Il sadico - Film (1965)

Il sadico

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Aperto e chiuso dal suadente brano cantato di Al Kasha e Bob Gaudio che prende il nome dal titolo originale, un piccolo thriller che utilizza un orsacchiotto dal collo spezzato come sintesi della perversione di una mente malata. "Who killed Teddy Bear?" La risposta sta in un flashback dallo strano bagliore che a metà film ci mostra il maniaco (o sadico, come suggerisce il titolo italiano) in casa alle prese con la sorella e che ha il compito di riassumere in poche sequenze l'origine del trauma. Il film non ha interesse a coprire l'identità dell'uomo se non in una prima parte in cui si inquadrano solo particolari ravvicinati del suo corpo mentre telefona alla donna che ha deciso di perseguitare. Lei,...Leggi tutto Nora (Prowse), lavora come disc-jokey in un locale dove è costantemente il centro delle attenzioni dei maschi e dove lui, Lawrence (Mineo), fa il cameriere. Lawrence è timido, spaesato e con tutta evidenza innamorato della ragazza, con cui parla sommessamente. Solo quando è una voce anonima al telefono cambia tonalità, prende coraggio e si lascia andare a frasi audaci e disinibite. Nora cerca di mostrarsi sicura di sé, tronca le comunicazioni, ma quando nel salotto di casa rinviene il fatidico orsacchiotto dal collo reciso si rivolge alla polizia, spiega la situazione e accetta la protezione del tenente Madden (Murray), a sua volta ossessionato dalla volontà di scoprire un giorno l'identità del maniaco che gli violentò e uccise la moglie. Le carte in tavola sono insomma presto svelate, con il cameriere killer che passa il tempo in palestra, suda e sogna la sua Nora mentre accompagna la sorella ritardata (Bennett) al parco. Nora è invece sempre più preoccupata dalle telefonate provocanti nonostante sia comunque confortata dal tenente, dalla proprietaria del night e pure dall'uomo che ahilei non sa essere la causa dei suoi mali. Ambientato in una New York esaltata da un eccellente bianco e nero che sa rivestire con luci e ombre di grande fascino alcune scene (l'omicidio nel vicolo, il finale tra gli specchi), il film può contare su di una sua originalità bizzarra sia nello stile registico che in alcune scelte di montaggio, con lunghi intervalli di ballo scatenato al locale, veloci riprese di vetrine dalle quali occhieggiano in bella evidenza locandine di spettacoli e copertine di "libri proibiti", primi piani inusuali e invenzioni visive spiazzanti (come nel finale, interrotto da improvvise schermate nere che ci tramortiscono a mo' di flash impazziti). La storia in sé funziona senza troppo entusiasmare, ma tutto sommato la recitazione è valida (ottimo il doppiaggio italiano): Juliet Prowse è vivace e brillante (restano in mente certe inquadrature che ne mettono staordinariamente in risalto lo sguardo perforante), Sal Mineo ha un'aria perennemente assente e fragile che non è facile sovrapporre alla voce dello stalker telefonico ma che colpisce. Si avverte insomma il desiderio di staccarsi dal genere pur non rinnegandone alcuni stereotipi. Un suo spazio ben preciso se lo ritaglia a sorpresa anche il tenente, che si offre di ospitare l'impaurita Nora a casa, dove vive con la figlia. D'accordo, il suo ossessivo ascolto di nastri relativi a squilibrati che si confessano è reso un po' maldestramente e appare nell'insieme fuori luogo, ma tutto concorre a creare un film per molti versi fuori dagli schemi e interessante, pur nella sua raffazzonata ingenuità. Un curioso tassello del grande mosaico che il cinema ha composto negli anni raccontando i tanti volti della personalità deviata.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 31/10/19 DAL DAVINOTTI
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Fedeerra 27/11/19 05:07 - 769 commenti

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Il film usa il pretesto del thriller (banale) per raccontarci ben altro: dal voyeurismo alla sessuofobia, dalla paranoia al feticismo più febbrile; tutte patologie che trovano il loro peccaminoso teatro nei corpi, nei gesti, nelle strade (tappezzate da manifesti) e persino nella musica (che in questa pellicola ha un ruolo importantissimo). Scomodo per l’epoca (fu così volutamente nascosto e dimenticato), si avvale di una regia ispirata, di una fotografia dai cromatismi noir e di attori tutti in parte. Bello e dannato Sal Mineo.

Fauno 10/05/20 17:43 - 2215 commenti

I gusti di Fauno

Sarebbe assai facile biasimare la scelta di rivelare l'identità del sadico a metà film, ma a favore, oltre all'ambientazione in un night club con ottima musica beat dell'epoca (la vittima predestinata altro non è che la dee-jay del locale!), ci sono almeno un paio di circostanze in cui si dimostra come altre persone siano alquanto borderline per manie e morbosità e come esse non esiterebbero in un clima adeguato a farle venir fuori integralmente; a volte possono dipendere da eventi drammatici, ma altre pure da scelte mai volute fino in fondo.
MEMORABILE: "Sai papà che ti posso vedere allo specchio?"; La Promenade di Larry nei negozi e nelle librerie sexy.

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