Il magnifico scherzo - Film (1952)

Uno scienziato pasticcia con un elisir di giovinezza ma la scimmia-cavia mescola le provette, così il siero lo beve lui e regredisce... Su uno spunto tanto pretestuoso quanto programmatico Hawks, coadiuvato dagli sceneggiatori di fiducia di Wilder (Hecht e Diamond), imbastisce una farsa indiavolata sul tema natura vs cultura, tirando fendenti da una parte e dall'altra sempre sorridendo. Cary Grant mostruoso, Marilyn comincia a emergere come svampitissima preda sessuale. Grande cinema che non c'è più.

Diverte il mondo in cui alcuni critici francesi dell'epoca (fra cui un giovanissimo Eric Rohmer) accolsero il film come un'opera psicologica il cui intento era quello di dimostrare che bla bla bla... Ovviamente ad Hawks non è mai interessata la psicologia, anzi lui stesso dichiarò più volte che il cinema per lui aveva senso soltanto come evasione e divertimento. Quindi prendiamo questo film per quello che è: un concetrato magnifico di comicità e professionismo. Cary Grant insuperabile.

Commedia diretta dallo specialista Howard Hawks che alterna momenti veramente divertenti con altri piuttosto fiacchi (la regressione infantile dei protagonisti). Rimane comunque un esempio di un cinema che riesce a reggere sulle spalle più di mezzo secolo senza grandi problemi. Cary Grant si conferma il grande attore che tutti conoscono, Marilyn Monroe fa le prove come diva sexy e Charles Coburn è ottimo caratterista.

Salvo qualche inevitabile ingenuità di fondo, un film che è riuscito a reggere ottimamente il passaggio degli anni. Non poteva essere altrimenti considerato il regista (il grandissimo Howard Hawks) e il cast degli interpreti con attori di classe come Grant e la Monroe (ma non solo!). Commedia divertente con sottotesto erotico mai esplicitamente dichiarato.

Uno scienziato sbadato inventa per caso, con la complicità di una scimmia da laboratorio, una sorta di pozione della giovinezza, che finisce nel distributore d'acqua potabile. Parte subito con una gag piuttosto moderna, il film, poi però mostra un po' la corda soprattutto nelle parti più "screwball" inevitabilmente invecchiate. Comunque i momenti divertenti sono tanti, grazie al cast e alla direzione asciutta ed efficace di Hawks. La trovata del bimbo è ancor oggi strepitosa.

Adorabile commedia pazzerella, indubbiamente invecchiata ma con classe, diretta e sceneggiata da campioni nel genere e interpretata da Cary Grant, irresistibile come scienziato distratto che, per "colpa" di una scimmia pasticciona, scopre incidentalmente l'elisir della giovinezza, efficacemente affiancato da Ginger Rogers e da un grande caratterista come Coburn, mentre a Marilyn è affidata la particina della segretaria incapace ed innocentemente sensuale. Divertimento assicurato.

Una commedia senz'altro d'altri tempi, ma che non direi sia irrimediabilmente invecchiata. Anche per merito della regia di un grande Hawks, che sembra essersi particolarmente divertito a girare, coadiuvato da un cast ispirato, in cui spicca un Cary Grant svampito come non mai e un Charles Coburn che sta al gioco da par suo. Marilyn perfeziona quello che sarà il suo tipico personaggio futuro, anche se è indubbiamente poco valorizzata dal bianco & nero e da ambienti privi di glamour.

Talvolta definita commedia minore di Hawks, è in realtà un "precipitato" (vedi film) di iperboli dovute ad un gioco semplice ma reso efficace 1) da Hawks, 2) dalla grazia di Cary Grant, il cui mix bellezza-tontaggine dà sempre scintille. Basta una scimmia e il caso a mettere difronte la gente all'assurdità delle loro ansie. Marylin è soavemente total flesh, il test per i collant è malizia e grazia in un fulmisecondo. Adorabile

Per due volte Grant cerca di entrare in scena prima dei titoli di testa e la voce-off lo ferma: si capisce subito che Hawks ha voglia di scherzare e prendere in giro la scienza, la vita coniugale, la seduzione, la gelosia, la giovinezza rimpianta e la vecchiaia incipiente applicando cadenze, casualità e soqquadri da vecchia commedia screwball. Grant trova nella Rogers una partner altrettanto valida di Katharine Hepburn, la Monroe mostra candidamente le sue calze di nylon e Coburn è pronto a farsi coinvolgere nell'euforia slapstick conclusiva. Razione di banane tripla per lo scimpanzé Esther.

