ecco un processo-prodotto che va oltre il concetto di 'strano forte'. esperimento antipsichiatrico divenuto cinema, e viceversa, cinema fattosi manifesto cooperiano.
valdesalici, l'antipsichiatra mascotte dei CCCP, ci tiene a dimostrare come normalità e pazzia siano facce di uno stesso gettone di umana presenza nel mondo: quasi precorrendo la psicomagia jopdorowskiana, incanala i propri pazienti in binari creativi, li fa diventare quel che hanno nella testa (i nomi dei personaggi sono quasi tutti centrati anagrammi di quanto recitano, o palindromi) e così facendo smettono di essere riconducibili a quell'immagine della follia che l'umano consorzio si aspetta di ritrovare in loro, ben confinata e riconoscibile nello spazio manicomiale, mentre via via che il film prende e riperde di continuo forma, i nostri prendono a comportarsi più normalmente di noi, e a far sentire noi fuori dal mondo.
per farli sentire del tutto a proprio agio, non bastassero ombrelli e macchine da cucire, vessilli dada e surrealisti, lo spettro di artaud e laing a sovrintendere tutto, ecco che a presiedere il congresso del mondo cui si devono recare (e per certi aspetti il viaggio iniziatico sembra davvero un remake de
la montagna sacra diretto dal tretti di
alcool!!) arrivano in pompa magna e in tutta la loro alterità estetica e sonora gli stessi CCCP ancora in erba (ancora Mitropa NK, eseguono una versione oi al metadone di
emilia paranoica e una
brucia baby burn ancora in vitro chiamata
sexy soviet): è il delirio, i "matti" ballano confondendosi con un pubblico di punk e new wavers, e non è più possibile dividere la lavagnetta tra sani di mente e malati mentali, perché l'arte ha capovolto i ruoli e spostato tutto sul piano di una normalità 2.0. il pubblico normale inizierà infatti a lamentarsi sbottando "ma che festa di merda!" o "non ci sto capendo un cazzo!" mentre uno dei pazienti di valdesalici concluderà, appunto:
"fuori è come dentro [i manicomi], solo diverso"
umanamente il valore del film è elevato, esteticamente è davvero ingiudicabile, a livello di curiosità è ovviamente un'opera di culto che i più sfegatati fan dei cccp hanno cercato in largo e in lungo per oltre 25 anni. ma cinematograficamente a me ha ricordato moltissimo la follia anarcoide del tretti e del birri più scardinati, del romano scavolini di
a mosca cieca, col forte retrogusto basaglian-agosteo di
matti da slegare, di cui questo sembra una logica evoluzione.
davvero un'opera scoppiata, coraggiosa, refrattaria anche al solo concetto di classificazione, che ha purtroppo avuto nel tempo una scarsa circuitazione. chi vuole può recuperarla su yt.
Ultima modifica: 24/07/15 18:39 da
Schramm