Indio - Film (1989)

Solita multinazionale senza scrupoli vuole costruire nella foresta amazzonica e fa radere al suolo i villaggi indigeni: un ex-marine originario di lì inizia la sua guerra personale. Rambata ecologista di Margheriti con un cast delirante che affianca il grande cattivo appunto di Rambo Brian Dennehy, uno dei 28 figli di Anthony Quinn e una leggenda della boxe, il grande Marvin Hagler (!). Più che passabili scene d'azione, discreti risultati al botteghino e un sequel-fotocopia.

Mediocre film d'azione a sfondo ecologista fallimentare sotto tutti i punti di vista. Regia inesistente, ritmo blando, sequenze d'azione scialbe e cast sprecatissimo. Brian Dennehy ha fatto di gran lunga meglio; Hagler meglio come pugile; di Quinn nel cinema di indimenticabile c'è solo Anthony. Gli altri dimenticabilissimi. Mediocre.

Ex marine si batte per evitare lo sfruttamento dell'Amazzonia da parte di crudeli speculatori. La trama, vista e rivista, già dice tutto. I personaggi poi sono privi del più piccolo spessore: i cattivi lo sono fino al midollo, e il buono è una sorta di simil Rambo con mezzi più "ecologici", meno violenti ma comunque efficaci. Certo i paesaggi sono incantevoli, ma non bastano.

Film dalla decisa vocazione ecologista che trova la sua ambientazione nella verde (ed ecologicamente minacciata) Amazzonia. Nonostante le buone intenzioni, appare evidente il naufragio artistico del film, la cui sceneggiatura non consegna nemmeno un minimo di spessore ai personaggi; regia quantomai scialba.

Scontato e banale come pochi, riesce comunque a salvarsi ed emergere dalla mediocrità. Quinn non è il massimo dell'espressività e la storia di un indio-americano che diventa un sergente dei marines è un tantino ridicola. Ma ci sono belle scene di azione, bei paesaggi amazzonici e alla fine il film si può pure guardare.

Antonio Margheriti tenta un approccio più internazionale e meno artigianale per questo Indio: pellicola che si pone tra Rambo e Thunder in un ipotetico podio della difesa della dignità di un popolo oppresso. Francesco Quinn non è sicuramente la migliore scelta, mentre Hagler e Dennehy fanno il loro sporco lavoro. Superficiale e bozzettistico.

Che Margheriti se la cavasse a girare action e film d'avventura nella giungla lo sapevamo dai primi '80; in questo caso il budget sembra decisamente più alto di varie prove precedenti, quindi c'è più spazio per esplosioni spettacolari e per un taglio internazionale (evidenziato dalla OST di Donaggio). Trattasi di un Rambo in versione ecologista e amazzonica (ne riprende persino il villain Dennehy). Quinn fa il suo mestiere, così come Hagler. Niente male alcune sequenze d'azione e la fotografia della giungla; diverse ingenuità, ma è dignitoso.

Action "di sinistra" che ebbe una certa fama all'uscita nelle sale e a distanza di anni mantiene ancora una discreta carica emozionale. Stavolta i soldi ci sono e un navigatore di lungo corso del cinema di genere come Margheriti li fa fruttare fino all'ultima lira. Cast eterogeneo piuttosto in ruolo, storia improbabile ma scritta con attenzione, buona la parte action. Forse la psicologia dei personaggi e alcuni nessi logici sono tagliati con il machete, ma a quel punto sarebbe stato pretendere troppo. Ottime le location. Un prodotto dignitoso.

Sorta di Rambo ecologista, tutto sommato godibile perché Margheriti sapeva il fatto suo quando si trattava di ricavare dalla minima spesa il massimo risultato. Così tra sparatorie nella giungla e scazzottate si arriva alla fine senza annoiarsi, pur con una storia derivativa quanto scontata. Bene anche il cast internazionale, in cui spicca proprio il cattivo di Rambo Dennehy.

Non male quest'opera di un Margheriti al tramonto ma ancora in grado di girare buoni film con pochi mezzi e ottimo mestiere. La storia non è grande portatrice di sorprese: è praticamente Rambo traslato nella foresta amazzonica, con alcuni particolari della trama pressoché identici, compreso il sergente dei Marines che prova a far ragionare il protagonista. Qui la natura non fa però da sfondo ma è grande protagonista, con gli splendidi scenari e una morale ecologista di cui tanto si è parlato ma che ancora non si è realizzata. Lontani dal capolavoro, ma godibile.