A mettere insieme tre pesi massimi del polar come Gabin, Delon e Ventura difficilmente ci si poteva sbagliare. E infatti il film segue una linea che più classica non si potrebbe: elegante, superbamente fotografato, musicato dal solito, magnifico Ennio Morricone (che anche quando non trova un tema indimenticabile sa comunque come farsi riconoscere), IL CLAN DEI SICILIANI punterebbe a sedersi al tavolo dei migliori del genere. Invece la manovra gli sfugge, sostanzialmente a causa di una regia poco dinamica (e fin qui...) che non compensa le tante scene poco significative con almeno qualcuna di memorabile che possa fissarlo nella memoria come altri. Eppure le trovate ingegnose non mancano, a cominciare...Leggi tutto dall'evasione di Sartet (Delon) durante un trasferimento in cellulare realizzata con abilità grazie al clan dei siciliani del titolo, guidati dallo ieratico capofamiglia Vittorio Manalese (Gabin). I suoi figli recuperano Sartet dal rocambolesco sgattaiolamento fuori dal cellulare e lo ospitano in casa a Parigi, città dov'è ambientata gran parte di una vicenda che sfrutta bene gli scorci suggestivi della capitale francese alternandoli a riprese in quartieri moderni, dove ad esempio lavora la sorella di Roger che il commissario (Ventura) subito contatta per metterla in guardia: i tuoi telefoni sono sotto controllo, se scopriamo che nascondi tuo fratello per te è finita. E la sorveglianza è assidua, infatti; ma il criminale (nonché killer) riesce nuovamente a scamparla in una buona scena d'azione per poi suggerire a Vittorio un colpo favoloso ai danni di una mostra di gioielli che si tiene a Roma. Un modo per far lavorare anche la nostra coproduzione, che al cast dona un buon Amedeo Nazzari in versione gangster americano in trasferta. I personaggi coinvolti aumentano, ma i più numerosi sono ancora quelli della famiglia Manalese, i figli (si riconosce un giovanissimo Marc Porel) e le loro mogli, una delle quali (Demick) pare particolarmente sensibile al fascino dell'Alain... La storia girerà intorno al furto dei gioielli, con qualche momento di stanca particolarmente nelle scene in aeroporto, durante le quali non è chiaro inizialmente cosa accada e la medesima situazione si trascina fin troppo a lungo. Al solito straordinario Ventura nell'uso di quella sottile ironia che l'ha reso giustamente amatissimo, impeccabile Gabin nel suo dosare straordinariamente le parole. Chi meno brilla è Delon, che comunque di certo non demerita, mentre il finale (un po' telefonato) conferma come a livello di sceneggiatura si potesse fare di meglio. Anche per questo, partendo da un soggetto che già non era dei più entusiasmanti, il film finisce con il non soddisfare appieno come avrebbe potuto. La regia fiacca completa l'opera lasciandoci un lavoro professionalmente solido ma che non coinvolge mai a fondo e che si perde in divagazioni che appeantiscono un ritmo già non travolgente.
Vecchia volpe del furto organizza un maxi-colpo a Roma; nella banda a conduzione familiare c'è però un elemento esterno che si innamora, ricambiato, della donna del clan: che, appunto, è composto di siciliani espatriati... Solidissimo come il cast, una sorta di all-star del cinema francese (manca solo Bebel), scandito da un grande tema morriconiano, un filmone costruito a tavolino per il successo e che non delude. Tutto fila liscio, e i duetti Gabin/Ventura riconciliano col mondo. Da un romanzo di Auguste Le Breton.
Splendido polar francese diretto da un maestro riconosciuto del genere e interpretato da un cast impagabile. Gabin, nel ruolo del vecchio gangster, è semplicemente meraviglioso; Lino Ventura interpreta con la consueta grinta e bravura il ruolo del poliziotto tutto d'un pezzo che però non rinnega il rispetto dovuto all'anziano Gabin; e Delon, il più giovane della coppia, è azzeccatissimo nel suo ruolo. Ottimo anche il cast di supporto e finale memorabile.
