il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

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339675 commenti | 64233 titoli | 25491 Location | 12697 Volti

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  • Film: Non son degno di te (1965)
  • Multilocation: Circolo Nautico Posillipo
  • Luogo reale: Via Posillipo 5, Napoli, Napoli
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  • Film: Carioca tigre (1976)
  • Multilocation: Il carcere minorile all'Istituto San Michele
  • Luogo reale: Via di San Michele, Roma, Roma
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Nicola Borghesi

    Nicola Borghesi

  • Mario Donati

    Mario Donati

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Dante\'s
Quattro personaggi completamente diversi si vogliono suicidare. Un angelo (il buon Servillo) si fa carico di dargli un'ultima chance di riflessione. Il suo intento è chiaramente quello di farli desistere, ma non è facile ridare speranza a chi è sul punto di farla finita. Il film è ovviamente drammatico e i temi sono un po' ridondanti: ne abbiamo già viste di pellicole sull'argomento, specie di insperati interventi "divini" volti a valorizzare la vita... ma qui c'è il colpo di scena! E le cose cambiano. Certamente non il miglior film di Genovese, ma pur sempre un buon film.
Commento di: Siska80
Terminata la quarantena post pandemica il solito gruppo di ragazzi che ha deciso di festeggiare nella classica baita abbandonata sarà costretto a confrontarsi con la paura. Mediocre e non perché manchino le varianti agli spaventi ma perché queste ultime sono palesemente riciclate da altri horror e, quindi, l'effetto del già visto salta subito agli occhi. Girato con un certo mestiere, merita la visione non foss'altro per individuare le scopiazzature qua e là, mentre il cast se la cava soprattutto quando si tratta di urlare. Non male il ritmo, che si fa man mano sempre più incalzante.
Commento di: Thedude94
E' visibile la volontà di Ozpetek di mettere insieme un certo tipo di cinema erotico/thriller che andava per la maggiore qualche tempo fa, ma la riuscita non è ottimale in quanto i protagonisti non sembrano credere molto in ciò che stanno facendo e alcune rappresentazioni sono eccessivamente esagerate. Il rischio di cadere nel kitsch c'era e purtroppo alcuni caratteristi sono una macchietta e basta, ma questo è dovuto anche a una sceneggiatura molto prevedibile e per nulla originale. Si salva la scena di sesso inziale; sesso che stufa subito dopo un po'. Mediocre.
Commento di: Harden1980
Irresistibile Plummer nei panni di un attore di teatro che vuole ottenere assolutamente la parte in un film scritto dalla sua stessa moglie e che per farlo si traveste da biondo casanova italiano. La moglie finge di non riconoscerlo ma... Spumeggianti i duetti tra Plummer e Smith, due colossi del cinema, frizzante la sceneggiatura con dialoghi ricchi di battute a effetto. Certo uno sforzo produttivo per rendere Plummer più irriconoscibile nei panni del suo alter ego avrebbe giovato, ma ci si accontenta. Buono il resto del cast, dalla Sommer all'impresario, Budapest fa da sfondo.
Commento di: Paulaster
Durante la Depressione una famiglia di criminali rapisce un’ereditiera. Storia di gangster che si incanala nei sentimenti, è abbastanza diretta come noir, anche se gli intenti sono più morbidi. L’oggetto è la sindrome di Stoccolma, che non viene capita dai complici (dati i tempi) e provoca una certa amarezza nella fase conclusiva. Musante ha qualcosa in più, anche se il ruolo della madre (già visto in altre pellicole) è quello che regge il clima malavitoso. Aldrich si fa notare di più nei pochi momenti d’azione.
Commento di: Herrkinski
Ragno alieno precipita sulla terra e viene accudito da una ragazzina, finché non le viene sottratto e diventa enorme, iniziando a divorare i vicini di condominio. Dopo Vermines, un altro tentativo di rinverdire i fasti degli spider-movies, stavolta per mano di un regista australiano in trasferta americana; ancora una volta ci si dimentica che il successo di Aracnofobia si ottenne per l'uso di ragni autentici e che la CGI, pur permettendo ragnoni grossi come orsi, non renderà mai lo stesso servizio. Discreta la realizzazione, apprezzabile lo humour nero, brava la Browne, ma tant'è.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Il primo spettacolo post-Covid di Siani non è poi così centrato sulla triste situazione derivata dalla pandemia come ci si poteva aspettare. Si sorvola sul problema preferendo porre l'attenzione su altro, ed essendo registrato al Teatro Arcimboldi di Milano una lunga parte è dedicata alle scontate differenze tra milanesi e napoletani, all'atteggiamento - visto naturalmente in chiave caricaturale - di chi vive per il progresso, per il successo, celebrando l'efficienza. Qualche bonaria presa in giro, ma Siani sa qual è il pubblico che ha di fronte e non affonda...Leggi tutto troppo il colpo, prevedibilmente. Anche perché a guardar bene i difetti sottolineati sono sempre gli stessi, col capoluogo lombardo invaso dalle pizzerie napoletane senza che in Campania, ci fa notare Siani, nessuno abbia mai pensato di aprire un ristorante milanese.

