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Titolo originale: Cube zero
Anno: 2005
Genere: fantascienza (colore)
Regia: Ernie Barbarash
Note: Prequel di 'the cube - il cubo'. Aka "Cube 0"
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 16/11/07 DAL BENEMERITO POL
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- Davvero notevole!:
Mota - Quello che si dice un buon film:
Gestarsh99, Rambo90, Anthonyvm, Lupus73 - Non male, dopotutto:
Almicione - Mediocre, ma con un suo perché:
Pol, Kekkomereq, Pinhead80, Magerehein - Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
Cotola, Redeyes, Galbo, Gaussiana, Whitesnake, Metakosmos - Gravemente insufficiente!:
Undying, MAOraNza, Ishiwara, Rufus68
Di per sé non è neanche un film brutto questo 'Cube zero', ma rafforza l'idea che dare un seguito a The cube è quasi impossibile senza risultare ripetitivi. Qui si prova a variare la ricetta mostrando cos'è il cubo, a cosa serve e chi lo gestisce. Purtroppo questo non giova molto all'economia del film, che si spacca in due: le scene nel cubo sono una fotocopia dell'originale, quelle fuori non sono particolarmente avvincenti. E tutto sommato di una spiegazione non si sentiva il bisogno.
Prequel grigio ed inutile della trilogia del cubo che speriamo non si arricchisca in futuro di altri capitoli. Come già nel precedente film la sceneggiatura abbonda in spiegazioni sul cubo, sui suoi scopi e su quelli che lo utilizzano. Tuttavia il film risulta per l'ennesima volta molto ripetitivo e non avvince per nulla. Insomma un prodotto piuttosto indigesto e tranquillamente evitabile.
Partendo dal fatto che non si chiedeva l'alchimia che governava il cubo, se proprio ce lo dovete propinare fatelo, ma non tirando il tutto via! Questo terzo episodio rimane costantemente in bilico fra l'ennesimo film della saga, identico agli altri, ed una retrospettiva sul cosa e come muove il rompicapo. Risultato? Non ci chiarisce né l'uno né l'altro. Con le dovute cautele la parte burocratica del cubo condita di grottesca ironia ha certi richiami a Brazil, ma giusto un'idea. Niente di che, nel complesso. A quando Cube 4?
Come by-passare l'imperante moda del remake e del sequel, visto che già c'era stato un mediocre Cube 2: Hypercube (2002), diretto sempre da Ernie Barbarash? Semplice: fare un film che risalga alle origini, un film che preceda il successo (inatteso) di Cube, girato nel 1997. I canadesi, in questo simili agli italiani degli ultimi anni, girano con un'approssimazione allarmante, senza mezzi e senza una minima concezione dei tempi e del ritmo: ne scaturisce un insostenibile mattone che dura 97 minuti e ch'è d'una noia "mortale".
Questa pellicola è la testimonianza di come, spesso e volentieri, si possa cadere in disgrazia nel tentativo di spacciare prequel e sequel come se fossero noccioline. Se il primo capitolo era tremendamente ossessionante, questo "prequel" (lo "zero" è usato alla giapponese) è un prodotto talmente brutto e sconclusionato da fare accapponare la pelle. Non era il caso di dare spiegazioni, una volta tanto: The Cube e relativo seguito bastavano e avanzavano. Da non toccare nemmeno con un bastone. Interpretazioni da baraccone.
Dopo le puerili farneticazioni neckeriane del precedente "ipercubo", la mini-saga esplicativa (non voluta) si arricchisce di un terzo capitolo, tornando finalmente nei binari della decenza. Il produttore Barbarash passa direttamente dietro la macchina da presa ed opera un radicale restyling estetico, inglobando spunti del contemporaneo Saw e ripescando generose influenze da pietre miliari della fantascienza come Alien e Brazil: ambienti dark, atmosfera soffocante e un Grande Fratello manovratore. Ne esce una Nostromo cubica sepolta in incubo kafkiano dalla chiusa prequelizzante.
