il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

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340738 commenti | 64480 titoli | 25586 Location | 12801 Volti

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Location Zone

  • Film: The tracker - Vendetta personale (2019)
  • Luogo del film: La villetta dove Aiden (Lundgren) prende alloggio dopo esser tornato in Puglia
  • Luogo reale: Relais d'Itria, Via degli Ulivi 215, Grottaglie, Taranto
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  • Film: Con tutto il cuore (2021)
  • Luogo del film: L'edicola dove Ottavio (Salemme) compra i giornali che parlano di lui
  • Luogo reale: Via Francesco Giordani, Napoli, Napoli
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Stella Novari

    Stella Novari

  • Luca Eduardo Varone

    Luca Eduardo Varone

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Noodles
Ispirato al celebre romanzo "Robinson Crusoe" di Daniel Defoe, ne conserva solo alcuni tratti. Grande assente del film il divertimento, pur promesso dalla tagline della locandina. Il cartone si fa apprezzare più per la sua rarità e per alcune bizzarrie nella storia che per il suo reale valore. L'animazione è poco curata, ma il grande problema è che l'ora e venti di durata passa lenta, perché non succede quasi nulla e il film risulta solo un minestrone di urla, chiasso e noia. Gli accenti italiani degli animali protagonisti si rivelano alla lunga irritanti. Assolutamente evitabile.
Commento di: Cotola
Nera parabola ascendente di un disperato arrivista che farà di tutto pur di farsi strada. Sicuramente storia, sviluppi e "morale" non sono nuovi, anzi sono già stati detti, visti e sentiti molte volte. Ma la sceneggiatura sa il fatto suo, soprattutto nel descrivere un mondo spietato in cui umanità e giustizia non hanno asilo. Buona anche la caratterizzazione dei personaggi, soprattutto di un protagonista senza scrupoli e sempre più respingente col passare dei minuti. Ritmi senza sosta per tutti i 130 minuti. Buone anche regia e confezione. Da vedere.
Commento di: Luluke
Nei vent'anni dai Tenenbaum a questo film, Wes Anderson ha dimostrato di voler sempre più tornare alle origini della settima arte, arrivando qui quasi a rapportarsi con Mélies. La mdp dipinge più che riprendere, la sceneggiatura è puramente a servizio, gli attori diventano marionette e la storia, se anche esiste, è irrilevante. Siamo oltre il surrealismo, in una sorta di "Aspettando Godot" del cinema. Che però a un certo punto arriva, sotto forma di alieno, in uno del momenti più suggestivi della pellicola, in cui sembra di essere scaraventati in una nuova Metropolis.
Commento di: Schramm
Ogni Ritchie, giù capricci: stavolta Guy prova a rimaneggiare i mitici abbrivi pulp facendo le boccacce agli spy-movies. Ma la maniera è sovrana, la rivoluzione formale e narrativa panchinata, l'azione meccanica e tabloidata, il pur scoppiettante umorismo (bolle di sapone, non petardi o pop-corn) rischia al contempo di intirizzire, i primi due film lontani millenni luce. I fasti la rendono comunque difficile ai guasti e come sollazzo intrattenitivo è efficiente. In definitiva, un poco più che tiepido e speziato brodino vegano che va giù svelto ma non riempie né fa gioire le papille.
Manufraktur (1985) di Peter Tscherkassky con (n.d.)
Commento di: Cotola
Mani, macchine in movimento, pneumatici, gambe che passeggiano, carrozzine che vengono spinte nonché in sottofondo parole smozzicate, frasi ripetute ossessivamente, suoni dissonanti e chi più ne ha più ne metta. Perfetto esempio del cinema di Tscherkassky: una breve, dura tre minuti e frastornante cacofonia di immagini e suoni assemblati e mescolati tra loro con sapienza e grazie al grande lavoro del regista austriaco.
Isole di fuoco (1955) di Vittorio De Seta con (n.d.)
Commento di: Noodles
Documentario suggestivo di Vittorio De Seta, ancora alle prese con le vicende dei dimenticati del Sud Italia. Stavolta ci troviamo a Stromboli. Il vulcano è il vicino ingombrante della popolazione, che lo rispetta, lo teme e vede la propria vita scandita dai capricci della montagna. Come sempre vince la scelta di non mettere inutili voci narranti e di lasciar fare tutto alle belle immagini naturali e ai volti dei marinai siciliani. Uno spaccato di vita vera, ormai distante da noi anni luce, che merita di essere rivissuto. Da segnalare anche le belle riprese dell'eruzione.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