L'approccio del nostro è quello di sempre: semplice, ingenuo, verace... Non si sottrae a doppi sensi e giochi di parole puerili pur conoscendo i limiti degli stessi, si interrompe spesso per ridere tra sé e sé anche quando francamente ben poco ci sarebbe da ridere. In effetti la sensazione, una volta di più, è che il Siani intrattenitore, cabarettista vulcanico d'innata simpatia, sia nettamente superiore ai testi che porta in scena, la cui ricercatezza è assai relativa. Certo, si può far ridere anche solo sfruttando la propria verve, ma bisogna essere davvero molto bravi per riuscirci...

Battendo sui soliti tasti (le differenze tra l'uomo e la donna, l'inconsistenza della classe politica attuale...) si colpisce il bersaglio grosso, si ottiene di stimolare nel pubblico il facile gioco di complicità alla base del successo di tanti cabarettisti, ma poi bisognerebbe in qualche modo sapersi distinguere, e in questo Siani poco funziona: non aggiunge molto a quella che è la propria carica vitale, che in parte è quella del napoletano che fa buon uso del proprio dialetto senza renderlo incomprensibile ai più. Ha anche per questo una sua indubbia efficacia, quando ciò che si racconta offre qualche spunto di divertimento. Il fatto è che qui gli spunti buoni mancano, e si arranca inseguendo macroargomenti banali e affrontati similmente infinite volte.

Scarsa l'interazione col pubblico (e questo non è un male, per chi segue da fuori), numerosi gli inciampi che generano pause spesso riempiti da applausi che scattano automatici "in soccorso". Si ride molto moderatamente e vien da chiedersi che effetti otterrebbe Siani potendo attingere da testi meno qalunquisti e più articolati. Perché anche il saluto finale, con i metaforici regali che il nostro farebbe ad ogni singolo politico del suo tempo (Letta, Di Maio, Meloni, Renzi, Salvini e Berlusconi, che sarebbe morto di lì a poco) non rappresenta certo una chiusura entusiasmante...

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Paolo (Gelijeses) e Carlo (Barbareschi) sono due coinquilini molto diversi. Amici, certo, ma dagli interessi diametralmente opposti, per quanto anche il carattere più superficiale e spontaneo di Carlo sia comunque ispessito da un amore per la musica "colta" che lo porta a frequentare lezioni di violino con l'orchestra. Anzi, tra i due quello più stereotipato è Paolo: gestisce con Sandro (Cavallo) una libreria (la “Galleria dei Librari" dice l'insegna), ama i grandi scrittori e si giudica molto più maturo di Carlo, che cerca sempre di coinvolgerlo...Leggi tutto in uscite a quattro con altre ragazze semplici (che i due definiscono "manzotte").

Sullo sfondo di una Roma che non si fa troppo notare, il film cerca di inquadrare i due protagonisti concentrandosi di più su Carlo, come detto il carattere meno scontato a cui il giovane Luca Barbareschi rende un buon servizio uscendo dai canoni della recitazione tradizionale, più appannaggio di un Gelijeses che comunque non demerita.

Carlo ama vivere di notte, mentre di giorno suona in un gruppo rock nel quale si occupa non solo del violino ma anche delle tastiere. La cantante, con movenze punk da Jo Squillo, è Frizza (Melato, anche coautrice dei pezzi e voce reale dei brani), tuttavia ai margini di ogni dinamica sentimentale. Chi invece vi rientra a pieno titolo è Lili (Prati), che Paolo conosce in libreria e con la quale condivide da subito un certo tipo di interessi culturali: lei recita in un teatro underground (in compagnia c'è anche Carlo Monni) e trova affinità con la riservatezza e l'amore per l'arte di Paolo. Poi però, dopo aver inevitabilmente conosciuto anche Carlo, finisce col non trovarsi indifferente alle avance di quello e a cedergli, in gran segreto. Fino a quando...