Supergioccattolone francese interpretato da tre star del Paese di generazioni diverse. Comincia come un noir (ma influenzato da Bond, vedi l'evasione dal cellulare di Delon), poi pare prendere la strada del colpo gobbo in Italia (con evidenti allusione agli uomini d'oro) per finire invece in una situazione alla Airport! Davvero troppo e troppi cambi di ritmi e generi. Rimane una buona confezione e un bel cast di contorno (Nazzari, Trieste, Porel). Vedibile anche se troppo allungato.
Vale la visione per chi come me ama le grandi facce del noir francese, sia quelle classiche (Gabin, il re) che quelle di mezzo (l'irresistibile Ventura) che quelle della generazione che li seguì (Delon, ottimo per queste parti). Poi il film non ha nulla di rilevante se non un buon mestiere e sufficiente corda per essere seguito fino alla fine. Il tema di Ennio Morricone, pur molto semplice, è stupendo e i Naked City se ne ricorderanno...
Bel poliziesco francese, con un cast assolutamente straordinario che attraversa più generazioni di attori mito (Jean Gabin, Lino Ventura, Alain Delon, Marc Porel e addirittura Amedeo Nazzari). Sorretto da un calzante tema musicale di Morricone, con scacciapensieri in evidenza, il film ha forse l’unico difetto di una eccessiva durata. Ma è realizzato con cura, ha una buona sceneggiatura, qualche azzeccato colpo di scena ed un finale notevole. Da vedere.
Ensemble les 3 grands du cinèma français. Recitava così la locandina del film. I "miti" funzionano bene, la storia è parzialmente vera, il resto del cast è molto indovinato. I tempi sono un po' diluiti, ma molto godibile l'accompagnamento della colonna sonora di Ennio Morricone. p.s.: per me il colpo dei gioielli è tecnicamente impossibile.
MEMORABILE: Vittorio Malanese è al telefono con Antonio Nicosia, che non vede da 30 anni. Tony chiede: "come ti riconoscerò?" Risposta: "Non sono cambiato per niente!".
Buona partenza, poi però si registrano lungaggini e passaggi troppo lenti. Atmosfera riuscita, location assai ricercate, scene plastiche anche in passaggi non cruciali (l'attesa a Mentone giocando a biliardo). Cast notevolissimo, anche se la morale sui siciliani è la caricatura degli stereotipi (mandare tutto in vacca per salvare "l'onore"!). Il finale vorrebbe essere col botto, però alcuni passaggi sono poco giustificati e Delon dopo aver fatto il fenomeno per due ore finisce come un fesso qualunque. Beh... due pallini e 1/2.
MEMORABILE: Lino Ventura, con quel naso triste come una salita (come direbbe Paolo Conte) e quella sigaretta spenta, poi ripreso da Reno in I fiumi di porpora.
Discreto poliziesco, con un cast di gran livello (ci sono anche Amedeo Nazzari e Leopoldo Trieste) e scene d'azione ben girate. Purtroppo in alcuni momenti il film perde ritmo, a causa di una sceneggiatura senz'altro migliorabile; ed il personaggio della donna che va con Delon causando il rendez vous finale mi è parso davvero superficiale. Ciò detto, veder recitare insieme Jean Gabin (in italiano!) e Lino Ventura è sempre un piacere.
Polar d’intrattenimento che mescola ingenuità alla 007, approssimazioni narrative e sequenze d’azione esorbitanti (l'aereo che atterra in autostrada…) riscattate da un’accurata impaginatura che punta molte luci su Delon, benché il meglio lo riservi Lino Ventura, ispettore di polizia sempre in procinto di smettere di fumare… Sotto tono Gabin, evidentemente vittimizzato da un personaggio troppo compassato e ieratico. Lo sguardo puntato sulla cultura nostrana non spiace, ma è di maniera e non sempre scansa il ridicolo involuto. Memorabile score di Morricone. Potabile.
