Quattro attori, una villa e giusto una puntatina al bar: l'origine teatrale del film di Mike Nichols è fin troppo evidente. Nello spazio di un'unica nottata una ricca coppia di coniugi abbondantemente dediti all'alcolismo (Elizabeth Taylor e Richard Burton, che in un ruolo così non potevano che trovarsi a loro agio) ospita un'altra coppia (George Segal e Sandy Dennis) bersagliandola con apprezzamenti di dubbio gusto e offendendosi reciprocamente nel rinfacciarsi ogni tipo di nefandezza. La naturale riservatezza degli ospiti viene innaffiata con l'alcol trasformando il loro iniziale stupore in un atteggiamento quasi complice. Chiaramente il film lo fanno i due divi, bravissimi, che nella prima mezz'ora...Leggi tutto danno un saggio di recitazione straordinario incantando gli amanti del sadismo senza riserve: continui botta e risposta rifiniti con estrema eleganza, nonostante la ricercata sguaiatezza della Taylor possa far pensare al contrario. E’ un peccato che il film non riesca a mantenere lo stesso altissimo standard per l'intera durata: oltre due ore sono effettivamente troppe per quello che è in fondo uno scherzo protratto ad libitum e tutta la parte centrale poteva sicuramente essere sintetizzata per mantenere la stessa efficacia della prima. Anche così, comunque, WHO’S AFRAID OF VIRGINIA WOOLF? resta un ottimo esempio di cinema teatrale, grottesco e a tratti intensissimo. Può inevitabilmente stancare per l'eccesso di verbosità, ma non può non affascinare. Perfetto il doppiaggio italiano. Una curiosità: il “polpettone” con Bette Davis citato dalla Taylor è PECCATO.
Scene da un matrimonio tenuto insieme dal risentimento. Si può anche disquisire se si tratti di cinema o di teatro filmato, ma se di teatro si tratta, è di alta classe, con due mattatori impegnati a distruggersi con un tale impegno e una tale dolorosa perfidia che non si può fare a meno di pensare a quanto vi abbiamo trasfuso delle loro reali vicende matrimoniali. La coppia più giovane, anch'essa ben interpretata (menzione di merito alla fragile Sandy Dennis) è al tempo stesso spettatrice e innesco: lo show è per loro, prima che per noi.
Quattro personaggi in un appartamento sotto l'effetto dell'alcool che fa emergere tutte le proprie debolezze in un incontro/scontro dei coniugi proprietari, sotto gli occhi stupefatti della coppia ospite, in un crescendo di vita vissuta e rivelata. Interpreti eccezionali, regia di rango, litigi furibondi, mai un momento di stanca, nonostante la pellicola sia girata per lo più in un unico ambiente e, a differenza di Carnage, un finale indovinato e significativo. Claustrofobico ma sempre attuale.
Cupo e pessimista questo ritratto di famiglia in un interno da middle class americana. Ai ferri corti, cortissimi, Burton e Taylor si impegnano in un truce gioco al massacro in cui la tensione di tutta una vita si concentra nel fondo di un doppio malto e di una nottata che porta a galla tutta la bile accumulata in serate passate accanto al dolce focolare a giocare a rimpiattino con le vicendevoli miserie. Grandi protagonisti (usi alla bottiglia e al trambusto anche lontano dal palcoscenico), regia secca ed incisiva. Troppo teatrale in alcuni punti.
Opera dalla di grande impegno recitativo, si avvale delle ottime interpretazioni della coppia Taylor/Burton, perfettamente a loro agio nel ruolo. Naufraga paurosamente il tentativo di rendere godibile sullo schermo un'opera teatrale di notevole spessore che avrebbe fatto meglio a restare tale. Inoltre la lunghezza spropositata non aiuta a una visione partecipata e coinvolta come meriterebbe.
Una notte, due giovani (marito e moglie) spettatori-coprotagonisti e tanto alcool per riuscire a dire cose sepolte nell'intimo di Martha e George, coppia di mezza età che, più che in crisi, sta incancrenendo in una routine frutto di una vita senza reali guizzi e senza scopi. La pièce teatrale di Edward Albee è interpretata con grande convinzione da una Taylor e un Richard Burton in stato di grazia, fiancheggiati bene, (la Dennis, assieme alla Taylor, vinse l'Oscar). Buon esordio per Mike Nichols. Un doppiaggio perfetto lo valorizza come merita.
Francamente un macigno cinematografico, la cui pesantezza tedia l’occhio piuttosto che farci sobbalzare stomaci e nervi. Chi ha paura di Virginia Woolf? condivide infatti con la filmografia di Nichols il problema dell’invecchiamento precoce e di un avvitamento su se stesso che in qualche modo cortocircuita rappresentazione e rappresentato. Così la partita a quattro tra i protagonisti risulta troppo teatralmente meccanica e la regia fatica a creare efficaci “diversivi”. In defnitiva un'occasione (grande) per Burton e Taylor di mostrare i loro saturnini virtuosismi recitativi.
Incalzante e tristemente spietato gioco al massacro, ricomposto in una partitura al fulmicotone, sostenuta da una regia tesa, soprattutto nei primi piani e nei chiaroscuri di una fotografia che riflette l’etilico calvario esistenziale e relazionale di due coppie che nel cuore della notte si devastano in dialoghi di dilaniante sadomasochismo psicologico in cui l’amore si esprime nella tortura reciproca. Insomma, ottimo cinema sanguigno e febbrile per un ottimo dramma americano (di Albee), con Burton e Taylor gran mattatori.
Chi ha paura di Virginia Woolf, ovvero chi ha paura dell'inconscio che liberato dai suoi freni grazie all'alcool può demolire in una sola notte montagne di bugie su cui sono state costruite intere ipocrite vite. Inizialmente può anche apparire comico, questo film che si rivelerà invece dilaniante, un crescendo di sferzate fra coniugi fino all'amaro finale coincidente con l'alba di un nuovo giorno, di una nuova vita purificata. Sublimi le interpretazioni e i personaggi di Taylor e Burton, magnifiche le unità di tempo e di azione. Nichols straordinario!
Non si sa dove finisca la finzione e inizi la realtà, se a recitare è una coppia vera anche al di fuori del set e per di più amante del bicchiere. Sarà per questo che il film funziona benissimo, in questa lotta all'ultimo sorso fra debolezze umane, insulti, scene di ordinaria violenza. Ma c'è un'altra coppia, quella giovane, da sacrificare, che fungerà da specchio. Per chi ama i sapori forti.
MEMORABILE: I mezzi bicchieri di whiskey sparsi dappertutto.
La versione in lingua originale è faticosa ma fondamentale per comprendere la modernità del testo di Edward Albee, totalmente edulcorato dal doppiaggio italiano che ne smorza la crudezza, i sottotesti sessuali, la capacità di alludere alle aberrazioni dell'intimità di coppia senza esplicitarle (il mistero del figlio, tra schizofrenia e incesto…). Nichols smantella la teatralità e l'ipertrofia verbale con una regia isterica, ai limiti dell'iperrealismo. Taylor e Burton ruggiscono come belve ingabbiate nei torbidi della psiche. Modernissimo lo score di Alex North, di grande impatto emozionale.
Uno dei film-chiave che segnano il passaggio alla New Hollywood e capostipite di un filone americano incentrato sui rapporti coniugali che si sarebbe sviluppato negli anni seguenti con pellicole come Una moglie. Ma, soprattutto, una pellicola che vive sulle interpretazioni sopra le righe dei due protagonisti, talmente in parte da farti venire il dubbio che non stessero recitando: animalesca, rabbiosa e volgare Liz Taylor (al suo apice recitativo), più controllato e subdolo un magistrale Richard Burton. Bravi anche i due malcapitati giovani.
MEMORABILE: I racconti, sempre in bilico fra realtà, finzione e immaginazione, di Richard Burton.
In poco più di due ore assistiamo a un vero e proprio gioco al massacro tutto (o quasi) ambientato all'interno delle mure domestiche di una delle coppie più incredibili di Hollywood (Burton/Taylor). Ad esserne coinvolti, una malcapitata coppia di sposini che assisterà al deteriorarsi di un rapporto basato sul disprezzo reciproco. Le interpretazioni dei quattro protagonisti sono eccellenti e alcuni dialoghi rimangono scolpiti nella memoria per efficacia. Il delirio alcolico prende il sopravvento in maniera tale da rendere realtà e finzione indistinguibili l'una dall'altra.
MEMORABILE: Burton che distrugge psicologicamente gli ospiti a suon di alcool e di cattiverie.
