La storia di alcuni giovanotti pochi giorni prima di partire per la Corea e della chiusura imminente del cinema della città. Bellissimo, commovente, splendidamente diretto da un Bogdanovich al meglio. Rimane impresso nella mente per un bianco e nero sfolgorante e per le interpretazioni di un autentico vecchio leone del grande schermo, ovvero il mitico Ben Johnson nei panni del gestore del cinema, per il quale ha vinto un meritatissimo Oscar come Attore Non Protagonista. Oscar anche alla Leachman come Attrice Non Protagonista.
MEMORABILE: Tutte quelle dove appare Sam Il Lione, meravigliosamente interpretato da un grandissimo Ben Johnson.
Splendido film di Bogdanovich che regala emozioni a profusione grazie ad una bellissima sceneggiatura e ad un cast di attori da urlo alcuni dei quali non si ripeteranno facilmente a questi livelli (si pensi a Cybill Shepherd). Intensa, struggente e coinvolgente come poche, è una pellicola che non bisogna lasciarsi sfuggire per nessun motivo. Gioiello di inestimabile valore e bellezza. Con un seguito ("Texasville") dal risultato inferiore ma comunque ottimo.
Brillante parallelo tra la chiusura di un locale (in questo caso un cinema) e il tramonto di una generazione, L’ultimo spettacolo è un film che come pochi altri ha saputo ritrarre la disillusione di una nazione alla vigilia di uno degli eventi più contradditori della sua storia (la guerra di Corea). Girato in un efficace bianco e nero e segnato dalla convincente ambientazione (una piccola città del Texas), il film si distingue per la bella sceneggiatura che compie una buona caratterizzazione psicologica dei personaggi e per l’ottimo cast.
Bellissimo e struggente film sulla fine dell'adolescenza in un'anonima cittadina texana (Anarene). Il passaggio alla vita adulta dei due protagonsiti Sonny e Duane visto attraverso il susseguirsi di vari eventi: la morte di Sam "il Leone", la fine della scuola, la partenza per la Corea di Duane e la chiusura del cinema con "L'Ultimo Spettacolo" in cui si proietta Fiume Rosso con John Wayne. Regia splendida coadiuvata da attori strepitosi. Il film ha avuto un seguito (Texasville) nel 1990.
Accorato, penetrante, elegiaco. Mesto canto della fine di un’epoca – l’America dei grandi western rievocata dalla proiezione de Il fiume rosso nel cinema del glorioso Johnson – e delle inquietudini delle nuove generazioni nell’imminenza della guerra di Corea, che il morbido b/n di Surtees e le musiche diegetiche (radio) involgono in una densa atmosfera di malinconia e di suggestioni rétro. Gli attori (giovani promesse e veterani) recitano con la sommessa intensità di Gioventù bruciata e l’esordiente Shepherd (anche nuda) magnetizza con la sua bellezza tersa e altera. Salutare nostalgia.
MEMORABILE: L’ultima proiezione. Il sorprendente nude-party in piscina con impacciato strip-tease della Shepherd. La morte di Billy. Il ritorno da Ruth.
Adolescenti dei primi anni 50 in pieno risveglio ormonale in un piccolo paese di provincia. Con una narrazione asciutta che guarda proprio al cinema di quegli anni (in un bellissimo b/n) e con una sensibilità registica di alto livello, Bogdanovich realizza un grande film, in cui le vicende di ciascun personaggio hanno il respiro universale di vite sospese tra bisogno d'amore e deserto sociale, e in cui il tempo distruttore di illusioni cala la sua scure alla fine anche sui ragazzi protagonisti strappandoli in vario modo alle loro speranze.
Film del 1971 che parla di un'America (quella provinciale del Texas) di vent'anni prima. Racconta di cose che finiscono, la gioventù, le sale cinematografiche, gli stili di vita e la vita stessa. Lo fa con belle immagini velate però di melanconia e con personaggi di varie età, dove i giovani sono evidentemente vittime (ma anche consolate) delle generazioni precedenti. L'inutilità dello spazzare la polvere dalle strade, che sempre si accumula, porta però a una tragedia.
MEMORABILE: L'urlo dei cowboys che spingono la mandria nell'ultimo film proiettato ad Anarene (Red River di Howard Hawks), è la speranza nel futuro.
Capolavoro assoluto di Peter Bogdanovich, che non farà mai più un film così intenso e toccante. Un paesino americano in mezzo al nulla, con cinefilia che scorre nelle vene, amori, tragedie e tanta nostalgia. Il cinema che chiude non si scorda più, così come i protagonisti e i loro amori. Splendido il bianco e nero di Robert Surtees. Da non mancare assolutamente, tocca il cuore e l'anima. Forse uno dei film americani più belli in assoluto. Bogdanovich arriva due anni prima su Lucas, raccontando con amarezza i suoi American graffiti. Imperdibile.
MEMORABILE: Il disastroso incontro intimo tra Bridges e la Shepherd; il pedofilo occhialuto; Bottoms e la Leachman; il cinema che dà l'ultimo film.
Un film bellissimo che riprende lo stile del cinema classico americano (compreso un intenso b/n) per raccontare il tramonto di un'epoca e la disillusione di una generazione. Sembra quasi che Bogdanovich abbia voluto alzare il velo sull'età dell'oro americana, mettendo in evidenza tutta la polvere che la sporcava (e il ragazzo con la scopa è una figura assolutamente memorabile). La costruzione del film e dei personaggi è profondamente metaforica, forse anche troppo; si rasenta lo schematismo.
Il capolavoro di Bogdanovich è un maestoso ritratto della provincia americana dove, nell'arco temporale di un anno, viene mirabilmente dato il senso del passare del tempo, delle cose che cambiano inesorabilmente sia per le vicende personali dei protagonisti che per la modernità che avanza. Con l'ultimo spettacolo finisce la giovinezza del protagonista, ma anche l'epopea del west. L'era della TV incalza, come sottolineato nell'ultima sequenza. Tutti i personaggi, con poche battute, ti entrano dentro per sempre...
MEMORABILE: La sala da biliardo vuota, spazzata dal vento.
L'opera più rappresentativa di Bogdanovich, intrisa di citazionismo e nostalgia per i tempi d'oro del cinema americano, come traspare dal b/n intenso di Surtees e dalla malinconia della colonna sonora. La lenta agonia della città di provincia è lo specchio di un'epoca ormai al tramonto, fra l'avvento della TV e la guerra di Corea che distruggerà molte giovani vite. Eccellente il cast multigenerazionale, che include l'esordiente Cybill Shepherd. Due Oscar meritatissimi per Johnson e per la struggente Leachman.
Un American graffiti in (bianco e) nero, pessimista e disilluso fino al midollo (anche in modo gratuito in chiusura), toccante e coinvolgente nel trascinarci nelle vite dei suoi personaggi, con la loro umanità, i loro difetti, le loro speranze, per poi scagliarci contro i loro errori e le loro sconfitte. Il tutto in un contesto di grande suggestione: un nuovo, mortifero Texas che si contrappone all'ormai sepolto (dalla polvere, o forse dalle ceneri degli antieroi peckinpahiani) west incarnato dal bellissimo personaggio di Ben Johnson. Notevole.
Si può imputare a Bogdanovich (ma si deve aver l'occhio lungo e troppo cinico dell'appassionato) un che di saccente intellettualismo, così come il fatto che l'aspirazione all'asciuttezza hawksiana sia talora offuscata da una naturale tendenza al patetismo fordiano; è incontrovertibile tuttavia che L'ultimo spettacolo sia uno degli omaggi cinefili più lucidi e malinconici mai girati. I fotogrammi scorrono con la solenne possanza dei classici, l'afflato per gli sconfitti vecchi e giovani ha la struggente sincerità di chi non giudica ma vorrebbe salvare.
MEMORABILE: Indimenticabili tutti i protagonisti, con nota al merito ulteriore per il duetto Shepherd-Burstyn e per la fremente Cloris Leachman.
