Il film, anche se la trama è tutt'altro che originale, è ben girato. Le scene d'azione sono ben inserite e hanno sempre un loro perché. La colonna sonora "segue" fedelmente l'azione e a tratti è molto suggestiva, ad esempio quando Hee-soo suona il suo strumento assieme agli altri componenti del gruppo. Magnifica l'interpretazione di Lee Byung-Hun: imperscrutabile, affascinante e senza scrupoli il suo personaggio. Un duro che al momento opportuno rivelerà la sua vera natura.
Il trionfo del manierismo estetico di riporto. Il tema della vendetta preso da Park Chan-wook (ma svolto in modo molto meno originale), look à la Reservoir Dogs (che già era saccheggiato da City on Fire di Ringo Lam), un epilogo simile a quello di A Better Tomorrow ed una bella scritta, La dolce vita, campeggiante sulla parete del bar teatro della tragica resa dei conti (messa lì tanto per dire: "ehi! Io so chi è Fellini!"). In Italia, forse, continuiamo a distribuire il peggio della produzione orientale.
Incorniata fra due parabole zen (la seconda delle quali potrebbe dare un significato diverso a tutta la vicenda), la storia della vendetta di questo bellissimo angelo caduto (l'attore assomiglia al giovane Delon di Melville), sedotto dal biancore di una spalla e da un passaggio musicale, non trova nell'originalità il proprio punto di forza, ma negli ambienti raffinati, con esterni quasi sempre notturni e piovosi. Virtualmente immortale dopo la sua resurrezione dal fango, il protagonista cerca risposte che non trova, fino alla fine (onirica?).
Jee-won mette in scena action, dramma, noir, azione, in una miscela quasi tutta rivolta alla bellezza formale, al puro virtuosismo registico sempre funzionale al racconto, addizionando risvolti e snodi narrativi meno attenti all'introspezione emotiva, ma rivolti a cesellare una solida narrazione, ritmata, incalzante, corale. Grandissima gestione dei tempi e degli spazi; revenge-movie già visto ma di tutto rispetto perché teso e affascinante, cattivo e cinico, con piccole punte di gore che non guastano atte a sublimare una pellicola elegante.
La tecnica registica si attesta sicuramente su livelli piuttosto elevati. Traspare il gusto per la violenza, non troppo esagerata e mai fine a se stessa. Molto buona l'interpretazione del protagonista, che riesce a caratterizzare il personaggio nonostante il difficile ruolo. Il climax che si viene a creare verso il finale è gestito ottimamente e la conclusione è certamente soddisfacente.
Semplicemente magnifico questo gangster-movie sudcoreano. Regia sublime dall'equilibrata messa in scena di azione e dramma. Questo regista ha classe da vendere, inquadrature bellissime dalla fotografia di superba fattura. Storia semplice che si sviluppa con cattiveria e cinismo. Grandioso esempio di narrazione visiva.
MEMORABILE: I dialoghi con il "maestro" iniziale e finale; I due svitati che si schiantano da soli; Gli arroganti autisti in autostrada; La punizione della mano.
Action movie di tutto rispetto, forte di un primo tempo eccellente: diretto con grandissima classe, ben fotografato e in grado di creare personaggi interessanti (a partire dal deloneggiante protagonista) e un intreccio delineato con sottile intelligenza. Poi il film cambia rotta, l'azione e la violenza prendono il sopravvento e il coinvolgimento si sgonfia un po' fino a un finale poco riuscito, infantilmente ridondante. Imperfetto, ma il talento c'è.
Delizioso e curato noir-mafia movie di scuola coreana. Impreziosito da una qualità formale ineccepibile e da una tensione sempre alta, A Bittersweet Life è un vortice di immagini che ci guidano verso la sparatoria finale la quale, insieme ai viali della metropoli, ricorda assolutamente Michael Mann.
Di storie di vendetta e yakuza il cinema ne è pieno, essere originali è difficile. K. J. Whoo se non altro sa rendere tutto delizioso grazie alla cura estetica e un buon senso del ritmo. La fotografia è di forte impatto e sono diverse le scene di notevole eleganza. Interessanti le influenze western e noir, come il parallelismo con la leggenda zen. L'unica pecca a mio parere è nei personaggi, che potevano esser meglio delineati (protagonista in primis, non diverso da tanti altri visti in film del genere).
MEMORABILE: Il tassista; Le armi smontate; Lo scontro finale
Per quanto riguarda la storia non è niente di originale (braccio destro di un boss che cerca vendetta contro di lui) ma, in questo caso, è la messinscena che conta. Stilizzato sì, ma non siamo ai livelli di estremizzazione di John Woo. Grande eleganza nei movimenti di macchina e suggestiva l'ambientazione notturna. Peccato che il regista sia passato poi a prodotti commerciali come The last stand.
Thriller sudcoreano di notevole fattura; il contenuto in questo caso eguaglia la qualità del "contenitore"; un'ottima caratterizzazione del personaggio principale (interpretato peraltro in maniera eccellente dal protagonista maschile) si abbina infatti ad un'estetica pregevole data da una suggestiva fotografia e da un ritmo elevato che non manca però di pause liriche e momenti di tenerezza estrema. Benché la qualità della seconda parte sia minore della prima, il film è comunque notevole.
La storia è di quelle viste e sentite mille volte così come i suoi sviluppi, anche se sa catturare l'interesse dello spettatore sin dalle prime battute, mantenendolo su buoni livelli per tutta la sua durata grazie anche ad un ritmo notevole e a delle scene d'azione ottimamente girate pur con qualche esagerazione nella parte finale. Ma qui a fare la differenza è una confezione di grande raffinatezza ed eleganza che eleva la pellicola al di sopra della media di genere. Belli alcuni elementi come il "mistero" su alcune motivazioni che spingono i personaggi ad agire.
Il melodramma esacerbato e il cameratismo che hanno fatto grande il cinema orientale qui non hanno campo se non come pallide maniere. Il regista è occupato a montare immagini furbesche di violenza o mid cult (le citazioni buddiste), spesso appiccicate gratuitamente, per occuparsi dello stile o del senso profondo della sua opera. Nonostante tali gravi pecche non mancano buone scene d'azione (quella dei ricettatori d'armi) che fan scorrere gradevolmente le due ore. Superficiale.
Un incarico dall'esito obbligato ma eluso condurrà Sunwoo a una sequela di rivalse crudeli che sfoceranno in una catena di faide ancora più sanguinose. Kim Ji-Woon risolve tutto in chiave estetica, sia nell'ambientazione di una Seul d'alto bordo, sia nel virtuosismo delle tante scene action dalla coreografia millimetrica. Una sorta di western melodrammatico, con tante lungaggini (per non dire della modesta colonna sonora) e un finale piuttosto incongruente, con un pizzico di onirico fuori luogo. Grande spettacolo per una trama fin troppo elementare.
MEMORABILE: Sepoltura e "resurrezione"; In negativo: la scena dell'accoltellamento sulla pista di pattinaggio; La mattanza finale.
Uomo di fiducia del boss (ricorda Alain Delon giovane), glacialmente efficiente, sgarra per imprevista umanità, subisce una tremenda punizione e si vendica con una apocalittica conclusione alla Scarface. Però, a parte una innegabile raffinatezza delle riprese, la stilizzata e compiaciuta rappresentazione della violenza più estrema, qualche tocco di discutibile umorismo alla coreana, non sembra esserci molto altro di notevole da rilevare. Tutto sommato se ne può tranquillamente fare a meno.
Eccellente prova noir del bravo Kim Ji-Woon, che racconta una storia di malavita e amore portando sullo schermo un personaggio memorabile interpretato dal solito, bravo Lee Byung-hun. Scene di violenza girate con ritmo pazzesco ed estrema delicatezza nel raccontare gli sguardi nelle parti più sentimentali, tengono la pellicola in equilibrio tra dolce e amaro sconfinando in un finale poetico e sospeso.
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Disponibile dal 22 Luglio 2013 in DVD per Keyfilms Video.
DiscussioneDaniela • 30/04/15 13:54 Gran Burattinaio - 5930 interventi
Galbo, visto che hai apprezzato questo elegante Bittersweet Life, magari potesti ripescare uno dei primi film del regista, il buffo/tenero The Foul King che costituisce il primo grande successo del formidabile Song Kang-Ho, oppure il suo film d'esordio, la commedia nera The quiet family, in cui compare oltre a Song Kang-Ho, anche Choi Min-Sik.
Credo che ti potrebbero piacere...
PS: Tanto per rimanere in tema orientale, segui sempre MyMoviesLive? Fra oggi e domani, oltre a 2 film di Miike, trasmettono anche Father and Son, un film delicato e toccante, anche se rischia di sembrare un poco incomprensibile, almeno per la nostra mentalità (se lo vedi, capirai perché...).
Daniela ebbe a dire: Galbo, visto che hai apprezzato questo elegante Bittersweet Life, magari potesti ripescare uno dei primi film del regista, il buffo/tenero The Foul King che costituisce il primo grande successo del formidabile Song Kang-Ho, oppure il suo film d'esordio, la commedia nera The quiet family, in cui compare oltre a Song Kang-Ho, anche Choi Min-Sik.
Credo che ti potrebbero piacere...
PS: Tanto per rimanere in tema orientale, segui sempre MyMoviesLive? Fra oggi e domani, oltre a 2 film di Miike, trasmettono anche Father and Son, un film delicato e toccante, anche se rischia di sembrare un poco incomprensibile, almeno per la nostra mentalità (se lo vedi, capirai perché...).
grazie dei consigli, la visione di Father and son l'ho già opzionata !