Una delle mirabili varianti Hawksiane sulla commedia dei sessi. Qui il maschio cervellone ed occhialuto (sempre grande Grant con le sue espressioni da tontolone fascinoso) e la posata femmina (Ginger Rogers, praticamente una "specialista" di bimbe isteriche ed insopportabili), per scatenar in commedia la loro libido infantile han bisogno del siero dell'eterna giovinezza, veicolato dall'ultimo anello della catena animale (la Monkey del titolo). A supporto lo straordinario duetto Coburn-Marylin. Scritto da Hecht e Diamond risente un po' dell'età (ipse dixit).

Commedia scatenata di Hawks, che lo riporta quasi ai fasti di Susanna per bizzarria delle situazioni e pazzia dei personaggi. L'idea alla base è molto semplice, ma permette ai due protagonisti (davvero fantastici) di gigioneggiare in lungo e in largo prima credendosi ventenni e poi bambini. Ritmo veloce, molte gag riuscite, comprimari azzeccati (tra cui la Monroe e l'ottimo Coburn) e dialoghi frizzanti. Da non perdere.

Howard Hawks e attori iconici (Grant, Rogers, Monroe); una scenceggiatura folle con cognizione di causa, precisa nella distribuzione dei robusti tempi comici; il genuino intento leggero da macchina scacciapensieri e la disponibilità alla morbidezza formale producono un piccolo ma irresistibile classico della commedia brillante hollywoodiana, che sotto le mentite spoglie di far divertire e nient'altro insinua spunti di riflessione su certi capricci del comportamento (umano, sociale), senza dover scomodare nessuna disciplina accademica.

Per una volta Hawks non riesce a tenere alto il ritmo brillante delle premesse. La trovata (la regressione infantile) è troppo esile, forse più adatta a uno slapstick (la scimmia combinaguai): alla lunga il filo dell'ironia si ottunde. E tuttavia Hawks ha dalla sua parte Cary Grant: il suo fare da finto tonto, le esitazioni, i controllati sbalordimenti (la cecità), l'impassibilità (di fronte alle gambe della Monroe) valgono mezzo film. Bravo Coburn. Di rilievo, comunque, la vanità sui desideri umani che il regista insinua in filigrana.

Il ricercatore Fulton cerca l'elisir di eterna giovinezza; non lo trova ma c'è chi casualmente ci riuscirà. Commedia evasiva dai dialoghi spiritosi che si serve di un soggetto particolare per scherzare su esperimenti scientifici e vita di coppia. Nella seconda parte si insiste sul surreale sfiorando a volte il ridicolo ma rimane un film scorrevole e dal gradevole senso del divertimento. La presenza della simpatica scimmia lo rende pure adatto ai più piccoli.

Pare quasi una pièce teatrale questa piacevole commedia di Howard Hawks che ci mostra un Cary Grant in gran forma, in una parte brillante diversa dal consueto. Ottimo lui, ottima la spalla Ginger Rogers, mentre Marilyn Monroe poco aggiunge al suo consueto ruolo. Buon ritmo e molti momenti divertenti, pur con qualche scivolata nel banale. Un pregio del film, infatti, è proprio quella della breve durata: evita che questi momenti si ripetano.

In un laboratorio chimico uno scimpanzè inventa un elisir di giovinezza. Commedia degli equivoci e sulla voglia di tornare vitali. La sceneggiatura equilibrata dà importanza a entrambi i protagonisti e verso la conclusione porta all'eccesso l'esperimento (il bambino rapito). Piccole furbate nel trovare un piccolo spazio per far ballare la Rogers e per mettere in mostra le gambe della Monroe. Grant passa da imbranato a scavezzacollo senza apparire stupido. Classica conclusione che rimette tutto in carreggiata mantenendo una durata contenuta.

Howard Hawks difficilmente poteva sbagliare con un soggetto simile (ingrato il titolo italiano) e infatti sforna una commedia dal ritmo serrato grazie anche a un cast straordinario. Inizialmente gli effetti della "pozione" dovevano agire solo su Grant, ma Ginger Rogers insistette per subirli anche lei, producendosi in una delle scene più divertenti (e difficili) del film, quella in cui si sdraia e si rialza col bicchiere in testa. Sì sorride spesso, la Monroe ha un ruolo secondario ma lo affronta con grazia e convinzione. Simpatico.

Come da titolo originale “Monkey business” (in inglese significa "birbonate"), è proprio una scimmia di laboratorio a innescare involontariamente la miccia di questa commedia scoppiettante a cavallo tra screwball e slapstick, generi in voga negli anni ‘30/’40 che i volponi Grant e Rogers conoscono a menadito. Così, anche se hanno già passato gli anta, possono ancora sbizzarrirsi come svitati stagionati. Soprattutto lui, un baby Mr. Hide brizzolato, più infantile dei bambini stessi. Nel frattempo Marilyn si esercita in quella che sarà la sua parte più tipica: la gattamorta svampita.