Giù le mani... carogna! (Django story) - Film (1971)

Bill Hickock (!) incontra Django (e come no?), il quale gli racconta alcune sue gesta. Ecco l'esile filo conduttore dell'epitome della filosofia fidaniana del riciclaggio. Il buon Demofilo piglia alcune sue malefatte, (specie Quel maledetto giorno..., e Arrivano Django e Sartana), e ne rimonta pezzi in modo da assecondare l'ideuzza. Il risultato di questo Reader's digest del western laziale è di tale astrattezza da sembrare quasi affascinante: andremo verso la rivalutazione di Fidani? P. S. Django parla romanesco...

Antologia delle imprese del Django apocrifo ideato da Fidani e interpretato dall’inconfondibile Hunt Powers, qui opportunamente invecchiato e munito di un bastone da storpio che cela l’immancabile arma segreta. Ecco dunque l’occasione per riguardare, grazie anche al riciclaggio di scene di altri film, le costanti del western all’italiana (meglio: alla romana) del regista: colline verdeggianti, brulle pianure, spari come cannonate, risse con rumore simile a scalpitio di cavalli, urla disumane e capitomboli interminabili… Persino divertente.

Penso e sono quasi certo che questo sia, nella storia del cinema western, il film con più morti ammazzati in duelli in assoluto. Il film è una sequenza assoluta di sparatorie dove Fidani spinge al massimo il piede sull'acceleratore, con cadute incredibili degli stunt-men che risultano essere sempre gli stessi (a esempio Benito Pacifico dopo esser stato più volte ammazzato risorge sotto le spoglie di un altro pistolero pronto per essere a sua volta ucciso di nuovo e questo succede anche per altri attori). Straniante. Powers mitico.

Accozzaglia di ritagli di vecchi film cuciti assieme da Django che racconta a Bill Hickcock (sic) le sue avventure. Probabilmente il film più brutto di Fidani! Qualche battuta in romanesco, stunt che sembran ballerini, velleità narrative, sprezzo del ridicolo, dove Colt si sdoppia e fa esercizi di tiro contro un frigobar anni 70. Powers indossa lo stesso vestito degli altri western e anche se zoppo mena col bastone senza freni.

Si tratta di una sorta di compendio del western all'amatriciana di Fidani che per l'occasione inaugura il nome d'arte di Lucky Dickinson. La cosa che stupisce di più è la caterva di morti ammazzati e di pestaggi che prosegue per tutto il film senza soluzione di continuità mentre Wild Bill Hickock e Django discorrono beati in un saloon. Un'operazione commerciale realizzata allo scopo di raccattare qualche "dollaro", che non aggiunge nulla al variopinto mondo del western nostrano e che forse agli appassionati di Fidani e della sua factory potrebbe persino piacere. Ma solo a loro.

Un film decisamente teorico per chi voglia interessarsi a come ci si arrangiava per mettere insieme film a basso costo e per sfruttare fino in fondo ogni centimetro di pellicola girata. Qui si cuciono insieme come fossero flahback scene di altri film dello stresso regista, con gli stessi interpreti in ruoli diversi; ci sono poche comparse, in compenso i colpi di pistola producono gli effetti di una cannonata e tutti gridano a perdifiato. A modo suo affascinante.