Straniante film d'esordio di Bechard, regista/artista a tutto tondo, che ha girato varie pellicole alternative dagli anni '80 ad oggi. Il film è caratterizzato da un impianto tipicamente "indie" ed alternativo, con qualche velleità autoriale ma pur sempre ancorato ai B-movies del periodo. Tra lampi di stile e grossolani errori tecnici, il film rimane più che altro una bizzarria da completisti, nonchè un ritratto di cinema "anarchico" e post-punk dei primi anni 80. Bella la soundtrack New Wave.
Molto curioso. Il rischio trash è dietro l'angolo (attori inesistenti, capacità tecnica pari allo zero, montaggio folle), eppure il film conserva un suo fascino straniante e raggiunge la sufficienza. La seconda parte è quella più folle, ma con una discreta perizia tecnica; incomprensibile però il finale e poco sangue, purtroppo. Una strana esperienza; va visto per comprenderla appieno.
Nemmeno Lynch (paragone ardito, me ne rendo conto) mi ha mai confuso tanto. A quanto pare Disconnected sarebbe l'unione di un film scolastico di Bechard con materiale girato ex novo e non mi sorprenderebbe (Jim Muro aveva fatto molto meglio). Due storie parallele: uno slasher banale da una parte e un horror intimista dall'altra. Scene a caso che non portano a nulla, montaggi da film arty, un finale inspiegabile. In mezzo c'è la mediocrità stilistica tipica di Bechard, salvo qualche guizzo autoriale. Noiosetto, ma da vedere per credere.
MEMORABILE: Un poliziotto (Capobianco) viene intervistato (non si sa da chi) in scenette sconnesse dal film e da cui traspare il particolare humour bechardiano.
Il titolo è la descrizione stessa del film: una serie di scene sconnesse che a fatica Bechard riesce a tenere assieme. La storia sembra perlopiù improvvisata man mano che viene girata e questo è il più grande di una pletora di difetti: recitazione pessima (giusto la Raines si salva un po'), dialoghi insulsi, location poverissime. Per uno slasher il bodycount è bassissimo, il sangue poco e il nudo inesistente. Eppure in qualche modo l'insieme non cola a picco: l'atmosfera malsana, l'aria Eighties e la discreta OST la rendono un'opera dal fascino peculiare. Solo per amanti del weird.
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Curioso come la vhs della Antoniana le dia il sottotitolo Terrore sul filo, mentre il fiammante dvd OpiumLa morte corre sul filo (parafrasando il thriller cult di Anatole Litvak)
Grazie a Te, Saimo. Noi cinefili, absit inuria verbis, un po' nerd dobbiamo tanto a titoli come questo.
OLtretutto non facile da reperire se non nella vetusta Antoniana, come ricordava Buione.