Siamo nel 1964 e dopo l'exploit di PER UN PUGNO DI DOLLARI comincia ufficialmente l'era dello spaghetti-western. Il film di Duccio Tessari non ha la forza né l'originalità del classico di Sergio Leone, ma lancia un nuovo eroe molto più “italiano” del freddo Clint Eastwood e non solo perché ha le sembianze del nostro Giuliano Gemma (allora nascostosi sotto lo pseudonimo di Montgomery Wood): no, questo Ringo ha l'aria sveglia, la furbizia mediterranea e un'ironia non comune. UNA PISTOLA PER RINGO da una parte...Leggi tutto è un western molto più “all’antica” e modesto nelle ambizioni (già la sigla cantata, opera del sempre immenso Ennio Morricone, è di stampo americaneggiante) rispetto all'esordio di Leone, dall'altra è più indicativo della direzione destinata a prendere lo spaghetti-western da qui in avanti: molte sparatorie, voli, scazzottate e qua e là siparietti al limite della parodia (esemplare il divertente “processo per direttissima”). Giuliano Gemma, aitante e atletico, sempre pronto alla battuta fulminante, con un certo debole per le donne, velocissimo con la pistola e sicuro di sé oltre ogni limite sensato, è il prototipo su cui poi costruirà la sua fortuna Terence Hill e si propone come il primo grande eroe western nostrano, baciato oltretutto dalla fortuna di un incasso straordinario (oltre due miliardi dell’epoca) che renderà inevitabile il seguito, IL RITORNO DI RINGO. Il soggetto è semplice: il crudele messicano Sancho (Fernando Sancho) e la sua banda (la sua donna è la futura “diva” Nieves Navarro, alias Susan Scott) hanno rapinato una banca e si sono rifugiati in una fattoria prendendone in ostaggio i ricchi occupanti. Per stanarli lo sceriffo è costretto a chiamare l’inaffidabile ma geniale Ringo. La regia di Tessari è dinamica e di gran mestiere, fotografia e musica all'altezza per un risultato non eclatante ma per la gran parte piacevole, scorrevole. Ironico ma anche crudele, con dozzine di morti e uccisioni a freddo, spesso spettacolari. Ben scenografato.
Sicuramente il personaggio che ha lanciato Giuliano Gemma, qui accreditato con uno pseudonimo americaneggiante. Il film è strutturato molto bene, la storia convince; il tutto è è reso più leggero e meno violento, grazie alle battute di Gemma, che ne smorzano i toni. La caratterizzazione di Ringo è particolare: abbiamo un pistolero avido ma scanzonato, disinteressato a ciò che accade attorno a lui se non c'è la possibilità di un tornaconto personale. Frase di circostanza: "è una questione di principio".
Il miglior film di Duccio Tessari fra quelli che conosco. Sposa bene western a tragedia e cinismo a commedia, diventando illustre capostipite di tantissimi prodotti successivi. Qui Gemma è simpaticissimo, mentre Fernando Sancho ha una caratteristica che lo abbina a Vincent Gardenia: piace da matti pure quando è eccessivo, al punto che, se sta composto per cinque minuti, ci mancano i suoi scoppi e i suoi scatti. Da vedere.
Titolo capitale nella storia del western all'italiana, per aver lanciato l'ottimo Gemma, imposto il nome più sfruttato fino all'avvento di Django, inventato, insieme a 7 pistole per i Mac Gregor, il western brillante. Il dotato ma dispersivo Tessari del resto fece parte, con pochi altri illuminati, della cerchia dei Padri Fondatori riuniti intorno al Re Leone. Grande spettacolo e vari divertissements tessariani (e di Di Leo che sceneggia), dal suo cameo con la mosca alle citazioni shakespeariane a capocchia.
Divertente. Duccio Tessari mostra discretà abilità nel confezionare questo western che, pur avendo tutte le caratteristiche del genere con molti morti ammazzati a varie scazzottate, riesce a mantenere un tono leggero, inusitato per l'epoca. La buona riuscita del film si deve anche all'interpretazione di Giuliano Gemma, nascosto sotto lo pseudonimo di Montgomery Wood, che dà il giusto tono scanzonato al suo personaggio. Non male davvero.
Tessari esordisce nel western all’italiana ispirandosi al noir Ore disperate di Wyler e mostrando grande disinvoltura nel passare dall’ironia alla ferocia, spesso all’interno di una medesima sequenza. A tale scopo sono perfette la figura debordante di Sancho e quella di Gemma, scattante e furbastro, ma anche la Scott, donna del cattivo convertita dalla galanteria del gentleman Casas.
Tra i primi figli del western spaghetti, su una linea che si distanzia da Leone e più legata all'ironia e alla tenerezza puerile. Ringo, faccia d'angelo, i cattivi, i buoni sono in un piccolo mondo in cui anche chi muore non muore per davvero. Questo in gran contrasto con il mainstream spaghettaro. Carino, con nonsense talvolta fastidiosi. Fernando Sancho è sempre simpatico (grazie anche al doppiaggio di Vittorio Sanipoli).
Notevole western, piacevole e coinvolgente, nel quale il memorabile personaggio principale inserisce una buona dose di ironia (simpaticissima la sua frase ricorrente) in un copione teso e non privo di qualche crudeltà. Buoni il cast e la colonna sonora. Nulla di originale, ma l'insieme è assolutamente spassoso.
Ringo è uno degli eroi dello spaghetti western. Prova ne è questo film, che sta in piedi per lo più grazie al personaggio incarnato come si deve da Gemma, il quale snòcciola lungo tutta la pellicola la sua filosofia di vita spicciola ma efficace, con una serie di massime memorabili. La trama basata sul sequestro delle persone nella villa (con i vari contrasti tra i rapinatori, sindrome di Stoccolma ecc.) è intelligente ed in vantaggio sui tempi. Originale l'ambientazione natalizia, mentre Morricone firma una soundtrack "minore" tra quelle da lui fatte.
MEMORABILE: Ringo: "Non piangere mai per un morto chico, non serve a niente..."
Il critico serioso DEVE dire di preferire, a questo film, il tristanzuolo Il ritorno di Ringo (che in realtà non è un vero Ringo: il nome fu aggiunto in seguito al successo di questo) per via delle ascendenze omeriche, la strage dei Proci e via scopiazzando. Ma a me "nun me ne potrebbe fregà dè meno" e quindi preferisco questo primo, vero, unico Ringo: scanzonato, ironico, divertente. Secondo me il migliore western con Giuliano Gemma, insieme a Un dollaro bucato.
Film che ha consacrato Giuliano Gemma (il quale dopo questo non usera più lo pseudonimo) e il bravo Tessari. Essenzialmente è una rimasticatura di Per un pugno di dollari (il nostro eroe si pone in mezzo a due contenziosi senza farci capire bene da che parte sta) ma anche di Ore disperate. La novità è che è bandita ogni violenza e tutto si fa molto più fumettistco. Quasi un western per famiglie insomma, con un protagonista simpatico ed atletico e cattivi da barzelletta. Un altro passo verso i Trinità...
Esordio di una delle varie "facce note" dello spaghetti-western, tale "Ringo", ben interpretato dal discreto Giuliano Gemma. Personalmente, nonostante Gemma sia in parte e il film sia più che discreto, penso che Ringo non regga il paragone con altri personaggi del nostro western come gli originali Django, Sartana e perché no, pure Trinità. Tuttavia questo film si lascia vedere e Tessari è un buon artigiano del cinema nostrano, non manca qualche sequenza riuscita e Fernando Sancho è un villain da manuale, caciarone e grezzo quanto basta.
Western semplice e brillante come il suo protagonista, dal tono scanzonato e da commedia quasi farsesca, in questo simile a 7 pistole per i McGregor. Giuliano Gemma, faccia d'angelo, è simpatico e ci sa fare con cavalli, botte e pistole. Adatto a tutti, leggero e scorrevole.
MEMORABILE: Il processo in quindici secondi con l'assoluzione per legittima difesa per far uscire Ringo dal carcere.
