Isarco Ravaioli ricompare in un ruolo che rimanda a quello di Rivelazioni di uno Psichiatra sul mondo perverso del sesso (1973). E, come nel film precedente, introduce esperienze (sessuali, naturalmente) al limite della razionalità umana. Identica la struttura pseudo-scientifica alla base dei dialoghi, anche se alcune sequenze (porno ante-litteram) ne causarono uno slittamento distributivo con rimaneggiamento del girato e distribuzione in sala rimandata per oltre 5 anni. Complementare al suo precedessore e di risultato analogo. Svergognato.
Mai come in Polselli ci si trova al di qua e al di là di qualsiasi bene e male critico e spettatoriale. Non c'è davvero qualificativo o squalificativo che tenga. Dopo questo oggetto non identificabile e volante rasoterra che fa i conti in tasca a tutte le sfaccettature del vuoto è davvero forte il bisogno di un esorcismo.
Dopo un delirante inizio in cui un donna subisce violenza da svariati uomini, ci si trova ad una sorta di seduta terapeutica in cui un sedicente psichiatra e sessuologo analizza vari casi di devianza sessuale. Più immagini, condite da musica classica, che parole, anche se ogni tanto c'è la solita voce fuori campo che cerca inutilmente e ridicolmente di dare una veste scientifica (ah ah ah) al tutto. Meglio un porno che è molto più onesto e corretto. In ogni caso ottimo per farsi tante risate.
Nell'intervista contenuta negli extra Polselli dice che era sua intenzione denunciare gli osceni abusi del potere e che è stato cambiato il doppiaggio in sede di censura, con conseguente stravolgimento del senso del film. Pur volendo dare buona fede a queste dichiarazioni, tenendo conto che i discorsi di contorno di Ravaioli sul comportamento sessuale ogni tanto hanno qualche giusta riflessione, si deve anche sottolineare il vizio del regista di calcare la mano sull'eccesso e sul provocatorio, con bestialità, violenze e strani rituali.
Non so ben cosa pensare di questo film, ma propendo per il pensar male. Anche accettando le motivazioni per irrazionalità presenti nello svolgimento della storia (ma è un film di Polselli!), qui siamo nel disastro quasi totale. Considero azzeccato il titolo, ma non capisco dove le oscenità raccontate vogliano andare a parare. Il progressismo dei costumi non poteva essere ammesso in modo peggiore e la tutela della donna non si dimostra con l'exploitation. Polselli ha fatto film divertenti, quali Riti, Magie Nere e Delirio Caldo; preferisco ricordare questi.
Il titolo è azzeccatissimo. Osceni sono in primo luogo i contenuti, un insieme di perversioni (stupri, masochismo, strani riti, zoofilia) e scene senza senso che metteranno senza dubbio in difficoltà lo spettatore meno preparato. Oscena è la realizzazione, squallida, delirante, poverissima e spesso sul filo del trash. Oscene sono anche tutte le altre componenti: fotografia, attori, musiche, montaggio e se ho dimenticato qualcosa, di sicuro sarà anch'esso osceno. Senza peli sulla lingua, questo va ammesso. Un'oscenità di film.
Ci sarà, come in quasi tutte le sue opere, una povertà abissale di mezzi e di strumenti cinematografici, ma la sua forza stratosferica sta proprio nello stampare netto sul volto, con semplicità e ironia, verità assolute, che se solo meditate un pochino, renderebbero la vita taaanto migliore e darebbero per lo meno un sentiero mentale per capire il perché di altrettante aberrazioni e comportamenti sbagliati più che mai attuali. Polselli è di una categoria particolare, superiore, non più umana, inadatta al pubblico comune...
Un film visto nella sua vera forma solo dalla commissione censura, che nel montaggio originale veniva sbeffeggiata da Polselli e che per due volte glielo bocciò facendolo finire in magazzino finché, nel 1979, stravolgendolo il regista riuscì a riproporlo e a rientrare di parte delle spese. Ovviamente la versione vista da tutti risente pesantemente di tutto ciò, finendo per proporre un film scombinato, anche più del solito, ma che non è certamente quanto voluto dall'autore. I dialoghi sono totalmente differenti e mancano le scene del film nel film e della commissione censura. Esiste copia 35mm.
MEMORABILE: Il momento più cult per chi scrive sta nell'inizio della versione originale, quando un film in castello (Balsorano?) si scopre essere film nel film.
Ah, la censura canaglia! Eh, ma a Polselli non la si fa! Malgrado le soperchierie e i reazionari tagli come non intravedere, in controluce, la vibrante denuncia degli abusi del potere in sequenze ammalianti come la trombata con il mulo, o la penetrante analisi del "disaggio ggiovanile" nell'esaltante frammento sugli hell's angels (quarantenni) alla vaccinara? E la mamma che istiga la figlia porcona non prefigura l'olgettismo con vent'anni d'anticipo? Un film che resterà. Non da noi, però.
