The turning point - Corto (2020)

Turning point: è il punto di svolta che può anche essere inteso, riguardo alla vita sul pianeta, come punto di non ritorno. Forse già oltrepassato, comunque dietro l'angolo. A Cutts, autore di alcuni geniali corti a tema sociale, basta invertire i ruoli per lanciare un messaggio forte e chiaro: qui sono gli animali che sfruttano spietatamente ogni risorsa disponibile, seppellendo l'ambiente sotto una montagna di merci e rifiuti, condannando gli esseri umani ad una vita di stenti ed infine all'estinzione. Scanditi da una canzone martellante, poco più di tre minuti di angoscia.

Splendido e disturbante nello stesso tempo (e con una magnifica colonna sonora), un cortometraggio che ribalta la prospettiva tra uomini e animali, nel senso che i secondi (da antropomorfi) distruggono l’ambiente e determinano l’estinzione dei primi. Graficamente riuscito (con un efficace commistione tra bianco e nero e colore), è portatore di un messaggio ecologista che arriva dritto al bersaglio e non può non muovere le coscienze degli spettatori.

Davvero inquietante il nuovo atto d’accusa di Cutts, che mette gli animali al posto degli uomini e viceversa per mostrare gli effetti della distruzione dell’ambiente e dei cambiamenti climatici, con la musica di Wantaways. Il disegno è netto e spietato nel racconto della catastrofe prossima ventura, e se all’inizio sembra quasi un gioco provocatorio, man mano la narrazione si fa sempre più devastante e il sorriso lascia il posto al disagio e alla riflessione, fino a una conclusione definitiva e angosciante.

Cutts ancora una volta ci mette innanzi alla nostra società che ingolla senza soluzione di continuità il nostro mondo ma, in questa lettura, ribaltando il punto di vista o meglio i carnefici. Con l'azzeccata ost "The Turning Point" di Wantaways sottolinea un pianeta di animali antropomorfi che ha finito per relegare noi umani a esseri in via d'estinzione, mera carne da esposizione, a succubi della propria sete di "evoluzione tecologica". I tratti sono quasi in secondo piano rispetto al messaggio di fondo ancora una volta fin troppo ficcante e toccante.