MEMORABILE: Il perfido e guercio esecutore/burocrate Jax, interpretato da Michael Riley.
Se nei primi due capitoli (ammesso che sia una serie) gli attori erano mediocri, qui siamo scesi non di un gradino, ma di molte rampe di scale. L'attenzione si sposta alla sovrastruttura e si svolge a metà fra l'interno della "scatola" ed una sorta di centro di controllo. La scenografia è diventata penosa e purtroppo si getta via tutto ciò che rendeva il film di Natali interessante. Nocivo.
Era inevitabile l'arrivo del prequel e questa volta vediamo il cubo dalla prospettiva di due "addetti ai lavori". Se i primi due erano molto originali, in questo capitolo si raschia il fondo del barile. Per carità, il film ha sempre buone trappole, nuovi stratagemmi e ci mostra cosa succede quando un'individuo riesce ad uscire dal cubo; ma non si può dire bene della recitazione, perché c'è chi recita sopra le righe e chi invece recita semplicemente male. Anche gli effetti speciali sono inferiori al precedente, ma alla fine ci si accontenta.
Dopo il sequel, ecco il prequel riguardante il "cubo assassino"; se il primo film era quantomeno originale (e a tratti godibile) e già il sequel mostrava ampiamente la corda, con Cube zero si tocca decisamente il fondo. Il fine è quello di spiegare l'origine del meccanismo ma il film ha una sceneggiatura quantomai "pasticciata" e la storia (anche per colpa di un cast non certo carismatico) non decolla mai.
Molto ma molto meglio del secondo capitolo. Ritorna quel velo di mistero che ha decretato il successo del primo cubo e quel senso di claustrofobia del tutto assente nel secondo. La scenografia è quasi ai livelli del film di Natali, come le trappole, di nuovo crude e violente. L'ambientazione per la prima volta si sposta anche all'esterno portandoci a conoscere chi controlla la macchina infernale e dandoci alcune spiegazioni. Ottimo.
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All'ultimo capitolo la saga torna alle origini, ambientando la storia cronologicamente prima dell'episodio numero uno. Si danno finalmente molte spiegazioni sulle origini del cubo e così l'interesse sale, grazie anche ad un ritmo non disprezzabile. Le trappole sono molto più efficaci di quelle di Cube 2, anche perché gli effetti speciali sono ben utilizzati ed evitano il ridicolo. Nel cast spicca Riley nel ruolo del cattivo. In definitiva, un prodotto onesto e godibile, che chiude (o apre) la trilogia dignitosamente.
Prequel dell'interessante Cube di Natali, è un film assai mediocre, le cui scene all'interno del cubo sono molto simili all'originale. Svela i personaggi che governano il cubo ed alcuni retroscena del suo funzionamento, il che potrebbe anche attirare l'attenzione dello spettatore; in effetti veniamo condotti fuori dal cubo a conoscere chi o cosa c'è dietro. Peccato che poi tutta questa struttura di comando appaia un po' misera e sconclusionata, noiosa e poco accattivante, non sfruttando il potenziale fornito dal primo film.
Se il secondo capitolo spingeva di più sul lato logico-matematico rivelando però il suo insuccesso (sarà che alla media degli spettatori il ragionamento piace poco), questo terzo episodio-prequel vorrebbe ritornare invece alle atmosfere del capostipite, ma fallisce. Persa la freschezza, l'originalità del prodotto, si spinge a tavoletta sulle solite teorie complottiste e sul gore più sanguigno, immortalato da alcune scene (come quella di apertura) davvero disgustose e che nel complesso rendono Cube Zero uno splatter/sci-fi di serie B.
Guardando bene il film ci si rende conto che forse di prequel non si può parlare e che le cose che scopriamo in fondo le sapevamo già dagli altri film. La cosa più angosciante è data dalla vita che devono condurre i sorveglianti, costretti a osservare la vita (o meglio la morte) di migliaia di persone nel cubo infernale. Il resto è la solita storia con le sfortunate cavie alle prese con trappole letali di ogni tipo. Non sarebbe malvagio come film, ma la parte finale con il cyber soldato è trash allo stato puro.