Dopo le vicissitudini censorie, questa sorta di Rivelazioni parte II si qualifica come uno pseudo-dossier (tema è la sopraffazione/alienazione morale e sessuale della donna) che, senza una vera logica narrativa, infila sedute terapeutiche, excursus storico-sociologici, siparietti da filodrammatica, scene di erotismo di varia natura (idillica, selvaggia, artistica, perversa sino alla violenza e alla pornografia) e irruzioni nel puro delirio visivo. Pur evirato dall’inopia tecnica, il cinema dell’anarcoide Polselli è come il canto delle sirene (dirette dal sommo Reverberi…) e non gli si resiste.
MEMORABILE: La Rossi: «Ma dell’odio che mi hanno creato contro il mio corpo, che me ne faccio?!».Ravaioli: «Buttalo contro le oscenità per ritrovarti nell’amore.»
Il testamento spirituale di Polselli: una follia spinta oltre i limiti dell'umanamente concepibile, censurata, rimontata, insertata, hardizzata e chi più ne ha più ne metta. L'insipienza registica e attoriale è assoluta, la povertà tecnica è abissale, lo squallore della confezione tocca profondità insondabili. Eppure è proprio tutto questo a conferire al film un alone di nerissimo fascino dove la vetta e l'abisso si toccano e che raggiunge l'apice nell'ultimo esagitato e delirante quarto d'ora, quasi ipnotico nel suo orrore.
MEMORABILE: I rituali erotici della principessa romana che rievoca l'amato defunto.
Probabilmente la versione originaria è un capolavoro, l'Oscenità seconda versione è invece un trip colossale nel delirio assoluto, nel mondo del non-senso. L'astronave Polselli ci traghetta in un'Odissea nel cinema italiano di livello bassissimo prossimo alla deriva hard tra inquadrature e tagli di montaggio che neanche in Ed Wood si sono visti mai, sempre più in basso tra psicologia da mercato rionale e perversioni da "Cronaca Vera". Il miglior Polselli è Rivelazioni, ma anche questo mica scherza.
MEMORABILE: L'asino Ciccillo, ormai uno stracult mondiale.
Senza il candore e la poesia del brutto di un Ed Wood Polselli ha commesso questo seguito di Rivelazioni, più stanco e maldestro. Zenith e Nadir: fidanzati al mare in controluce e penetrazioni asinine. Tra questi due estremi abbiamo dialoghi farneticanti, alibi moralistici per scene porno malfatte, psichiatria d'accatto, primi piani di pseudobellone tra i candelabri o di maschi degni di Straub e Huillet (tra cui Strano, il William Berger de noantri). All'attivo: i deliziosi puffy nipples della Rossi.
MEMORABILE: La scena dei bikers all'amatriciana con gli inserti della Rossi che moraleggia.
Per essere turbanti le oscenità proposte lo sono, soprattutto considerando il periodo di realizzazione, in cui certe nefandezze e amenità sessuali erano quantomeno un tabù che il regista, come nel precedente Rivelazioni di uno psichiatra sul mondo perverso del sesso (di cui questo è un seguito ideale) ha voluto esternare a mo' di "documentario". I parametri di giudizio sono ovviamente da plasmare sul "personaggio" Polselli e il suo cinema, fatto di azzardi (talvolta anche lodevoli).
MEMORABILE: Una prostituta che "fa l'amore" con un asino.
Siamo sempre dalle parti del porno rivestito con un sottile strato di denuncia (fatta a livelli elementari, per giustificarne la visione). Però qualcosa, sempre sul semiserio, funziona: i primi 20 minuti con il consesso di analisi, qualche stravaganza (bikers, vasche di contenimento, muli caganti, pannocchie nostalgiche..). In questo modo si bilanciano le tante immagini senza senso, le moraline di Mirella Rossi e il solito finale orgiastico roboante.
Delirio porno involontariamente patafisico, un cocktail di morbosità e comicità (quest'ultima da ritenersi casuale); sembra interpretato da una compagnia di filodrammatici in stato di ebbrezza. Conviene guardarlo lasciandosi andare: si sarà trasportati in un'epopea ineffabile, che col passare degli anni è sempre più simile al curioso reperto archeologico di un'epoca cinematografica irripetibile.
Un film di difficile valutazione per via di vari problemi censori. Visto nella versione "intermedia", ovvero quella fra "Quando l'amore è oscenità" e quella presente nella vhs Shendene: c'è la trasformazione del tema portante; qui si parla del ruolo della donna all'interno di varie situazioni sessuali dehardizzate con tanto di insert preso da Delirio caldo. Il risultato finale è confuso, con dialoghi in pieno stile polselliano che non si riescono a prendere troppo sul serio per colpa di immagini e costruzioni registiche non all'altezza. Curioso e strano ma imperdibile.
MEMORABILE: L'amplesso con il tronco dell'albero; I venti secondi che precedono il finale con gli attori completamente immobili.
