimenti che dia un po' di sale a un'opera dai contenuti minimi, costruita attorno a un soggetto raffazzonato in cui far muovere personaggi di rara inconsistenza. Si salva l'atmosfera da commediaccia allegra, tirata su per dar vita a qualche rara battuta perlopiù figlia dell'estro estemporaneo degli attori migliori. Tra questi non figura Fabrizio...Leggi tutto Corona (d'altra parte non è il suo mestiere), promosso a figura centrale del primo episodio in cui interpreta uno scapestrato bagnino con la passione per il gioco d'azzardo. Per sostituirlo quando non si trova, la proprietaria dell'albergo davanti alla spiaggia (siamo a Jesolo) è costretta ad assumere una strampalata quanto impreparata coppia che nemmeno sa nuotare: lui è il comico Gianni Fantoni, riemerso per l'occasione e nel film amico di Corona, al quale di fatto si sostituirà come protagonista. Cerca di essere simpatico, in fondo lo è, ma certo le gag che gli toccano in sorte sono affidate quasi all'improvvisazione... Comincia intanto a farsi spazio la figura del commercialista Leonida Randazzi (Umberto Smaila), comune ai tre episodi: arruffone, prossimo allo strozzinaggio, vizioso, qui ricatta il il bagnino giocatore che per saldare un debito accetta di rendersi complice d'una truffa. Ma quest'ultimo per recuperare il denaro forse un altro sistema ce l'ha: la "24ore di Pomposa", una gara di kart in cui potrebbe far valere il proprio talento al volante. Cameo di Costantino Vitagliano in discoteca, giusto per mostrare il petto e dichiararsi tronista. Il secondo episodio è introdotto come il primo da Emilio Fede, che in veste di "narratore" presenta in breve le tre storie lanciandole come fossero servizi di cronaca dallo studio di un telegiornale. Si parla di un direttore d'albergo (Mattioli, mentre l'albergo è il Grand Hotel Terme di Montegrotto, nel padovano), che ricevute le cartelle di Equitalia si spaventa. Disperato, accetta il consiglio di un amico ristoratore (Franco) che gli suggerisce di rivolgersi al solito commercialista Randazzi, chiamato qui a risolvere problemi. Li risolverà suggerendo una mossa illegale, mentre l'albergatore passerà intanto il tempo col figlio (Rudy Smaila) schiavo dello smartphone. Mattioli, che anche in un prodotto ai confini dell'amatoriale si muove con consumata disinvoltura, non riesce a scrostare la patina da fiction del film ma almeno fa salire di livello il grado di recitazione, con un Pippo Franco che tra tutti pare il più vivo, pronto a infilare qualche battutaccia qua e là. Discreti i duetti Smaila/Mattioli, il resto fa minutaggio senza lasciare il segno. L'ultimo episodio racconta di una scuola di ballo sull'orlo della chiusura (si torna a Jesolo): la proprietaria è in perdita e così l'insegnante (Mian), su consiglio di un suo allievo attempato (Donatone) che si scopre essere il braccio destro di Randazzi, si rivolge pure lei a quest'ultimo. L'idea è quella di vincere un bando di tale "StarTv", che premierà il progetto di ballo migliore. Randazzi incaricherà un burocrate in disgrazia (Sardella) per preparare le carte e pagherà l'iscrizione. Il brano con cui la scuola si presenterà, intitolato "Pastasciutta", è al di là del bene e del male ma è coreografato vigorosamente da un gruppo di ragazzini. Pippo Franco è qui uno degli allievi del corso mentre Sardella sembra il più comicamente frizzante del gruppo. Meta-chiusura allucinante con sfilata di abiti durante la quale si pubblicizza il film stesso in presenza del cast dando particolare rilievo a Demetra Hampton (che nel terzo episodio era tra le allieve del corso di ballo): pare una di quelle dirette dei Capodanni Rai, con tutti che azzardano qualche passo di danza, sorridono, si guardano in giro con aria sperduta... Detto di un Emilio Fede in modalità simpaticamente autoironica (per quanto piuttosto spaesato pure lui) che anima gli intervalli battibeccando con la troupe dello studio, c'è da registrare nel complesso una recitazione nella maggior parte dei casi inevitabilmente sotto gli standard e un confezionamento da goliardata tra amici, che il regista Mario Chiavalin (è quello che nel finale canta il "Nessun dorma" della Turandot) orchestra con evidenti difficoltà nel tenere le briglie di un soggetto caotico e spesso mal spiegato. Gag di fatto assenti (o imbarazzanti per ingenuità) e particolarmente trash il primo episodio, con tanto di flashback in cui un ragazzino che dovrebbe impersonare il Corona giovane fa evoluzioni con l'auto in pista.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/11/19 DAL DAVINOTTI
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  • Discussione B. Legnani • 15/04/20 17:31
    Pianificazione e progetti - 14973 interventi
    Mario Donatone è mancato.
    Fonte: Roberto Poppi.