C'è una prima scena piuttosto ambigua: due ragazze nella notte vengono aggredite da una banda di delinquenti che ne prende di mira una sola e la riempie di calci e pugni, con l'altra ad assistere impotente. Non si sa chi siano, ma le ritroviamo un anno dopo in aeroporto. Avevano una relazione; ora non più, ma sono state invitate in un paradiso caraibico da una loro amica, Lizzie (Lyle), che lì deve celebrare il proprio matrimonio. Insieme a loro anche Cam (Setsuko) e Ruth (Shakespeare-Hart), a formare con la promessa sposa un quintetto di ragazze felici di stare al...Leggi tutto mondo e più precisamente in un luogo meraviglioso tra palme, sabbia e un mare cristallino.

Danze (al tempo di "Reach" degli S Club), alcol e una notte da sogno che anticipa una giornata in cui le nostre vogliono divertirsi ancora di più. La sexy Cam (un'orientale alta e sinuosa), la più vivace e intraprendente, ha affittato una barca e con quella le cinque partono verso il mare aperto per fermarsi in un'isoletta disabitata. Le due lesbiche, Meg (Quasem) e Kayla (Mitson), vengono appositamente lasciate sole sulla riva perché possano in qualche modo riconciliarsi mentre le altre tre ripartono con la barca fermandosi non troppo distante, dove vengono in seguito raggiunte dalle due, ripresentatesi mano nella mano.

Tutto va per il meglio fino a quando Ruth, mentre è in piedi in acqua a due passi dalla riva, sente qualcosa che la tocca. Non si capisce come, quasi non s'è accorta che uno squalo le ha divorato mezza gamba lasciandola in un lago di sangue. Il panico s'impossessa del gruppo, che naturalmente subito riparte incrociando sulla via del ritorno alcune rocce affioranti, scogli contro i quali l'imbarcazione cozza rovinosamente sfasciando la chiglia. Inutili i tentativi di riparare la falla e tutte in acqua, compresa Lizzie che manco sa nuotare. E qui comincia l'avventura, quella di sempre...

Il solito survivor movie con squali che si aggirano nei pressi e che appena sentono il sangue si fanno avanti. Insomma, tutto quello che ci si aspetta da film così, che in questo caso dosano molto la presenza degli squali senza svelare troppo le carte della consueta cgi d'ordinanza. Non quindi un vero e proprio shark-movie quanto piuttosto un OPEN WATER con qualche pinna, qualche attacco e un po' di sangue in più. Perché è inutile dire che siano soprattutto i poescecani a dare un senso al tutto, unici in grado di poter aggiungere tensione a un film che altrimenti procederebbe con gli immancabili dialoghi da quattro soldi tra naufraghi impauriti, il sole che alto splende minacciando secchezza della fauci e arsura, riprese a pelo d'acqua, temporali e sventure assortite che accompagnano le nostre cinque disgraziatissime. C'è anche un riferimento alla scena del prologo, ma niente che possa rivelarsi interessante.