Finché Polselli rimane dalle parti del quasi-hardcore si salva (nel senso che, in tal caso, gira un film semplicemente brutto: vedi la famigerata scena col mulo). Quando ingrana la marcia filosofico-antropologica vola, invece, verso "altezze" da lasciare a bocca aperta: pare di sentire le elucubrazioni di uno studentello che abbia letto tutti i libri di testo senza averli capiti. Gli ultimi venti minuti sono un porno senza genitali; la battuta che li chiude aspira all'immortalità (del dileggio).
Parte benino (la sequenza dell'inseguimento e le varie violenze sessuali, che danno un certo morboso pathos), la maggior parte delle donne è bella, molte riflessioni psico-sociologiche son vere, ma è un po' poco per dare valore a quello che praticamente è un men che mediocre soft-core. Un po' di sesso canonico, un po' meno canonico, qualche scena zoofila (abbastanza imbarazzante) e pure un fastidioso accenno pedofilo. Quanto basta per starne abbastanza alla larga; vale un'occhiata solo per le discussioni sociali tra i vari attori.
L'ultima frontiera del cinema libero polselliano è un'opera ancora più disorganica rispetto alla media del regista e questo basterebbe per classificarla. Difficile addivenire a un giudizio definitivo, in quanto il caos regna sovrano dall'inizio alla fine (gli ultimi venti minuti: vedere per credere), cosa dovuta probabilmente agli spietati tagli del '73. Resta comunque un'opera fondamentale per i cultori del trash, fra dialoghi farneticanti, zooerastia, accenni di pedofilia e coiti assortiti.
MEMORABILE: L'Ardizzone alla prese con l'asino; Le varie battute farneticanti pronunciate da Mireille.
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DiscussioneZender • 7/01/11 10:48 Capo scrivano - 47726 interventi
L'ho letto. Perché mai qualcuno si dovrebbe offendere e perché mai dovrebbe essere tagliato? E' il tuo legittimissimo parere. Forse parli della frase "inadatto al pubblico comune..." riferito a Polselli. Ci può stare, è un tuo parere. L'ho già detto alte volte che nemmeno a me piacciono certi commenti troppo duri e magari "sbruffoni", ma la critica è sempre andata avanti così, purtroppo.
Zender ebbe a dire: L'ho già detto alte volte che nemmeno a me piacciono certi commenti troppo duri e magari "sbruffoni", ma la critica è sempre andata avanti così, purtroppo. Nella critica ci sono i commenti sbruffoni ma direi anche le difese ad oltranza che, non di rado, possono contenere altrettanto elitarismo.
DiscussioneZender • 7/01/11 12:48 Capo scrivano - 47726 interventi
Infatti, neanche quelle mi piacciono.
DiscussioneFauno • 7/01/11 15:30 Contratto a progetto - 2742 interventi
Non è il mio caso...altri utenti,se una volta li biasimavo,col tempo li ho apprezzati.Sempre però se avevano le loro ragioni valide per farlo.Non per niente la discussione su Giallo è stata una delle più belle in tutti i sensi.FAUNO.
Carlitos ebbe a dire: Dove si puó trovare l’edizione esplicita del film ?
Nessuno di più competente interviene e pertanto provo a risponderti io.
Come si legge nell’articolo sopra linkato da Deepred89 la versione che presenta inserts, poiché derivata da una copia positiva circolante in alcune sale a luce rossa, è la Shendene, l’unica presente sul mercato homevideo (DVD e VHS).
Le altre versioni, censura '75 (“Quando l’amore è oscenità”) e censura '80 erano versioni prive di inserti (sempre secondo Fabio Pucci) e pertanto estranee alla tua ricerca.
Esiste anche una prima uscita su VHS dell’oscura label Camen/Hobby Video, che vista la simile durata di 83’56” (fonte Videomania a cura di Mario Degiovanni e Davide Pulici) forse potrebbe contenere la stessa versione Shendene.
Confermo tutto: la versione con inserti hardcore è edita in dvd e vhs per la Shendene (anche per la Hobby/Camen, che è praticamente introvabile).
Si tratta peraltro dell´unica copia del film oggi reperibile eccetto la versione televisiva spagnola, che presenta il master hard ma privato di quasi tutti gli inserti.
DiscussioneRaremirko • 25/04/20 23:27 Call center Davinotti - 3862 interventi
Parte benino (la sequenza dell'inseguimento e lo stupro, che danno un certo pathos), la maggior parte delle donne è bella, molte riflessioni psico-sociologiche son vere, ma è un pò poco per dare valore a quello che praticamente è un men che mediocre porno soft-core.
Un pò sesso canonico, un pò meno canonico, qualche scena zoofila (abbastanza imbarazzante) e pure un fastidioso accenno pedofilo.
Brrrr; vale un'occhiata solo per le discussioni sociali tra i vari attori.