La storia di Luca Flores grande musicista dalla vita tormentata e sconvolta dalla prematura morte della madre. Il film è ispirato al libro Il disco del mondo di Veltroni. L'opera del regista Milani è efficace nella descrizione del mondo interiore e del difficile rapporto con gli altri di questo personaggio. Il film si avvale di immagini suggestive come quelle dell'infanzia del protagonista in un'Africa molto solare che si contrappongono efficacemente al buio della personalità tormentata. Bravo Rossi Stuart, un po' in ombra il resto del cast.
La tormentata vicenda del pianista Luca Flores è raccontata qui con abilità e gusto: il film è centrato interamente sulla figura del protagonista, sul suo viaggio sempre più angosciante attraverso la follia e il dramma del suo rapporto con la madre; ma oltre al bravo Kim Rossi Stuart è sostenuto da una rosa di attori parimenti notevoli. Grande cura nella fotografia, che dona fascino e concretezza ai solari paesaggi africani e alle buie notti fiorentine, alla solitudine ovattata delle sale di registrazione e alle fumose cantine del jazz.
Biografia di Luca Flores, talentuoso musicista jazz dall’esistenza erosa dal ricordo della madre morta e suicidatosi a soli 39 anni. Sorprendente Rossi Stuart nell’immedesimarsi in questo geniale pianista e insieme uomo insicuro, ipersensibile e psicolabile - le cui molteplici sfumature emotive si accordano con la vivida fotografia di Catinari – consolato dalle carezze fraterne della pia Cortellesi e dal commovente anziano padre Placido.
Davvero toccante questa pellicola che ripercorre l'ascesa artistica e la caduta sfrenata nelle spirali del malessere del pianista Luca Flores. Il punto di forza del film è la ricostruzione psicologica del compianto jazzista, tormentato dagli incubi di un passato troppo dolente (la sfortunata morte della madre) perché non ne risultasse inficiata l'esistenza e la solidità del mondo affettivo. Film triste dallo stile levigato.
La vita di uno straodinario pianista, Luca Flores, è narrata in questo film delicato e minimalista in cui Stuart interpreta bene la parte. Brava la Cortellesi a suo agio in una parte semidrammatica, lei che nasce come (ed è) una comica. Belle le scene dell'infanzia, girate con spirito giusto. Malinconico ma godibile.
La vita di Luca Flores, pianista jazz di fama internazionale, dall'infanzia in Africa al suicidio attraverso la discesa nella psicosi e nella follia. Probabilmente ossessionato dal senso di colpa per la morte della madre in un incidente e dalla latitanza della figura paterna, il protagonista (un bravissimo Rossi Stuart) si isola, per poi perdersi nella sua musica. Film ben diretto e attento alle mutazioni psicologiche del musicista, nonché alle varie ambientazioni sia in Africa che in Toscana. Cortellesi credibile, un po' legnoso Placido.
MEMORABILE: Le varie session nei jazz club; La tournée con Chet Baker; Il viaggio in motocicletta nell'Africa della sua infanzia.
La difficoltà nell'unire la musica jazz con una patologia mentale è forse ciò che rende questo film non incisivo come potrebbe in realtà essere. La struttura di base c'è; a esempio ottima è la presenza della colonna sonora in quasi tutte le scene, così come i pochi dialoghi tra i protagonisti. Ma sottotono forse sono proprio gli attori, anche se c'è da dire che i ruoli che interpretano non sono semplici; Rossi Stuart è al limite della buona prova, così come la Cortellesi, ma la Trinca e Placido non sono forti e coinvolgenti e risultano scarsi.
Pianista jazz arriverà alla follia. Storia vera che nella prima parte scorre bene come la carriera solista del protagonista ed è accompagnata da musica di nicchia orecchiabile. La discesa nella patologia viene appiattita da un'interpretazione statica di Rossi Stuart che raramente sa esprimere malessere empatico (anche se ci sono scene d'impatto). Il resto del cast accompagna senza incidere. Discreta la fotografia calda.
MEMORABILE: I filmini delle vacanze; La Trinca invaghita; Il concerto con Chet Baker.
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DiscussioneZender • 3/03/10 13:43 Capo scrivano - 47787 interventi
Kaciaro, ho dovuto cancellare il tuo commento a Odio per odio per una serie di motivi. Sostanzialmente perché il tuo parere sul film era contenuto in una frase, il resto era trama, curiosità e una domanda che era da forum e non da commento. In più il titolo e il regista erano scritti tutti in maiuscolo...
Il ruolo di Massimo Urbani, il sassofonista scomparso nel 1993 nella cui band suona il protagonista Luca Flores (Rossi Stuart), è interpretato da suo fratello Maurizio Urbani, anch'egli sassofonista.
sicuramente l'interpretazione piu' profonda di KIm da rivalutare,,,,
DiscussioneRaremirko • 14/04/19 22:07 Call center Davinotti - 3862 interventi
Notevolissima la prova di Stuart, attore che stimo infinitamente, un pò troppo di contorno, nonchè non troppo a fuoco, gli altri (c'è pure una giovane Rohrwacher).
E' un film italiano elegante, biografico, molto valido, dove, ovviamente, la musica la fa spesso da padrone.