WESTERNALIA: L'ESTATE SELVAGGIA DELLO SPAGHETTI WESTERN
Forse, e dico forse, uno degli "spaghetti western" più astrusi, incredibili, lisergici, bizzarri, sperimentali, ermetici e innovativi mai girati
Più che un semplice western un esperienza , qualcosa che sfugge alle regole e ai canoni tradizionali, più Carmelo Bene o Marco Ferreri che nemmeno Sergio Leone o Sergio Corbucci
Cesare Canevari, pochissimi film nel suo carnet (io adoro, però,
La Principessa Nuda), ma una furia visiva da lasciare basiti, talento e geniaccio, che muove e sperimenta la MDP nelle soggettive e nelle angolazioni più assurde, segue panoramica frenetica della traiettoria di un boomerang, omaggia Poe nella schizzata seguenza dell'altalena, con una crudele e "felliniana" Claudia Gravy che "sevizia" il povero Lou Castel con un pugnale, panoramiche insistite, quasi da film horror (il cimitero dei Benson), piani sequenza, carrellate ora lente ora impazzite (si volteggia pure a 360 gradi, con effetto mal di mare, lo stesso che attuerà anche Gaspar Noè in
Irreversible, durante una sparatoria talmente incasinata e anarchica da capirci poco o nulla, ma a Canevari, l'aspetto western, sembra non interessarle minimamente).
Dialoghi ridotti all'osso (di culto assoluto l'inizio, tra immagini fuori fuoco, musica rockeggiante e invasiva-e certe sonorità mi hanno ricordato i Goblin di
Martin)-una vedova che si spara dopo che Corrado Pani (che indossa il cinturone come Joe Pilato nel
Giorno Degli Zombi) l'ha baciata con ardor, come se Canevari avesse preso lezioni a Woodstock, tra una chiacchierata tra Dennis Hopper e Andy Warhol), sperimentalismo e autorialità che sfiora l'autocompiacimento.
Canevari, poi, regala schegge gotiche baviane non indifferenti , un occhio argentiano sbarrato che appare frenetico quasi subliminalmente, con montaggio schizzato, un villaggio spettrale desolato e arso dal sole o avvolto dalla notte, che anticipa gli horror rurali a venire, carcasse di cavalli sbranati dalle iene, cavalli che impazzisco e diventano "assassini" per difendere il loro padrone (scena, questa, che meriterebbe una perenne standing ovation), stop-frame spiazzanti, che faranno poi scuola.
Inquietanti vecchie con gli occhi di ghiaccio, pulsioni sessuali, sevizie , follie femminee e un finale beffardo quanto surreale.
E che ci sia la cultura pop ( e fumettistica), come c'è pure in
Una Jena In Cassaforte), post-sessantottina e innegabile, così come la gang che sembra più la Manson Family (i comportamenti psicotici e violenti di Antonio Salinas,così come nel look, non possono non far pensare a Charles Manson).
Lou Castel, che più che un australiano pare più un alieno, prende mazzatte e sevizie per tutto il film, pestato con le catene al rallentatore simil Peckinpah, legato e ancora mazzulato (tanto che prenderà le sue difese il suo...cavallo!), e con terribile accetto yankee-maccheronico, si vendicherà a colpi di boomerang
Claudia Gravy sembra la Erika Blanc di
Io, Emmanuelle, silfide provocante e crudele, a volte bambina, a volte perfida ammagliatrice...
Un arpa suonata in un contesto surreale e straniante, un altalena che cigola, Pani che annusa estasiato l'odore della polvere da sparo, una vedova che si spara, un cavallo che impazzisce, le mosche, il caldo, l'avidità e la follia...
Chi cerca il solito "spaghetti western" rimarrà deluso, se non irritato o a prova di incazzatura, trovandosi davanti un UFO così completamente fuori dagli schemi...
Più Jodorowsky e Godard e molto poco Leone.
Comunque sia Canevari era un mezzo geniaccio, che smonta tutte le regole come un ragazzino dispettoso, le rimastica e le risputa, regalando pezzi di regia straordinari.
Non ci sono santi, o lo si ama o lo si odia, prendere o lasciare...