Ghost shark 2: Urban jaws - Film (2015)

Ghost shark 2: Urban jaws
MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Ghost Shark 2: Urban Jaws
Anno: 2015
Genere: animali assassini (colore)
Note: Seguito solo nominale di "Ghost shark" (2013).

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Incredibile a dirsi, vista la qualità del prototipo, questo sequel neozelandese riesce addirittura a peggiorare le cose. In realtà qui il numero uno targato SyFy non c'entra nulla se non per l'idea di base, geniale poiché permette di portare in scena uno squalo traslucido (quindi realizzabile con quattro soldi senza nemmeno preoccuparsi troppo di quanta pena faccia) materializzandolo dove fa più comodo. Ancora una volta, quindi, l'unica trovata divertente del film è vedere la bestia comparire nei posti più impensati: basta che sia presente in scena l'acqua, in qualsiasi forma, perché...Leggi tutto dal nulla spuntino fuori una pinna o una bocca spalancata. A volte non serve nemmeno mostrarlo, lo squalo: se un tizio si siede sul water basta far schizzare fuori dalla tazza l'acqua sotto di lui, fargliene sputare qualche goccia dalla bocca (la causa della morte è sempre l'affogamento, ufficialmente) e il gioco è fatto. Vedremo così apparire pinne dalle pozzanghere, fauci spalancate emergere dal sugo di pomodoro con la pentola che salta in testa allo sventurato di turno uccidendolo, un bagno di sangue causato da un lubrificante (“contiene acqua”, recita in grande l'etichetta dopo che ci si chiede come sia stata possibile la cosa) utilizzato da un ragazzo per masturbarsi mentre ascolta i vicini copulare attraverso la parete di casa, il vapore di un ferro da stiro che si condensa per "attaccare" e via delirando. Perché è chiaro fin da subito quanto i territori siano quelli nel demenziale puro, benché una storia in qualche modo esista: nell'imminenza delle elezioni per la rinomina, il sindaco di Auckland Jack Broody (Cooley) deve vedersela non solo con un avversario in decisa risalita, tale Marco Guerra (Nascimento), ma anche col dilagare delle morti causate dal ghost shark, la cui responsabilità viene incredibilmente stabilita fin da subito, essendosi il fenomeno già verificato in precedenza. Per questo Broody convoca nel suo ufficio un autentico “ghost shark hunter”, Tom Logan (Hall, anche coregista e cosceneggiatore del film), ossessionato dalla morte della partner (Burns) che rivede continuamente all'interno di tediosissimi flashback in bianco e nero. Un solitario le cui doti non si comprendono granché soprattutto perché il film punta tutto sugli attacchi ridicoli dello squalo fantasma; il resto fa chiaramente da riempitivo, con sequenze volutamente eccessive composte da dialoghi e personaggi (si pensi a Guerra, sempre in scena con un baschetto nero fuori luogo) costantemente sopra le righe. Per far metraggio – e dire che titoli di coda esclusi si supera a fatica l'ora di durata! - c'è in aggiunta la vicenda di un ex poliziotto (Austin) disperato sull'orlo del collasso, burbero e strepitante, che vaga depresso per le strade della città. Si accenna a una convenzione sull'acqua che Auckland dovrebbe ospitare e che mette in ovvio allarme il sindaco, ma la cosa resta sullo sfondo. D'altra parte è tutto buttato lì, valorizzato giusto da un formato panoramico inaspettato e da qualche discreto campo lungo. Da non prendere sul serio, come ci si aspettava, ma dalla patria di Peter Jackson ci si aspettava qualche idea in più e magari un po' di sangue. Niente da fare: solo demenzialità a buon mercato che per certe trovate surreali può persino far tornare in mente i più simpatici pomodori assassini...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/10/19 DAL DAVINOTTI
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