Si passa il tempo così, fortunatamente confortati da una buona colonna sonora, riprese di una certa professionalità che nascondono la povertà del budget e che, con qualche ideuzza sparsa qua e là, danno l'impressione (ma solo l'impressione) di un film con una certa solidità. In realtà ogni sforzo di fantasia è bandito e gli agguati degli squali ridotti all'acqua che turbina e si fa rossa, pur se in un paio di occasioni i pescioni affamati metton fuori anche il muso (in un caso ottenendo di spaventare il giusto). Il finale non depone a favore dell'originalità dell'insieme e la recitazione complessiva è appena sufficiente, con qualche punta di irritante giocosità prima e di patetica drammatizzazione poi. Fotografia smagliante che dà giusto risalto all'ambientazione da autentico paradiso del mare e spazio per un paio di scene comunque commoventi, nel loro piccolo…

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Nella splendida cornice di Vallon-Pont-d'Arc (un arco di pietra sull’acqua), un cadavere viene trovato inginocchiato con la giugulare recisa da una pietra risalente a migliaia di anni fa e lì ancora conficcata. Siamo infatti nella zona delle celebri grotte di Chauvet, ricche di splendide pitture rupestri del paleolitico e possiamo stare certi che un'occhiata pure a quelle il film la darà. Perché l'attenzione dei gialli francesi di questi anni va spesso di pari passo con la riscoperta di zone importanti del territorio, riprese in modo da farne risaltare la...Leggi tutto magnificenza paesaggistica.

A indagare sull'omicidio un poliziotto locale di origine araba, Riad Lekcir (Gharbi), affiancato da una detective che viene da fuori, Manon (Varlet). Li lega un doppio delitto avvenuto in loco più di vent'anni prima, quando i genitori di Manon furono uccisi in casa (lei bambina presente, ma in un'altra stanza) da qualcuno successivamente identificato nel fratello di Riad, che per questo finì in carcere e in seguito si suicidò. Inevitabile che il rapporto tra i due sia teso, ma Manon precisa come da parte sua non sussista alcun problema nel lavorare con una persona che pure di certo non stima. Riad, sicuro che suo fratello non c'entri nulla con quell'antico fatto di sangue, non ha le prove per dimostrarlo. Il doppio delitto si integrerà nella storia, andando presto ad occuparne una parte anche maggiore rispetto a quello appena avvenuto. Si scoprirà che la vittima è uno degli scopritori della grotta di Chauvet e il primo ad essere interrogato sarà il suo miglior amico, che partecipò con lui all'importante spedizione.

Una trama fitta di elementi, articolata classicamente sul doppio binario temporale ma senza che i due troppo si confondano. Manon, bionda, magra, due begli occhi azzurri, gioca a fare la scontrosa ma si capisce che non è troppo irrigidita nelle sue convinzioni, Riad al contrario si mostra fin da subito più disponibile ad accettare una collaborazione che non può sulle prime vedere di buon occhio. Insieme i due faranno emergere un intreccio assai complesso che richiederà molta attenzione per essere compreso in tutte le sue sfumature. Perderne anche solo un brandello potrebbe comportare il non essere in grado di ricostruire tutto a dovere. Bisogna quindi mettersi in testa di seguire il film con un certo impegno.

I twist sono buoni, la storia interessante; è la messa in scena ad apparire invece fredda e troppo standardizzata nelle sue dinamiche, adagiata in cliché poco stimolanti. Un giallo insomma di chiara matrice televisiva che non riesce a eludere la sensazione di un compitino svolto senza entusiasmo, sfruttando meccanicamente una sceneggiatura che invece una regia migliore avrebbe potuto valorizzare. Un po' sono i personaggi secondari a deludere nelle loro caratterizzazioni (va meglio per la coppia protagonista), un po' alcuni passaggi sviluppati con eccessiva superficialità e faciloneria. Manca quel “colore” che la natura circostante mette in luce scintillando.

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Ormai basta un po' d'acqua, di qualsiasi natura, per infilarci dentro uno squalo: si era capito fin dai tempi di SHARK IN VENICE che la sola presenza di un canale o di un fiume non potesse riparare le città d'arte dal loro destino. E così adesso tocca alla Senna finire infestata, in questo caso da squali in fuga dall'oceano addirittura spintisi (anche se almeno inizialmente...Leggi tutto sarebbe bene usare il singolare) fin nella Ville Lumière.