Film struggente sulla gioventù anni '50, che a poco a poco perde le proprie illusioni e i propri sogni dovendo fare i conti con l'amara realtà. Per la sua terza opera, Bogdanovich (su suggerimento di Welles) sceglie il bianco e nero e la scelta si rivela azzeccata, anche per sottolineare la sottile venatura di amarezza che permea tutta la pellicola. Un film da riscoprire, anche per la bravura degli attori. Merita davvero!
MEMORABILE: Le scene di tenerezza tra Ruth e Sonny.
Un delizioso dramma ambientato in una piccola comunità texana: tutti si conoscono e tutti sanno tutto di tutti. Girato ricreando incredibilmente nello stile di montaggio e nella fotografia i film degli anni 40 e 50. Tante piccole storie che si intrecciano e testimoniano la transizione di un'età vista in ottica sia maschile che femminile. Recitazione ai massimi livelli, regia perfetta.
Il primo grande successo per Peter Bogdanovich il quale, dovendo raccontare la giovane generazione degli anni '50, già in pericolo per l'imminente guerra di Corea, realizza il film interamente in bianco e nero, sottolineando l'atmosfera di malinconia che permea tutta la vicenda. E' un amaro percorso di iniziazione alla vita per i protagonisti; due anni dopo, George Lucas realizzerà l'analogo American graffiti. Interessante.
In un paesino di poche anime chiuderà il cinema e i giovani andranno a combattere in Corea. Bogdanovich ripulisce le illusioni spensierate degli anni Cinquanta e fa un ritratto di perdenti in un ambiente spogliato di calore. Scelta giusta il b/n asciutto che evita l’effetto retrò. La Leachman su tutti, anche se l’esordio della Shepherd si fa notare eccome (sembra una Lolita del west). Conclusione che vira su toni amari e mette a confronto due diverse generazioni.
MEMORABILE: L’amplesso sul biliardo; La Shepherd che si denuda sul trampolino; La Leachman piangente a letto; Sam “the lion” che spiega il matrimonio.
L’iniziazione alla vita adulta di un gruppo di giovani in un piccolo e polveroso paese del Texas. Personaggi alla ricerca del proprio ruolo in un mondo che cambia fotografati in uno scarno bianco-nero. L’ex critico Bogdanovich firma un’opera elegiaca pregna di cinefilia. Ma non c’è solo nostalgia e il film riesce a tracciare un amaro ritratto della provincia americana. La struttura episodica senza una vera e propria trama ne fa un po' l’American graffiti degli anni 50 con l’ombra della guerra in Corea al posto del Vietnam. Cast generazionale.
MEMORABILE: Lo spogliarello della Shepherd nella piscina di nudisti; La Shepherd posseduta da Gulager sul tavolo da biliardo; L’investimento stradale di Billy.
In una piccola città texana sta per chiudere una sala cinematografica di periferia, gestita dal vecchio Sam e frequentata da alcuni giovani alle prese con le prime esperienze sentimentali.. Ambientato alla vigilia della guerra di Corea, il primo successo di Bogdanovich è un titolo fondamentale in ogni rassegna sulla nostalgia su celludoide: nostalgia per l'età della giovinezza con le sue strade ancora tutte da percorrere e per il cinema americano classico, ben rappresentato dal Fiume rosso di Hahws. Regia sensibile, splendida fotografia in bn, cast ben scelto: un film sommesso, prezioso.
In un paesino del Texas dove si conoscono tutti, si intrecciano le quotidianità di giovani alla ricerca di una propria realizzazione erotica e sentimentale. La morte improvvisa di Sam "il leone", proprietario dei luoghi aggregativi (cinema, biliardo, fast food) rende tutto più difficoltoso, isolando sempre più le relazioni sociali. Un ritratto-verità della provincia americana alla vigilia della guerra di Corea, che sembra vanificare a priori ogni slancio e ogni speranza, diretto da Bogdanovich in uno stupefacente b/n, al servizio di un cast di giovanissime promesse.
MEMORABILE: Vento e polvere; L'inquieto erotismo di Jacy; Sonny e Ruth; Le nostalgie di Sam; Sposati per un giorno; L'ultimo film in sala; Il finale.
