Mila e Shiro due cuori nella pallavolo - Serie animata (1984)

Di nuovo una serie a cartoni animati sulla pallavolo e come protagoniste abbiamo ancora delle ragazze. Ok che è uno sport più per un'utenza femminile, ma a giudicare dai successi della nazionale maschile italiana, anche i ragazzi devono aver visto questi anime. Disegni molto più curati rispetto a Mimì e buone storie. Il cartone coinvolge e diverte per la simpatia della protagonista, il buon Shiro invece si vede davvero col contagocce.

Cartone per un pubblico femminile che comunque ho sempre guardato con piacere. Mila proprio per il suo esser sia fenomenale sia imbranata appassiona e si fa ben volere dal pubblico. Le avversarie e compagne meritano tutte una menzione, ma la mia preferita è la Yoghina, che aveva un'innata grazia! L'allenatore rasenta la pazzia. Note negative: il babbo ameba ed il fratellino la cui voce faceva venire il latte alle ginocchia! Si potrebbe considerare Mila & Shiro come la versione volleyball di Holly & Benji.

Altro carton sulla pallavolo dopo Mimì (con il quale in Italia si cerca un collegamento), meno triste del precedente... Mila per quanto appassionata dello sport (e con allenatore pazzo a carico) non ci risparmia qualche siparietto comico da sola o con il fratellino. Naturalmente allenamenti e partite la fanno da padrone (pure sull'amore, Shiro compare poco o nulla). Immancabili le scene pazzesche: le schiacciate che riducono la palla a salsiccia, campi immmensi, salti di 10 metri... siamo in un anime.

È grazie a questo cartone che oggi abbiamo le Nazionali (femminile e maschile) di pallavolo che sono tra le migliori al mondo... e non è neppure male, se si tralasciano le classiche esagerazioni alla giapponese (flasback lunghissimi, salti altissimi, palle che diventano ovali ecc...). E' un cartone appassionante e la protagonista è davvero simpatica. Un piccolo cult.

Sicuramente una serie più adatta a un pubblico femminile, caraterizzata da una discreta animazione ma poco solida. Le storie risultano abbastanza simili l'una all'altra e al pubblico a cui le storie d'amore e d'amicizia non piacciono troppo, la serie risulterà indigesta.

C'è chi spaccia questo anime per il seguito di Mimì e la nazionale della pallavolo, invece è tutt'altra cosa, anche se parla del medesimo sport. Allegro, sportivo, ma anche severo, "Mila e Shiro" più che concentrarsi sulla storia d'amore fra i due protagonisti del titolo, batte molto il tasto sulle partite e sulle amicizie/rivalità fra le giocatrici. Simpatico il fratellino di Mila, Sunny (che inseriva una ventata di novità in questi anime sportivi), per non parlare dell'urlo "Attack", quando Mila lanciava la palla. Anni 80.

Uno dei più validi esemplari della ciclicità e reiterazione (ad nauseam) dell'animazione nipponica. Storie che si ripetono (al pari di taluni inserti disegnati) e psicologie poco sviluppate dei protagonisti lo pongono decisamente sotto a qualunque altra serie del (de)genere e/o, comunque, orientale. A peggiorare le cose ci si mette pure il doppiaggio italiano e una sigla di testa che stringe la bocca dello stomaco allo spettatore (involontario s'intende) costretto a fare da balìa al fanciullo petulante: meglio uscire all'aperto, con un pallone, e lo sport della pallavolo farlo nel mondo reale.

Ecco un'altra serie a cartoni sul volley che, come Mimì, ha condizionato non poco l'universo femminile di non più primo pelo. Qui le storie sono meno avvincenti e spesso ci si incanala verso il sentimentalismo pur di portare a termine i vari episodi, alquanto ritriti. L'animazione e i disegni invece sono molto belli e curati. Per raffrontare i vari anime sportivi.

Cartone animato giapponese che vanta un buon successo anche in Italia ma che, a mio giudizio, non è per nulla memorabile. Sarà il fatto che è rivolto ad un pubblico quasi esclusivamente femminile, ma non convince; le trame sono ripetitive e l'animazione è realizzata piuttosto male.

Quasi un must: dopo Attack number one (Mimì) non poteva mancare "Attacker You", dove You è un gioco tra il nome della protagonista e il pronome "tu". Versione più elastica e frizzante della precedente collega (spacciata per cugina dall'adattamento italiano). Piacevole il character design, molti i momenti divertenti e con sfumature sentimentali. Per il resto abbondano le solite scemenze fantafisiche, che tuttavia fan parte dello svago visivo, ed il classico nippo-stoicismo scolaresco.

Discreto cartone che, sebbene adatto ad un pubblico femminile, può essere visto tranquillamente da tutti e ha il pregio di smorzare tante situazioni con il sorriso (i dispetti di Sunny, Mila a tavola che divora ogni cosa) rispetto al più serioso Mimì, con il quale ha in comune solo il medesimo sport e i fatto che Mimì e Mila sarebbero cugine. Nel complesso ha una buona grafica ed è abbastanza divertente. Promosso come un buon prodotto. ***

Sufficienza piena, ma nulla di eclatante. Originale l'ambientazione sportiva (almeno per una storia romantica), ma sceneggiature e animazioni non fanno certo gridare al miracolo. Il design dei personaggi non è poi così nipponico e ciò fa pensare che i realizzatori pensassero anche a una generale commercializzazione del prodotto, non solo destinata all'Oriente, cosa poi in effetti avvenuta. Nulla di davvero buono, nulla di davvero pessimo.

Nel doppiaggio italico Mila è spacciata per essere cugina di Mimì; in realtà, a parte il comune sport rappresentato e certe analogie legate agli stressanti allenamenti, non hanno nulla a che fare, tant'è che qui è abbozzata anche una storia d'amore tra i due protagonisti del titolo accomunati dall'impegno nel volley. Particolarmente ridanciane le partite in cui, dopo l’assurdo urlo "attack!" di Mila quando schiaccia la palla, quest'ultima si ovalizza a causa della potenza del tiro. Per noi ragazzini degli Anni '80 fu oro colato!

Cartone animato di un certo successo qui in Italia (supportato da una sigla orecchiabile) dove le storie non sono quasi sempre all'altezza. Il tutto si caratterizza in un mix di sport e sentimento tra i due protagonisti che puó far felice il pubblico adolescenziale femminile, ma che tutto sommato alla lunga rischia di annoiare.

Non tra i migliori prodotti di animazione giapponese giunti in Italia. Le vicende risultano abbastanza prevedibili e non catturano particolarmente l'attenzione dello spettatore medio. Resta un cartone animato sufficiente, che a suo modo genera nostalgia in quanto ricorda i pomeriggi dell'infanzia passati davanti alla TV. Simpatica la sigla italiana.

È un cult, inutile negarlo. Ma tra i cult degli anni '80 è sicuramente il peggiore. Anzitutto per l'animazione, mai a livelli così bassi. E poi perché la reiterazione di alcune animazioni (che si trova in quasi tutti gli anime in realtà) qui è esagerata e fastidiosa. Anche le caratterizzazioni non convincono, a parte alcune eccezioni come Mister Daimon. Resta però, come detto, un classico. E sopperisce alla carenza di idee con vari buoni momenti comici e una bella storia d'amicizia.