Gli uomini condannano - Film (1956)

Mary, giovane donna sposata con un uomo di mezza età, fa la conoscenza di Jim. Tra i due scatta l’amore, ma quando Jim si innamora di Lucy, le cose iniziano a mettersi male. Dramma inglese tratto dalla vera storia dell’ultima donna condannata a morte. Una regia elegante per un film che riesce pienamente a intrigare. Ricca di flashback, la storia tiene saldamente incollati alla poltrona con un significativo crescendo di tensione. Nel cast da rimarcare la performance di Diana Dors, con tutta probabilità in una delle sue migliori interpretazioni; non male Craig. Notevole.

Condannata a morte per aver ucciso la rivale in amore, una donna trascorre le sue giornate in una cella sorvegliata a vista da due guardie... Liberamente ispirato al caso di Ruth Ellis, in seguito portato sullo schermo con maggiore fedeltà da Newell, un film claustrofico che riesce a trasmettere l'angoscia dell'attesa, resa ancora più spasmodica dalla speranza nell'arrivo della grazia. Bella prova di Dors in una carriera avara di buonw occasioni, regia rigorosa ma anche creativa per l'attenzione riservata ai dettagli, uno dei migliori film sulla crudeltà della pena di morte.

Splendido dramma ispirato alla storia di Ruth Ellis, ultima donna ad essere giustiziata nel Regno Unito. La narrazione alterna flashback che raccontano gli eventi antecedenti il fattaccio e una routine carceraria sospesa tra l’attesa dell’esecuzione e la speranza della grazia, da cui scaturisce una forte tensione emotiva. Diana Dors firma la miglior prova di una non eccelsa carriera e tra i comprimari spicca soprattutto Yvonne Mitchell, visto lo spessore attribuito alla sua guardia carceraria. Nella sua semplicità, uno dei più intensi e toccanti atti d’accusa contro la pena capitale.

Commessa di profumeria attende in prigione la propria esecuzione. Film carcerario con la prerogativa di essere quasi tutto al femminile, evita scene madri e sottende una certa delicatezza nell'approccio al tema della pena di morte. Girata bene tutta la fase iniziale, con riprese sghembe e regia puntuale nei lunghi momenti in cella con la sorveglianza continua. La Dors si imbruttisce a causa della detenzione e riesce a contenere la tragicità del momento. Le imbeccate religiose non sempre hanno l'effetto consolatorio.

Splendido e intenso dramma "carcerario", con flashback, che rimane impresso nella memoria per come sa essere contro la pena di morte senza usare alcun artificio, senza dialoghi artificiosi e pistolotti retorici ma affidandosi esclusivamente alle immagini, fatte di piccoli particolari inquietanti e rivelatori, spesso molto belle, come le inquadrature sghembe. Merito di una regia semplice, pulita ma di grande effetto che si affida a scelte oneste e mai furbe o spettacolari. Belle le prove del cast. Coinvolgente e potente, cresce nella memoria col passare del tempo.