L'amore a tre occupa tuttavia solo la seconda parte di un film che avrebbe invece l'ambizione invece di esserne indipendente, di potersi permettere di proseguire anche solo raccontando le diverse vite e i bonari screzi tra amici, intervallando le scene con qualche pezzo rock (c'è persino l'intera ricostruzione di un videoclip, per un un brano del gruppo) e sfruttando una sceneggiatura con qualche scambio simpatico, con un Barbareschi capace di sdrammatizzare quando c'è da sciogliere la tensione ma anche di mostrarsi più profondo quando le tematiche si fanno meno frivole.

A Victor Cavallo il personaggio secondario più incline alla battuta, mentre poco viene dalle scene in teatro o dall'incontro col nonno di Paolo. Finale meno riuscito di quanto vorrebbe, chiuso anzi quando meno ce lo si aspetta ma senza che questo significhi lasciar spazio a ulteriori riflessioni. Non una regia particolarmente incisiva, ma la recitazione e alcune situazioni permettono di non annoiarsi troppo... Apprezzabile il tentativo di raccontare la quotidianità di trentenni non troppo occupati mantenendo una certa leggerezza di fondo e affrontando il tutto con mirato disimpegno.

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Tratto da una storia vera, il film racconta il processo che vide contrapposti un agricoltore canadese settantatreenne, Percy Schmeiser (Walken), e la multinazionale Monsanto, che lo accusava di usare nelle sue coltivazioni di colza gli speciali semi OGM brevettati. Percy non li aveva mai acquistati, ma evidentemente qualche contadino vicino ne aveva perso qualcuno per errore sui suoi possedimenti facendo crescere piante più resistenti. La Monsanto, accortasi della cosa, denuncia Percy, il quale si rifiuta di pagare (benché abbia intuito che per qualche motivo i suoi semi devono essere...Leggi tutto stati effettivamente modificati) né capisce come quelli possano pretendere da lui dei soldi.

Considerando i mezzi finanziari pressoché illimitati di una multinazionale è la battaglia di Davide contro Golia ("Percy vs. Goliath", non a caso, è uno dei titoli alternativi), che Percy decide di condurre a fianco di un giovane avvocato locale (Braff) non del tutto convinto di poter combinare qualcosa di utile, nello sfidare un avversario tanto potente. Con il nostro eroe, tuttavia, si schiera a sorpresa un'associazione che combatte gli OGM e gli garantisce la copertura di molte spese con la speranza che una decisione favorevole possa segnare un importante precedente. L'eco del caso si allarga a macchia d'olio e - nonostante un argomento a prima vista piuttosto ostico - conquista l'opinione pubblica, in attesa come noi di capire quale sarà la decisione finale.

Il processo tuttavia occupa meno spazio di quanto si possa pensare. Benché non manchino, i passaggi in aula sono spesso risolti con una certa sbrigatività per lasciare spazio al dramma di Percy, al suo rapporto con l'anziana moglie (Maxwell) e a quello con Rebecca (Ricci), che in ogni modo cerca di convincerlo a concedersi di più alla stampa per aiutare anche loro ad avere la giusta visibilità in modo da poter raggranellare il denaro sufficiente senza il quale Percy non potrebbe nemmeno pensare di difendersi.

Walken contadino non è facile da immaginare, e infatti al di là di qualche passaggio in Dodge tra i campi, qualcuno tra le colze che colorano di giallo e verde gli sterminati paesaggi naturali, resta sempre piuttosto distante dalla dura vita agreste, con quell'aria superiore concessagli da una costante militanza nel cinema di alta qualità e uno degli sguardi di ghiaccio più riconoscibili che si conoscano. Il suo personaggio, nella bonaria ritrosia a socializzare con gli estranei, ne riflette l'onestà interiore, la rettitudine morale che riesce difficile da poter credere condannata. La sua avventura però, che prevede addirittura una trasferta in India organizzata da Rebecca per sensibilizzare il mondo intero dell'agricoltura al suo caso, appare descritta con una certa superficialità, senza approfondire davvero nessuno degli spunti offerti dal soggetto.

Una sceneggiatura poco incisiva, una regia che sbriga la pratica senza grande entusiasmo, limitandosi a lavorare correttamente. Si attendono le decisioni dei giudici così come quelle di Percy, che sua moglie si dice sempre convinta siano quelle giuste, a prescindere. Un po' di tenerezza nei confronti dell'età, di discorsi pubblici che nella loro semplicità toccano le corde giuste, ma il coinvolgimento è relativo e l'asetticità della messa in scena non aiuta.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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