MEMORABILE: Il pranzo dei sorveglianti.
L'idea per me rimane grandiosa e, per quanto il film possa essere visibilmente di basso livello, sarà sempre intrigante. Barbarash, all'esordio, è intelligente e sposta la narrazione al di fuori del cubo, dove un operatore è assillato da rimorsi etici e spinto dalla propria umanità empatica a non essere l'Eichmann di turno. Il cast è mediocre, anche la sceneggiatura presenta numerosi difetti, ma lo scorrimento generale è apprezzabile e così gli intenti. Le figure macchiettistiche non stanno poi così male nel tutto.
Dire lambiccato è dire poco. In realtà gli sceneggiatori inventano colpi di scena (o presunti tali) ogni cinque minuti: per giustificare la gratuità del tutto sono, perciò, costretti a spiegazioni laboriosissime e di una noia bestiale. Si assiste quindi a una sequela di codici, microchip, conti alla rovescia, atomizzazioni, trabocchetti: il pericolante livello logico è pari - e forse inferiore - a una trama da videogioco. Rimane da capire dove, in tale indigeribile pastone, sia il cinema.
Più vicino al primo che al secondo, questo terzo capitolo della saga non può più far finta di ignorare i retroscena dell'ormai non più misterioso cubo in un tentativo solo minimamente riuscito di creare ulteriori misteri e gettare una luce inquietante sul primo capitolo che culmina con un interessante e curioso finale a sorpresa nel tentativo estremo di salvare la baracca. Al mistero si sostituisce la mera volontà di stupire, all'atmosfera e a vaghe tematiche foucaltiane di potere una struttura che diverrà la norma coi seguiti di Saw.
MEMORABILE: Il finale.
Dopo la tesi-Natali e l'antitesi-Sekula, arriva la sintesi. Andiamo dietro le quinte del cubo e scopriamo che neanche gli addetti ai lavori sono immuni ai misteriosi piani di chi governa il gioco. In una cornice distopica di stampo orwelliano si sviluppa il format classico della saga (manipolo di sconosciuti in cerca di un'uscita). Non tutto funziona (la possibilità di leggere i sogni è poco chiara e stona col resto), ma l'insieme diverte. Più cattivo, sopra le righe e gore dei precedenti, sfocia in un finale circolare parzialmente riuscito.
MEMORABILE: L'uomo disciolto da una spruzzata di acido; La domanda sull'esistenza di Dio che determina chi vive e chi muore; Il guercio Jax; La sorpresa finale.
Un prequel del film di Natali, che creò questa sorta di enorme cubo di Rubik con stanze letali per chi vi è imprigionato e non azzecca la combinazione per uscirvi (insomma una sorta di Escape room sci-fi). Questo antefatto è interessante perché la sceneggiatura svela chi e cosa c'è dietro la micidiale trappola e perché la gente viene imprigionata. Il tutto è diretto in maniera discreta, l'intrattenimento non manca, le scenografie sci-fi sono ben ideate, anche se la fotografia non è eccelsa (e gli interpreti nemmeno). In generale non delude chi ha apprezzato il capostipite.
E venne il giorno in cui il cubo misterioso ebbe il suo orwelliano approfondimento. Senza dubbio l'idea di partenza ha un suo perché e l'insieme supera Hypercube; gli effetti speciali sono di miglior fattura (escludendo il trucco facciale di Riley) e l'ambientazione torna a offrire un minimo di claustrofobia. Ci sono però anche diversi difetti; un cast onesto ma senza picchi, una storia che avanza in modo un po' forzato (perché anche in un simile sistema ci "deve" essere sempre qualcuno che ha rimorsi?), il cattivo della situazione che risulta fin troppo caricaturale. Difettoso.
MEMORABILE: "Cosa succede se premi sì?" "Non lo so. Nessuno risponde sì".
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