Orazio (Lando Buzzanca) rincontra dopo anni il vecchio amico Romolo (Orazio Orlando) e lo libera dalle grinfie di una moglie (Anita Ekberg) oppressiva e sessualmente esigente partendo con lui all'avventura per le campagne umbro-marchigiane. Un road-movie all'italiana con una coppia che ricorda quella del SORPASSO (ma Buzzanca, meno scatenato del solito, non può certo competere con Gassman né l'anonimo Orlando con Trintignant); un inno alla libertà che si scontra con una pochezza narrativa figlia di un copione (opera in gran parte di Massimo Franciosa) insignificante. Troppo deboli gli incontri sulla via e quello...Leggi tutto più importante con la bella Candida (una Barbara Bouchet ai suoi primissimi passi in Italia), che si aggiungerà ai due nel viaggio, costringe tutti a ripetute e sfibranti gag legate alla sua “malattia” (è una ninfomane). Ancora peggio però i brevi “intervalli” in paese, con la Ekberg abbandonata che cerca nelle parole di un parroco poco interessato alla cosa (Mario Carotenuto) un po' di comprensione. Piccola parte per l'allora semisconosciuto Pippo Franco: è un viandante menestrello (canta anche una malinconica nenia popolare) che sfiderà Romolo a chi mangia più salsicce. L'esito tragico della sfida cambierà i destini dei protagonisti. La regia di Franco Prosperi (niente a che vedere con l'autore di tanti mondo-movie) è debole quanto la sceneggiatura e un Buzzanca poco a suo agio in una parte più “seriosa” del consueto affossa definitivamente un film che certo Orazio Orlando non poteva da solo risollevare. La Boucher mostra le tette e per scommessa se le fa pure pesare (380 grammi), ma appare spaesata quanto gli altri. Belli gli ariosi paesaggi e il clima “free”.
Tolta la Bouchet (al top della forma fisica) e la scena della "pesa" pettorale, si sviluppa malamente, perdendo per strada quanto di buono (Carotenuto, Orlando, Buzzanca e Anita Ekberg) poteva invece sostenere. Lento e avvicendato lungo sentieri e prati, non brilla per scenografie (per lo più naturali) né tantomeno per dialoghi circonvicini al surreale. Pippo Franco in una particina malinconica (il viandante) era ancora di là dal raggiungere la notorietà... Inadempiente.
Insipido. Visto numerose volte su odeon tv, il film è caratterizzato dalla sua pochezza, con la Bouchet usata solo come sirena per attirare il pubblico, la Ekberg e Carotenuto sprecatissimi. Mediocre Buzzanca, incommentabile Orlando. C'e anche la Montagnani.
Prosperi cerca di alzare il tiro e certi momenti non sono male, però il film non ha il coraggio di svilupparsi fino in fondo e resta una cosina che avrebbe potuto esser migliore. Pensare a un road movie nell'Italia sempre bruciata dal sole delle estati anni 70, con inni alla libertà più promiscua (e con la "condanna" inflitta al più in apparenza guascone dei due) poteva portare a risultati più frizzanti: una mini epopea di caratteri e atmosfere; peccato. Bellissima la Bouchet e generosa la Ekberg bruna.
Road movie di campagna la cui immane fiacchezza vanifica il vento libertario che vorrebbe far spirare. La coppia Buzzanca-Orlando non va (il primo è ben al di sotto dei suoi standard e il secondo non ha proprio la stoffa del comico), così a guadagnarsi l’attenzione sono la solarità della ninfomane Bouchet e le poche battute del fratacchione Carotenuto; la Ekberg è solo un nome di pregio, mentre Pippo Franco intona una delirante nenia come ne L’odio è il mio dio.
MEMORABILE: La truffa del montone; l’asta degli indumenti intimi della Bouchet e le scommesse sul peso dei suoi seni.
Più che un on the road movie è un off road, visti i tanti sentieri percorsi dal trio di interpreti, un Buzzanca spirito libero e truffaldino, Orlando fuggitivo (quello del debito coniugale non assolto) e la Bouchet allegra ninfomane. La storia non è male per una commedia di quell'epoca, la sceneggiatura invece è povera e non offre molti spunti per qualche genuina risata, con un Buzzanca in affanno. Scarsa anche la componente erotica che, con la presenza di una disinibita Bouchet, poteva essere più maliziosamente eccitante.
Poverissima, insalvabile pellicola nel complesso, da ricordare solo per una Bouchet al suo massimo (ma non credibile come veneta) e una Ekberg sorprendentemente credibile come laziale. L'approssimazione del tutto è poi sottolineata da un finale appiccicaticcio e assurdo, per non parlare del fatto che il personaggio della Bouchet deve fingere di non capire il tedesco... Noioso, brutto, con parentesi (Pippo Franco) che, anziché caratterizzare, peggiorano il tutto.
Si parte da uno spunto certo non originale ma sempre affascinante, il viaggio on the road. Peccato che la buona idea di partenza sia rovinata da una sceneggiatura piena di punti morti, un ritmo soporifero, cliché stantii e soprattutto il carattere forzatamente nazionalpopolare da cui il cinema italiano fatica a liberarsi. Resta un film sprecato e mediocre, buono solo per rifarsi gli occhi con la brava e meravigliosa Barbara Bouchet. Occasione persa.
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CuriositàZender • 10/07/20 18:27 Capo scrivano - 47782 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: