La grande notte - Film (1951)

Nella sera del suo 17esimo compleanno George cerca di vendicare il padre, brutalmente bastonato da un giornalista sportivo, ma la verità... Il fulminante inizio, col linciaggio del genitore nel bar a opera dell'invasato e zoppo St. John, è già pienamente loseyano. Il successivo viaggio al termine della notte dell'imberbe George, invece, pecca di buone intenzioni mal riposte e di una emotività sovraccarica che Barrymore non è in grado di gestire. Paga in definitiva il suo mascherare la melodrammaticità dietro la patina noir. Intensa la giovane Lorring.

George ha 17 anni ed un unico punto di riferimento: il padre, Quando lo vede sottoporsi senza reagire ad una brutale bastonatura da parte di un giornalista sportivo, perderà la fiducia in lui e nello stesso tempo cercherà di vendicarlo... Tutto racchiuso nell'arco di una notte, un percorso di formazione costellato di esperienze amare e rivelazioni inaspettate, che gettano nuova luce sulla vicenda ma aprendo altri interrogativi. Film minore nella filmografia di Losey, soprattutto perché compromesso da un epilogo affrettato, ma percorso da un'ansia febbrile che lo rende interessante.

Per costruire una sorta di melodramma dalle venature noir e dall'intento esclusivamente psicologico, Losey evita accuratamente le grandi questioni che agitavano l'America di quegli anni, dal razzismo alla malavita. Resta una storiella dal presupposto "favolistico" - le ragioni della passività del padre nei confronti del violento fustigatore e le velleità vendicatorie del figlio ignaro (troppo!) - e uno svolgimento più che statico e asfittico, giusto per restare nel tema della notte e la rosa di incontri più o meno congrui. Molto modesto.

Parte bene, con una prima sequenza sadica e di ottimo impatto. Col proseguire dei minuti si perde un po' per poi riprendersi, perdersi di nuovo e così via. Sì: il difetto maggiore è quello di essere un po' troppo altalenante. Probabilmente a causa delle due anime che contiene: quella noir (minoritaria) che non si sposa bene con quella melodrammatica. Alla fine sembra quasi un film di formazione il cui approdo, spesso la verità è più complessa di come sembra, non è privo di interesse. Losey, all'ultima regia prima dell'esilio maccartista, qua e là colpisce. Ma anche la sua regia, va a sprazzi.

Il passaggio all'età adulta (anche da un punto di vista sessuale) di un giovane insicuro viene segnato da un'esperienza traumatica ai danni del padre. George si porrà tante domand  in un'iniziazione senza via di ritorno. Su tutto si staglia la presenza scenica di indubbia qualità di John Drew Barrymore, infusa in questa storia che si consuma, piena di eventi, in una notte sola. Ottimo anche il resto del cast. A tratti accenni di neorealismo all'americana.