Film di grande fascino, sorretto da una colonna sonora (di Ennio Morricone) che rimane impressa e dalla recitazione di grandi attori: Delon eroe realmente negativo, il commissario Ventura, ma soprattutto Jean Gabin nella parte di un criminale vecchio stile, di stampo familiare. I cambi di location (Parigi, New York, la Costa Azzurra...) riescono a compensare in parte il ritmo un po' lento.
Le risorse utilizzate da Verneuil - romanzo di Breton con super rapina e risvolti amorosi che scatenano una tragedia rusticana, grossi nomi del cinema francese (Delon, Gabin, Ventura) – si rivelano assai efficaci per il successo di una vicenda saldamente ancorata ai canoni del noir più regolare, ove però i pregi della forma penetrano anche la sostanza: pur non essendo certo di prima mano, questa si vivifica con le musiche di Morricone e il carisma degli interpreti, non ultimi Nazzari in un memorabile cameo e la graziosa Volle.
MEMORABILE: Le fughe di Delon; il “tradimento” del bambino.
Il classico film francese "di una volta", con molti germi che poi Melville amplierà all'ennesima potenza. L'emozione che dà è quella tipica che si prova nel rivedere attori che hanno fatto grande quel cinema che lo stesso Delon, parecchi anni dopo, dichiarerà morto. E infatti quegli sguardi, l'arredamento, il ritmo narrativo, gli stessi elementi della colonna rumori sono lontanissimi da quelli di oggi. Solo il finale appare un po' raffazzonato, quasi a dire "è tardi, dobbiamo far finire il film"; per il resto, un'opera davvero godibile.
Uno storico film del cinema francese. Un superbo Jean Gabin, un cattivo Delon, le location, le musiche di Morricone e la passione per il "noir" (unitamente alle belle comprimarie) rendono la pellicola di grande pregio. Buon ritmo. Forse un po' troppo, lungo, ma è notevole il traguardo raggiunto. Consigliato agli amanti del noir e del poliziesco vecchia maniera.
Un romanzo di Auguste Le Breton come base di partenza, un buon mestierante dietro la macchina da presa, un cast stellare, splendide location e un'azzeccata colonna sonora di Morricone per un noir francese che più classico non potrebbe essere ma che proprio per questo soddisferà pienamente gli appetiti di chi ama il genere. Tutto studiato a tavolino (compresi gli stereotipi sulla mentalità siciliana), ma lo spettacolo è assicurato. Peccato per il finale, che chiude troppo frettolosamente una pellicola fin lì tutt'altro che frettolosa.
MEMORABILE: L'evasione di Delon; Il colpo; Le grandi interpretazioni dei tre protagonisti.
Una banda italo/francese organizza un grosso colpo, ideato da un gangster, evaso con la loro complicità. Il tizio è freddo e spietato, ma certo non immune al fascino femminile... Polar noir in cui i personaggi valgono più della storia, discontinua nel ritmo e poco convincente in alcuni passaggi. Impossibile resistere però al confronto fra due duri rocciosi come Gabin e Ventura, il primo capoclan che a tutto antepone la difesa arcaica dell'onore familiare, l'altro commissario testardo e paziente. Azzeccato anche il resto del cast, con Delon di glaciale bellezza.
Un clan siciliano organizza l'evasione di un gangster che a sua volta svelerà loro il piano per rubare un ingente quantitativo di diamanti. Nel rivederlo da adulto mi è sembrato ancora più datato, anche se è ovviamente un polar dignitoso, ben diretto e ben interpretato. Un po' prolisso nello svolgimento e con poca azione, gode però di un buon manico registico e di un cast stellare di attori adatti al genere. La splendida musica del grande Morricone viene usata anche quando non se ne necessita.
