Dopo un inizio di stampo melvilliano (un colpo quasi muto) il film intraprende strade più usuali e banali andando ad “impantanarsi” in una storia piuttosto complessa, farraginosa ed improbabile. Colpa di una sceneggiatura che mescola troppe storie tra loro senza riuscire a dare amalgama al tutto. Tuttavia la regia è piuttosto professionale (ma nulla di eccezionale) e gli attori, tra cui spiccano Christopher Lee e Klaus Kinski, forniscono prove più che dignitose.
Debole poliziesco inglese, si parte da una rapina ad un blindato a Londra nei pressi del Tower Bridge e si finisce in un circo, alla ricerca del capo e del malloppo lì abilmente occultato. Christopher Lee è il domatore incapucciato, Kinski non si capisce bene chi sia, meglio quindi le sempre belle Margareth Lee e Suzy Kendall. Privo di tensione e di spunti di reale interesse, decisamente trascurabile.
Inzio serrato con una bella sequenza di hold-up, ambientazione circense e produzione Towers con tipico cast: poteva anche essere meglio, alla fine l'intreccio (da Edgar Wallace) è un po' terra terra come la regia e qualche spunto macabro non è adeguatamente sviluppato. Però c'è Margaret Lee (la cui mera presenza ci rende faziosi)! Curiosa la figura di investigatore serafico e indolente di Leo Genn, appena al di qua dei poliziotti cretini alla Terry Thomas.
MEMORABILE: Kinski cerca lavoro al circo. "Come vi chiamate?" "Non vi riguarda" "Dove vivete?" "Nei dintorni" e così via. Stranamente non lo assumono.
Un incipit nella più classica tradizione del noir si dilegua in un robusto intreccio giallo di Scotland Yard per poi riemergere fornendone esso stesso la chiave districatrice. La regia, anonima ma senza alcuna sbavatura, trae profitto dall’unità dell’ambientazione – una variopinta compagnia circense in cui tutti sono sospettabili – e soprattutto dal cast, trainato dal flemmatico Genn e da un Christopher Lee dalle classe intatta anche il volto celato da un cappuccio. Da un racconto di Edgar Wallace.
L'inizio con il colpo sul ponte promette bene e il giallo che segue infatti è uno dei migliori tratti da Wallace in quel periodo. Bei personaggi, discreti colpi di scena e l'atmosfera del circo è resa con una buona dose di suspense. Il cast è ricchissimo, ho particolarmente apprezzato la figura sinistra di Kinski ma anche il simpatico commissario interpretato da Genn e il misterioso domatore di Lee restano impressi. Buona la colonna sonora.
Un lungo coltello appartenente alla serie di un lanciatore va a finire nella schiena di un losco faccendiere, quando la scena si sposta da una rapina a un circo. Quest'ultima location è spesso utilizzata per accentuare la sensazione di pericolo imminente, laddove la tipica maschera di un clown partecipa alla componente horror. Buono il cast, con una stupenda Margaret Lee, macchinoso il congegno narrativo, che tuttavia in questo genere è più che giustificabile.
Discretamente interessante all'inizio, di prevedibilità banalità nel prosieguo. I due attori feticcio del genere non sono mai sfruttati adeguatamente e anche il potenziale punto di forza, l'ambiente circense, non è che il vuoto contenitore di un intreccio inutilmente complicato. Ciò non toglie che l'atarassico aplomb inglese di Genn (e della cerchia di Scotland Yard) alla lunga risulti rilassante nella sua forza da luogo comune permeando di un gradevole tono medio l'intera operina. Da guardarsi con un occhio solo.
Krimi teutonico ispirato a Wallace con la solita trama ingarbugliata e le piste che si confondono, passando dal poliziesco al giallo classico, e una soluzione decisamente poco credibile. Tuttavia il film si situa una spanna più in su della media dei prodotti consimili per il ritmo abbastanza serrato, la suggestiva ambientazione circense e la discreta prova degli interpreti, fra cui spiccano un tenebroso Kinski e soprattutto i due Lee: Christopher con la sua maschera dolente e Margaret, bellissima ma purtroppo condannata dagli sceneggiatori a una fine decisamente troppo frettolosa.
MEMORABILE: Le scene iniziali della rapina.
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