Nono episodio. Un triangolo amoroso, una situazione "lui-lei-l'altro" ma con connotazioni decisamente particolari... Lui infatti è diventato impotente, la moglie si rifugia tra le braccia dell'amante ma non riesce comunque a staccarsi dal marito. La descrizione psicologica è accurata e non mancano i momenti riusciti (con vari richiami ad altri episodi dell'opera), ma nel complesso è uno dei capitoli meno riusciti del Decalogo.
Lui è impotente e scopre che la moglie ha un amante. Classico triangolo che nelle mani di Kieslowski diventa un apologo non tanto sulla fedeltà quanto sul desiderio in rapporto alle possibilità. In parallelo a quella principale scorre la storia della ragazza che deve decidere se cantare a scapito della salute o vivere a scapito della musica. La vita impone scelte e la consapevolezza dei propri limiti impone l'arresa: o no? Un film sottile e problematico, che affonda temi eterni nei piccoli ambienti di una normale, quasi banale, quotidianità.
Ispirato al IX comandamento biblico, il film narra la complessità dei rapporti sentimentali ove sopraggiunge il problema dell'impotenza. Un'analisi lucida ed allo stesso tempo sottile in cui un legame forte probabilmente non ha cedimenti davanti a sopraggiunte inabilità. Il tema dell'acqua si evidenzia nel dialogo iniziale attraversato dalla pioggia e dal tutto ciclistico del protagonista.
MEMORABILE: L'amore si trova in fondo al cuore, non in mezzo alle gambe! Il resto è biologia.
Una sottile indagine psicologica sui problemi, classici ma non banali, di una coppia serve a Kieslovski per mettere sotto la lente il nono comandamento. Offre un buon grado di coinvolgimento, anche grazie alla delicatezza degli interpreti e alla lucidità dei dialoghi, anche se poi come sviluppo non riserva grosse sorprese.
MEMORABILE: Vedi, l'amore lo trovi in fondo al cuore e non in mezzo alle gambe.
Il penultimo capitolo del Decalogo riprende il discorso iniziato nel sesto. L'amore, il sesso e le loro complicazioni sono, infatti, alla base di questo mediometraggio kiesloskiano: al solito il regista affronta questi temi con grande lucidità e sbritetà pur riuscendo a dare grandissima intensità al narrato. Rigoroso e mai banale, coinvolge e fa riflettere. Cinema d'altri tempi: raro e prezioso.
Kieslowski ci catapulta di nuovo nei bloki di Varsavia. La scoperta dell'impotenza di lui e della relazione extra-coniugale di lei scatenerà nel protagonista ansia e angoscia. Ennesimo film riuscitissimo che porta lo spettatore ad interrogarsi (così come succede per i protagonisti) e a riflettere sull'amore, in tutte le sue sfacettature. Il solito Barcis spunta nei momenti topici del film.
Episodio dalla trama guidata dalla casualità e dal sospetto. L'amore spirituale tra due persone è capace di scavalcare i peggiori imprevisti e Kieslowski accentua questo aspetto, quasi estremizzando le forme di umiliazione e rassegnazione agli eventi. Meno forte di altri episodi, ma comunque efficace.
Non desiderare la donna d'altri! Siamo ormai ai capitoli finali del Dekalog e Kieslowski decide di continuare a sorprenderci, pur però con la consueta coerenza etica. Così, partendo dal canonico rovesciamento del comandamento (ne rende protagonista infatti una donna che si muove "liberamente" tra marito impotente e amante pieno di desiderio), il dilemma etico lascia tenuamente ma inesorabilmente posto ai corpi, alla fisicità, alle debolezze dei protagonisti, su cui s'appunta un ironia sottile quanto impietosa (il banale tentato suicidio di lui). Splendido!
Se sulla carta viene affrontato il plausibile verificarsi dell'amore che viene tradito per impotenza maschile, lo scavo della crisi coniugale tocca vari momenti: apparente raziocinio, fragilità, commiserazione e tragicità. Girato molto bene negli spazi racchiusi di stanze domestiche esprime le fasi di una coppia che implode e la sofferenza del poi. Conclusione che non approfitta delle virate drammatiche per dare enfasi ma che manifesta i sentimenti di matura riconciliazione.
Storia di amore e menzogne. Un rapporto coniugale fondato sul duplice inganno che giunge alla resa dei conti quando uno dei due protagonisti non può più concedersi l'egoistico lusso di non vedere e non interessarsi alla vita dell'altro. Intimo, disperato esame di un rapporto di incomunicabilità che giunge quasi a esiti estremi. Come sempre l'occhio del regista (come il testimone silenzioso che osserva la scena) riporta i fatti senza giudizi, con sguardo attento e indagatore.
All'impotenza fisica di Roman si contrappone l'impotenza morale della moglie Hanka, incapace di rimanere fedele ma pur sempre innamorata del marito. Kiesloswski anche in questo episodio mette al centro della narrazione la debolezza dell'essere umano, in balia di scelte dettate dai propri limiti e dalle spinte del desiderio, oltre che vittima degli scherzi del destino.
Con l’innata capacità di lasciar esondare l’assoluta emotività dei suoi protagonisti, un altro piccolo arazzo capace di sviscerare la divisione mai troppo labile tra sesso e amore. Roman vuole che gli altri non desiderino Hanka, lui che è sconfitto nella propria virilità ma mai domo nel desiderare e possedere la sua donna almeno “sentimentalmente”. Un Kieslowski epidermico, di rara intensità, morbosamente attaccato ai volti, specchi umani travolti dal destino in una ballata emozionale fra una punta di sorriso e una passione infinita. Capolavoro.
Più che un semplice triangolo lui-lei-l'altro: un incontro-scontro generazionale, un kammerspiel bachtiniano intinto nel grottesco, un gioco di guardie e ladri che sembra destinato a non trovare mai una sua conclusione. Non tra i migliori episodi del Decalogo, ma comunque interessante, specialmente nei suoi risvolti morbosi (il cuckolding nell'armadio) e criptoslapstick (il tentato suicidio). La linea narrativa secondaria legata alla giovane cantante malata di cuore (una magnetica Pietek-Górecka) anticipa temi sviluppati poi nella trilogia cromatica e ne La doppia vita di Veronica.
Dopo aver scoperto di essere diventato impotente senza possibilità di cura, un uomo ne parla con la moglie che nega l'importanza del sesso in un rapporto amoroso. Lei però da qualche tempo intrattiene una relazione con un uomo più giovane... Nel raccontare questo triangolo, il rischio di cadere nel banale o nel ricattatorio era molto alto ma il regista, come accade negli altri capitoli del suo splendido Decalogo, lo evita grazie ad uno sguardo lucido ma partecipe e alle buone prove degli attori per cui, anche se il soggetto risulta meno coinvolgente, il risultato è pregevole.
La norma del nono comandamento, a ben vedere, rappresenta solo parzialmente il tema centrale del film. La possibilità di un amore senza passione carnale rappresenta, invece, il fulcro attorno al quale gira tutta la storia. Nonostante questo, si ha l'impressione che spesso la narrazione oscilli senza trovare il suo centro, dando vita, di conseguenza, a un film sicuramente riuscito e interessante, ma, a tratti, vago.
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Il musicista Van de Budenmayer, evidenziato nel confronto tra il protagonista ed una paziente, è inventato dal regista polacco, la musica è composta dal cosceneggiatore del intero Decalogo, Preisner, grande collaboratore del regista.