Polar che ha fatto epoca con tre dei migliori attori francesi al top della forma. Delon scalpita tra i leoni Gabin e Ventura in una gara di bravura. Realizzato con grandi mezzi, il film era la risposta d'oltralpe al cinema americano. Ancora oggi si fa apprezzare dagli amanti del genere che troveranno oggetti storici come le mitiche Pallas. Da antologia lo score di Ennio Morricone.
Un must del gangster/noir internazionale con al centro un'intricato colpo inimmaginabile. Alain Delon primeggia nel cast. Le immagini sono coadiuvate da una delle più belle ost del maestro Ennio Morricone, in grado di amplificare i momenti più adrenalinici del film. Di grande atmosfera e con personaggi (anche i minori) in grado di incantare gli spettatori. La pellicola risulta ricca di avventura e azione, con risvolti inaspettati. Un classico intramontabile.
Né francese né italiano, né carne né pesce. Manca la malinconia del polar, la brutale azione del poliziottesco, annacquate da uno stile apolide buono per le platee (e i palati) di tutto il mondo. I nomi coinvolti (compaiono i rappresentanti delle generazioni del cinema francese dal muto in poi), in tale contesto, sono davvero sprecati. Di rilievo, però e non è poco, la tensione per il drammatico scioglimento finale in cui il film riconquista con forza una sua durezza "europea". Notevole Morricone, c'è da dirlo?
Celebrato poliziesco francese che paradossalmente deve il suo successo proprio al fatto di distanziarsi dalle atmosfere dilatate del polar per mettere un cast iconico del genere al servizio di una vicenda che per confezione si avvicina maggiormente ai polizieschi italiani, benché la caratterizzazione dei siciliani capitanati da Gabin e famiglia non sia esente da un certo folklore rital (complice lo score di Morricone, che non ci risparmia nemmeno lo scacciapensieri).
MEMORABILE: La scena dello scalo aereo con Delon a bordo.
La rapina internazionale dei gioielli offre l’opportunità di una buona narrazione (forse un po’ dilatata), trovate avvincenti, sequenze raffinate (e qualche stereotipo italiano di troppo), il tutto devoto alla spettacolarità. Atmosfera scientifica e glaciale, destinata a spezzarsi e rotolare verso la tragedia quando entra l’emozione. Film di grandi interpreti (il vero fulcro), grandi capitali (Roma, Parigi, NY), aeroporti e ricorrenti tonalità arancioni (chissà perché). Energica musica di Morricone simil-sicula (con lo scacciapensieri!).
Gran bel noir franco-siculo che mette assieme molte star del genere che riescono a valorizzare una sceneggiatura coi fiocchi, essenziale ma mai banale. Sugli interpreti principali niente da dire, naturalmente, ma una piacevole sorpresa è costituita da Nazzari, non certo un habitué del genere, che forma con Gabin una coppia di mafiosi improbabile quanto efficace. Un film di genere molto ben realizzato, senza picchi ma con una storia solida che riesce a tener vivo l'interesse fino alla fine, sebbene non brilli per originalità. Consigliato!
MEMORABILE: I dialoghi fra Nazzari e Gabin, due attori di razza.
Gabin, Delon, Ventura: un tridente di attaccanti per giocare la partita del crimine alla francese (con lo zampino italiano: certa sicilianità, Roma, Nazzari, le musiche di Morricone con echi da western metropolitano). Il film - forse un po' artificioso (la sceneggiatura ha snodi strani) - è godibile; la vicenda ha il suo magnetismo ma i veri valori espressivi sono affidati ai personaggi, al loro muoversi in un microcosmo afoso con climax tragico ascendente, sotto l'egida del fatale ritornello "cherchez la femme".
Inizia degnamente come un polar classico, prosegue come un poliziesco con buone scene action. La seconda parte invece risulta scarsamente convincente, soprattutto la fase in aereo e il finale, troppo stiracchiato. Pellicola che merita la visione maggiormente per il cast (il top dei francesi dell'epoca, Ventura in primis). Ottimo sottofondo del maestro Morricone.
Sulla carta un polar tutto azione con tre mostri sacri del cinema francese + (bonus) Amedeo Nazzari, nella resa... Dopo un inizio scoppiettante in cui un Delon di imbarazzante bellezza scappa e salta meglio di Zorro, il plot si ammoscia con snodi narrativi faticosi (un dirottamento spettacolare per una rapina?); Ventura è bravo ma sembra il poliziotto sempre turlupinato di certe parodie. Un classico da maneggiare con cura godendo dell'indimenticabile score morriconiano.
Dai retrobottega della periferia parigina agli aeroporti internazionali: il polar diventa grande e lascia la patrie. Nonostante il gran dispendio di mezzi e la gran parata di attori l'operazione riesce però a metà: viene a mancare infatti l'afflato popolare del genere, quello che in fondo lo aveva reso grande, senza che esso venga del tutto compensato dalla spettacolarizzazione della storia, che pare invece un po' troppo posticcia e rimediata da film fatti ad altre latitudini. Gabin, Ventura e Delon ci sanno fare e rendono, con i loro faccioni, il tutto quantomeno piacevole.
Molto probabilmente il miglior polar francese di sempre; del resto, con tre fuoriclasse a disposizione del calibro di Gabin, Ventura e Delon, per Verneuil il gioco è facile. Lo stile è generalmente teso e asciutto come da tradizione, ma nell'arco delle due ore c'è spazio anche per la spettacolarizzazione (il dirottamento e l'atterraggio dell'aereo). Pure le seconde linee sono di livello (Trieste, un magnifico Nazzari) e le note di Morricone, tanto per cambiare, lasciano il segno.
MEMORABILE: L'espediente della banconota strappata a metà.
Gangster viene fatto evadere per un grosso colpo di gioielli. Noir con cast di livello, impreziosito da Nazzari e musiche di Morricone che fan da collante. Pur con scene mirabolanti (la fuga dalla camionetta e dalla stanza, l’atterraggio aereo) non deborda nel manierismo, e personaggi come Gabin e Ventura danno l'impronta della vecchia scuola. Delon serve come attrazione. Dopo una certa “magia” del primo tempo, il film presenta lungaggini nella fase dell’aeroporto e una buon dose di fantasia nel colpo. Chiusura con incastri repentini.
MEMORABILE: I boss che supervisionano la mostra di gioielli; L’atterraggio in strada; La telefonata alla sorella.
Più affine al modello hard boiled che poi svilupperà Di Leo di quanto lo sia al polar di Melville, è il classico film che si giova di maiuscole interpretazioni (Gabin, Ventura, Delon) senza lampi di grande regia. Che è comunque indovinata perché lascia scorrere gli eventi con discrezione. Dilatandone i tempi, in attesa dell'evento catartico ma evitando di estenuare lo spettatore nell'attesa che qualcosa accada, come in altre pellicole del genere (Frank Costello ad esempio). Mezzo punto in più per merito del tema musicale di Morricone, mirabile sintesi della storia.
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MusicheEllerre • 13/09/10 09:44 Call center Davinotti - 1203 interventi
Il tema principale del film è veramente fenomenale. Morricone nel suo massimo splendore! Riferimento discografico: Ennio Morricone, Le clan des siciliens, 20th Century Fox Records 1969.
HomevideoXtron • 9/12/13 17:42 Servizio caffè - 2163 interventi
Il bluray UNIVERSAL appena uscito contiene due versioni del film. La versione inglese si vede leggermente meglio dell'altra. Il dvd se non ricordo male aveva l'immagine un po' sfuocata. (immagine a 1h02m18s)
- Versione inglese (1h58m23s) audio inglese, spagnolo e giapponese:
- Versione originale (2h04m46s) audio italiano, francese e tedesco: