Il caso Valdemar - Corto (1936)

Il caso Valdemar
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Anno: 1936
Genere: corto/mediometraggio (bianco e nero)
Note: Tratto da "La verità sul caso Valdemar" (The Facts in the Case of M. Valdemar), un racconto di Edgar Allan Poe.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 26/02/20 DAL BENEMERITO B. LEGNANI
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B. Legnani 26/02/20 23:03 - 5530 commenti

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Sonno, morte, disfacimento del corpo. Gli incubi di Poe, esposti in un suo celebre racconto, vengono portati sullo schermo in un cortometraggio italiano (meno di un quarto d'ora) che sposta l'azione negli Anni Venti del Novecento. Film muto del 1936, realizzato con un nettissimo bianco e nero, ricco di volti spettrali spesso ripresi in primissimo piano, immagini oblique e trucchi, ben macabri nel finale, di Antonio Marini. Si può supporre una certa ispirazione a Carl Theodor Dreyer. Attori sconosciuti, quasi tutti accreditati solo qui. Interessante.

Claudius 1/03/20 17:06 - 543 commenti

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Corto poco conosciuto ispirato al celebre racconto di Edgar Allan Poe. La storia è quella ben conosciuta, anche se viene spostata negli anni Venti. Girato senza sonoro, affida tutto ai dettagli (la croce sul tetto, gli occhi di Allan) e ai trucchi rudimentali ma effettivamente efficaci (la dissoluzione finale resta impressa, e molto). Da recuperare.

Pigro 25/03/20 10:32 - 9665 commenti

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Dopo Il cuore rivelatore, il giovane e arrembante cinema italiano degli anni 30 si confronta con un altro racconto di Poe, quello dell’ipnosi sul moribondo. Ancora un taglio visivo fortemente votato all’espressionismo, con particolare attenzione a primissimi piani e dettagli quasi ejzensteiniani, e con forte esibizione horror sul finale. Il low budget non frena la creatività, e così il cortometraggio (in b/n) riserva un avvincente viaggio nella tensione, non senza annotazioni vagamente ironiche a proposito delle comari. Da vedere.

Rufus68 26/03/20 21:03 - 3841 commenti

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Corto assai interessante: per il tema fantastico, inusitato in Italia a quei tempi e soprattutto per la veste formale che guarda esplicitamente all'espressionismo muto nordico. I protagonisti non vivono una narrazione ma sembrano immersi in un rituale ipnotico (i cappelli presi in sequenza, la fissità dei volti), al pari di Valdemar, il che immette una nota di mistero e ambiguità che solo lo scioglimento horror (molto ben fatto) riesce a dileguare. Imperfetto, ma va assolutamente visto.

Faggi 1/05/20 14:43 - 1549 commenti

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I suoi punti di forza sono l'espressività, l'immediatezza d'impronta, il vigore dei dettagli; qualcosa di simile a ciò che in pittura si otterrebbe con l'uso dei pennelli di setola, lavorando "alla prima", con destrezza. La restituzione in immagini del prezioso racconto di Poe - va detto che l'impresa non era facile - è tutt'altro che schematica e il linguaggio del muto trova essenzialità e incisività. Ottimo il clima emotivo nell'esaltazione finale, ottenuto con semplici (raffinati) espedienti di notevole compiutezza.

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