Pellicola piuttosto mediocre quella di Tessari, che ha nella fotografia e in alcune battute ad effetto i suoi punti di forza. Il personaggio di Ringo "Faccia d'angelo" è ben realizzato e l'interpretazione di Gemma è buona, come quella di Sancho. Non molto riuscito, invece, il connubio tra comicità e sparatorie, unito ad un sentimentalismo assolutamente non necessario. Buona la colonna sonora di Morricone e la canzone "Angel Face" di Maurizio Graf.
MEMORABILE: Ringo: "Dio creò gli uomini uguali e la colt li rese diversi".
Un gruppo di banditi compie una rapina e si rifugia in una fattoria minacciando di uccidere degli ostaggi se lo sceriffo non li lascerà fuggire. Toccherà a Ringo – esaltante personaggio, interpretato da un bravo Gemma – risolvere la questione con un doppiogioco da maestro. Tessari non offre una grande regia, ma il film scorre bene aiutato da una buona sceneggiatura e da personaggi splendidamente costruiti. Impossibile non paragonare Ringo al Joe di Leone, il suo fratello meno brioso e più riflessivo.
Film che compie 50 anni ma che ho rivisto molto volentieri. Siamo agli inizi del western all'italiana; si percepiscono influenze "alla John Wayne" (curioso l'uso del Voi nei dialoghi), ma si capisce che questo genere prenderà una sua direzione assolutamente personale e inconfondibile. Bravo Gemma col suo pseudonimo anglofono, come sempre perfetto l'inimitabile Fernando Sancho con i suoi caratteristici scatti di ira. Nostalgicamente bello!
Anche se ben lontano dall'eccellenza, è uno titolo fondamentale del western italiano, essendo il primo a essere interpretato da quella vera e propria icona che diventerà Giuliano Gemma. La storia avrebbe risvolti polizieschi (rapina con ostaggi), ma è un prodotto formato famiglia che, per soddisfare tutti i palati, stempera la violenza tipica del genere con una spensieratezza talvolta fuori luogo. La messa in scena è fin troppo sgargiante (saremmo a Natale, ma a giudicare dal sole e dagli abiti non si direbbe proprio), Morricone non incide.
MEMORABILE: Il tormentone "è una questione di principio"; La sparatoria dopo la rapina; Il finale.
Viene spudoratamente da Leone (persino col rumore degli spari e col ronzio dei proiettili), ma senza il fascino lercio e sudaticcio dell'originale. Qui abbiamo una miscela bislacca (e irrisolta) tra western spaghetti e commedia brillante: non sempre riuscita e, a volte, un po' fastidiosa. Gemma guascone non è male, Tessari ha mestiere da vendere: il film, però, non decolla mai veramente limitandosi a un piccolo cabotaggio ai limiti della goliardia.
Ironica (anche troppo), senza pretese, con tanto di vittime sparse qua e là, ostaggi compresi, questa pellicola scorre comunque piuttosto bene, tra uno scambio verbale e l'altro (i migliori sono quelli col capo dei banditi e con alcuni dei suoi ottusi uomini). Ringo e il breve motivetto, che parte quando nota qualcosa, o dice una frase non certo da eroe, fanno poi da ulteriore condimento, accompagnando lo spettatore all'epilogo, dove il protagonista farà, ovviamente, ciò che deve.
MEMORABILE: Il processo più veloce del mondo; "A Gesù sarebbe servita una Colt"; La percentuale, richiesta da Ringo al bandito, in costante aumento.
"Dio creò gli uomini uguali e la colt li rese diversi": così Ringo (un ottimo Gemma), citando un proverbio del vecchio West. Ha la faccia d'angelo Ringo. Scafato nel trattare con i fuorilegge, gentiluomo in società e con le donne, si muove a suo agio in questo buon western all'italiana di Tessari dove violenza, cinismo e umorismo sono ben amalgamati. Il solo elemento scarso o assente è il lirismo, ma fa niente; il film scorre nitido e sincero e non manca di qualità di genere. Superiore al falso sequel Il ritorno di Ringo.
Scoppia la "Leonemania", tanto che la colonna sonora è affidata a Ennio Morricone e il regista si firma con il suo nome e cognome, senza ricorrere agli pseudonimi in inglese di tanti altri registi negli anni successivi. Giuliano Gemma agli esordi, alle prese con un personaggio astuto, simpatico e infallibile con la pistola, per una sceneggiatura essenziale, senza particolari lungaggini "allungabrodo". Il veterano degli antagonisti Fernando Sancho non riesce mai a farsi "odiare" del tutto, sia per la verve dei suoi personaggi ch per la fisionomia.
MEMORABILE: La particolare riflessione di Ringo circa la traiettoria da far seguire a una pallottola, facendola rimbalzare su una piccola campana.
Duccio Tessari HA DIRETTO ANCHE...
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DiscussioneFauno • 3/10/13 11:14 Contratto a progetto - 2742 interventi
Per me in un film di Wernwer Herzog che non ha mai girato! FAUNO
Fauno ebbe a dire: Per me in un film di Wernwer Herzog che non ha mai girato! FAUNO
Non ho capito. In che senso?
DiscussioneFauno • 3/10/13 18:28 Contratto a progetto - 2742 interventi
Ovviamente Herzog non c'entra niente. La mia era solo una battuta e un invito a scrivere qualcosa di carino su un grande attore che ci ha lasciato, oltre alle tue preferenze. Come abbiam poi fatto tutti, niente di più. A presto. FAUNO.
Schramm ebbe a dire: Buiomega71 ebbe a dire: Per me resterà per sempre l'ispettore Germani di Tenebre
mi hai tolto le parole dalla punta delle dita. anche se sarebbe capitano, non ispettore.
ciao giuly. ora puoi mangiare fagioli e tirare di destro con gli angeli. Se devo dire un suo film cui sono affettivamente più legato prendo spunto da Schramm e dico Anche gli angeli mangiano fagioli, in cui è una simpatica e imbranata canaglia, un finto duro dal cuore d'oro a cui non ci si può, per l'appunto, non affezionare.
Purtroppo ho dovuto virtualmente "litigare" con una persona su facebook che ha poco carinamente definito Giuliano Gemma un cane e non sapeva spiegarsi come mai lo stessero così celebrando ed ergendo ad icona. Diceva: se lui è icona allora De Niro, Redford e Al Pacino cosa sono?
Ho dovuto far appello a tutto il mio self control e le ho gentilmente fatto notare che il nostro amato Ringo è stata icona indiscussa dello spaghetti western e che lo stavano commemorando in tutti i forum di cinema del mondo. Poi l'ho invitata a rivedersi "Il prefetto di ferro", "Corleone" e "Un uomo in ginocchio" (i primi 3 titoli non western che mi sono venuti in mente nei quali il buon Giuliano ha fornito ottime prove attoriali). Dubito che possa cambiare idea, vista la sua ottusità, ma ci ho provato.
John trent ebbe a dire: Purtroppo ho dovuto virtualmente "litigare" con una persona su facebook che ha poco carinamente definito Giuliano Gemma un cane e non sapeva spiegarsi come mai lo stessero così celebrando ed ergendo ad icona. Diceva: se lui è icona allora De Niro, Redford e Al Pacino cosa sono?
Ho dovuto far appello a tutto il mio self control e le ho gentilmente fatto notare che il nostro amato Ringo è stata icona indiscussa dello spaghetti western e che lo stavano commemorando in tutti i forum di cinema del mondo. Poi l'ho invitata a rivedersi "Il prefetto di ferro", "Corleone" e "Un uomo in ginocchio" (i primi 3 titoli non western che mi sono venuti in mente nei quali il buon Giuliano ha fornito ottime prove attoriali). Dubito che possa cambiare idea, vista la sua ottusità, ma ci ho provato.
Con certa gente è inutile perdere troppo tempo: alcuni rimangono aggrappati alle proprie certezze come una cozza allo scoglio, e scoprire "alcuni fatti della vita" equivale per alcuni al trauma di dover ammettere che Babbo Natale non esiste!