Peter Bogdanovich indovina tutto e gira uno dei film più belli sui passaggi di età e sulle epoche che finiscono sempre con qualche trauma. Forse in questo senso solo Un mercoledì da leoni gli è superiore. C'è tutto: dall'amicizia, agli amori fino alle prime frenesie sessuali, passando per il mondo frustrato degli adulti e malinconico degli anziani. Girato in un bianco e nero affascinante e che si addice molto alla storia, una storia di luci e ombre, piena di nostalgia, consapevolezza, tristezza e qualche lacrima. Regia perfetta e ottimo cast. Un film da vedere assolutamente.
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HomevideoZender • 26/07/19 14:39 Capo scrivano - 47727 interventi
i sottotitoli sono eliminabili, quando lo si guarda in italiano??
HomevideoRocchiola • 8/01/20 11:31 Call center Davinotti - 1238 interventi
Ottima segnalazione anche perché il DVD italiano versione director's cut con i nove minuti aggiuntivi è ormai fuori catalogo ed in rete finisce per costare di più del bluray spagnolo. In più il bluray della Sony-Columbia utilizza un master ripulito a dovere e recensito molto bene da più fonti. Quindi anche a livello qualitativo ci dovrebbe essere un miglioramento. Procedo subito all'acquisto !!!
HomevideoZender • 9/01/20 18:52 Capo scrivano - 47727 interventi
Se l'hai preso Rocchiola (ho visto che l'hai commentato), mi sai dire se i sub son eliminabili, mentre si guarda il film in italiano? Grazie.
HomevideoRocchiola • 10/01/20 11:53 Call center Davinotti - 1238 interventi
Lo commentato perché ho rivisto il DVD. Il bluray lo ordinato tramite Amazon, mi arriva lunedì ed appena visionato ti farò sapere in merito ai sottotitoli.
HomevideoRocchiola • 10/01/20 12:06 Call center Davinotti - 1238 interventi
Ho fatto un'infornata unica con questi altri titoli di cui ho già segnalato la presenza del bluray spagnolo con audio italiano in ogni singolo spazio della sezione home-video:
- La rabbia giovane
- A sangue freddo
- Robin & Marian;
- La caccia
- Anatomia di un omicidio
- Le notti di Cabiria.
Finalmente qualcosa si muove se almeno riusciamo a reperire i bluray all'estero ma con l'audio italiano incluso. Inoltre essendo tutti pubblicati da major in multilingua credo proprio che i sottotitoli siano assolutamente opzionabili e non fissi.
Grazie di tutte queste segnalazioni di bluray con audio italico.
Rimane però una vergogna che si debba rivolgersi all'estero e che non vengano pubblicati anche da noi.
HomevideoZender • 10/01/20 14:10 Capo scrivano - 47727 interventi
Grazie. Sì, sicuramente meglio di neinte.
HomevideoRocchiola • 10/01/20 14:14 Call center Davinotti - 1238 interventi
Concordo pienamente, ma non è poi un dramma acquistarli all'estero ad un prezzo che non è molto dissimile da quello di un'ipotetica distribuzione italiana del medesimo prodotto.
HomevideoRocchiola • 24/01/20 08:03 Call center Davinotti - 1238 interventi
Visionato il suddetto bluray spagnolo della Sony-Columbia. Il video panoramico 1.85 è stato ripulito a dovere da spuntinature, macchie e graffi. Permane una certa granulosità di fondo, ma è l'aspetto naturale di questo film girato in un bianco-nero d'epoca molto contrastato che richiama le pellicole degli anni 40-50 tanto care al regista Bogdanovich (anche il successivo Paper Moon presenta analoghe caratteristiche visive). la definizione è ottimale è permette di catturare molteplici dettagli di fondo superando sicuramente il buon DVD uscito a uso tempo ed ormai fuori catalogo. L'audio italiano 2.0 non è molto potente ma chiaro. I sottotitoli opzionabili sono escludibili in tutte le lingue. Assolutamente consigliato !!!!