Il pescione in questione dovrebbe essere un mako, ma è di dimensioni tre volte superiori a quelle d'ordinanza ed è monitorato da tempo. L'avevamo visto infatti nel prologo muoversi in un mare devastato dai rifiuti plastici, dove un gruppo di studiosi guidato dalla bella Sophia (Bejo) gli si era avvicinato un po' troppo confidando nelle proprie conoscenze in tema. Errore: già il fatto che fosse cresciuto esageratamente doveva far loro intuire che qualcosa non quadrava; e infatti la strage è inevitabile, con Sophia che si salva non si capisce bene come (sta sott'acqua senza bombole per un'infinità di tempo trascinata verso il fondo per poi risalire). La ritroviamo un anno dopo a Parigi, dove viene in contatto con una ragazza (Léviant) che già la conosce, un'attivista animalista che subito la accompagna nel laboratorio dove lavora con un gruppo a difesa degli squali inseguiti dagli umani cattivoni. Individuano i sistemi di tracciamento e li annientano da remoto per consentire ai loro beniamini di sfuggire, e dicono di aver identificato (a Parigi!) proprio il supposto mako di Sophia. Mirabile, ma il fatto che una bestia simile se ne stia allegramente a bivaccare nella Senna non è una buona notizia, per chi lì abita, tanto più che presto salta fuori la solta sindaca decerebrata (Marivin) la quale, dovendo assolutamente ospitare la gara di triathlon prevista nella Senna di lì a breve, non vuol sentir ragioni: c'è uno squalo? Se ne occupi l'esercito e ce ne liberi in fretta perché di rimandare l'evento non se ne parla...

Si recuperano insomma i tanti topoi del genere per confezionare uno shark-movie che cerchi di sfruttare il fascino della Ville Lumière e le acque torbide del fiume per variare un po' sul tema. Il problema è che, superato un prologo in cui la cosa più interessante è la distesa di plastica che affiora sul mare e in cui gli attacchi sono realizzati al risparmio, tocca aspettare una vita, prima che il mako si rifaccia vivo. La presenza si avverte, il tracker ci dice sempre dov'è, ma al di là di una pinna che spunta e di un unico caso in cui un po' di acque frullano col sangue di malcapitati mossisi con la speranza di un contatto pacifico col mako, il film è una lagna. L'attivista che fa di tutto per rendersi odiosa, Sophia che non si decide ad agire con un senso, la polizia che si mette in caccia svogliatamente poco convinta di aver a che fare con un vero pericolo...

Nemmeno Parigi fa gran mostra di sé, quindi si resta tutti in attesa di capire quando finalmente lo squalo attaccherà. Dopo quasi un'ora, eccolo: prima la solita pinna, poi un gran caos sui fondali della Senna montato furiosamente e nel quale poco si vede, ma almeno un po' di tensione si avverte e salta fuori pure qualche arto tranciato. Ma è ovvio che il clou sarà la gara di triathlon, con decine di nuotatori in massa nel fiume a fare da vittime designate. A questi si aggiunga che sono state rinvenute proprio sul medesimo fondale, in quei giorni, centinaia di granate inesplose, pronte a farlo quando meno te l'aspetti per un finale pirotecnico che, superata una fase di confusione totale in cui si pasticcia con l'operazione "bomba libera tutti", oltrepassa ogni soglia di ridicolaggine innestando elementi da catastrofico puro. A quel punto qualcosa di spassoso si vede, per quanto in un'orgia di rozza computergrafica a tratti degna degli Z-movie del genere, ma è troppo tardi. Berenice Bejo ha uno sguardo magnetico e intenso ma non va oltre una performance di routine, che gli altri comunque nemmeno avvicinano restando nel più puro anonimato. Ci voleva più azione, e pure un po' più di fantasia, magari evitando di far vedere squali che sfrecciano sovente col turbo. Per certi versi, con la comparsa di centinaia di cuccioli di squalo e il fiume a fare da scenario insolito, par di stare più dalle parti di PIRANHA che nel filone di riferimento...

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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