Coppia matura invita a casa degli sposini dopo una cena. Una specie di carnage matrimoniale raffrontando due generazioni diverse. Il clima è pesante da subito e viene caricato oltremisura: le offese tra coniugi si possono accettare ma in presenza di quasi sconosciuti ci si domanda perché continuino. Anche le ubriacature è difficile che durino per così tante ore. La Taylor è la migliore perché riesce a dare profondità e vero livore a tutti i suoi insulti, mentre Burton va più a traino; la giovane coppia coprotagonista perde inesorabilmente il confronto. Regia valida nei primi piani.
MEMORABILE: La paternità dubbia del figlio; La gravidanza isterica; Il telegramma ingoiato; La Taylor che racconta la nascita del figlio.
Cattivissima lotta incrociata fra coppie, che sotto l'influenza di un catalizzatore alcolico daranno venefico sfogo a rancori repressi e attriti reciproci, in una giostra di insinuazioni, insulti, bugie e mezze verità. Drammone da camera che si erge, com'è ovvio che sia, sulle intensissime performance della Taylor e di Burton (ottimi comunque anche Segal e la Dennis), oltre che sulla qualità dei fittissimi dialoghi. Ciò che stupisce davvero è la costanza con cui Nichols riesce a far maturare il pathos, eludendo la staticità dell'azione. Ottime musiche e fotografia. Pesante ma bello.
MEMORABILE: L'illuminazione notturna dell'altalena; La gravidanza isterica; La storia dei "pinguini"; Al bar, fra balli e liti; Il telegramma sul figlio; L'alba.
Pensare che Richard e Liz in fondo interpretino se stessi è il modo per cercare di spiegarsi una recitazione di assoluta perfezione emotiva. La giovane coppia che viene trascinata in un crescendo senza respiro nel ciclone distruttivo di recriminazioni, segreti nascosti e frustrazioni condivise ha un suo perché convincente. Colpi di scena, bruschi cambi di ruolo, emotività disordinata e sincera ci lanciano dentro l'esistenza di un'unione che, malgrado sconfitte violenze e bugie, ha una solidità quasi commovente, segnata dal dolore e dalla profonda conoscenza reciproca. Capolavoro.
MEMORABILE: La scena finale, senza parole inutili. Sono sufficienti le mani dei protagonisti che si incontrano in una stretta forse disperata ma complice.
Carnage d'altri tempi: uno degli ultimi esponenti di un cinema americano basato su testi teatrali e dialoghi brillanti studiati a tavolino, da lì a poco travolto da una nuova onda - guidata tra gli altri da Nichols stesso - che contrapporrà realtà e immediatezza all'artificiosità di queste sceneggiature platoniche e di questa recitazione espressionista. I difetti del film sono tutti qui, insieme a un discorso di fondo abbastanza fumoso e difficile da comprendere del tutto. I pregi non sono comunque pochi, con una regia sapiente che crea un ritmo preciso al secondo e attori perfetti.
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HomevideoZender • 21/01/08 13:02 Capo scrivano - 47782 interventi
Per gli amanti del thriller d'epoca l'1 febbraio 2008 esce in dvd import con la lingua italiana per la Turner/Warner (Qui a peur de virginia woolf?, 1966) questo bel film di mike Nichols.
Audio: Ita.mono
Video: 16:9/1.85:1 + extra)
Extra: Commento audio di Mike Nichols, Steven Soderbergh e Haskell Wexler
La pellicola vinse ben cinque premi oscar, di cui due alle attrici protagoniste per le loro rispettive interpretazioni.
Miglior attrice protagonista a Elizabeth Taylor;
miglior attrice non protagonista a Sandy Dennis;
migliore fotografia a Haskell Wexler;
migliore scenografia a Richard Sylbert e George James Hopkins;
migliori costumi a Irene Sharaff.
Zender ebbe a dire: Per gli amanti del thriller d'epoca l'1 febbraio 2008 esce in dvd import con la lingua italiana per la Turner/Warner (Qui a peur de virginia woolf?, 1966) questo bel film di mike Nichols.
Audio: Ita.mono
Video: 16:9/1.85:1 + extra)
Extra: Commento audio di Mike Nichols, Steven Soderbergh e Haskell Wexler
E' la stessa edizione uscita in edicola con Ciak/Panorama per la collana CULT - Introvabili: formato corretto, qualità ottima, l'unica pecca è che il commento audio non sottotitolato (una vizio dei dvd WB). Alcune sequenze "reintegrate" hanno i sub italiani forzati e l'audio originale.