La mafia non è più quella di una volta - Documentario (2019)

La mafia non è più quella di una volta
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MMJ Davinotti jr
Anno: 2019
Genere: documentario (colore)
Note: Ideale seguito di "Belluscone - Una storia siciliana" (2014). Franco Maresco ha vinto il premio della Giuria alla 76^ edizione del Festival di Venezia (2019).
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Ennesima riflessione di Franco Maresco (da tempo non più in coppia con Ciprì) sull'ambiguità di una certa frangia di palermitani nei confronti del fenomeno mafioso. In occasione del venticinquennale dalla scomparsa di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, l'occhio accusatorio del regista si sofferma sulle celebrazioni organizzate per celebrare l'evento. Accompagnato in più momenti dalla fotografa siciliana Letizia Battaglia, il cui disgusto nei confronti della superficialità con cui quella parte di palermitani si avvicina alla ricorrenza è palese, Maresco intervista la gente comune, con naturale predilezione per le fasce più povere. Da sempre...Leggi tutto sono loro a fornire la maggiore occasione per  sorridere in quel ritratto grottesco della città che il regista ci offre fin dai tempi dell'indimenticata CINICO TV.

Abbandonando solo parzialmente il tipico, contrastato bianco e nero che immediatamente coglie lo squallore degli ambienti più fatiscenti e dei volti che lo abitano, il regista concentra la sua attenzione su un evento in particolare: una festa nel quartiere degradato dello Zen che, vicina nello spirito a quella che potrebbe definirsi una sagra paesana, riunisce un gruppo di improbabili cantanti capitanati dal "miracolato" Cristian Miscel (uscì dal coma dopo un incidente grazie - parole sue - alla visione di Falcone e Borsellino che in sogno gli dissero "Alzati e canta!") sotto uno striscione che recita "Neomelodici per Falcone e Borsellino". In realtà l'immagine dei due giudici resta confinata nell'insegna, perché per il resto nulla del messaggio fondamentale che la loro morte avrebbe dovuto lasciare traspare nelle parole dei partecipanti né tantomeno degli organizzatori. Uno di loro, in particolare, il redivivo Ciccio Mira (si era già visto in BELLUSCONE), la cui figura è - unica - sempre in scena in bianco e nero, diventa l'incarnazione perfetta di quell'atteggiamento menefreghista e obliquo che il film apertamente denuncia: la festa utilizza i simboli dei due giudici per propagandare un pensiero che sembra andare nel verso esattamente opposto.

Ciccio Mira si dimostra totalmente disinteressato al messaggio che dovrebbe veicolare il suo evento e, anzi, si guarda bene - anche nelle interviste - dal dire che è contro la mafia. Questo - sia mai - non lo direbbe con chiarezza nessuno dei partecipanti, sottolineando una posizione politica e sociale inesistente, che poi è la stessa della maggioranza degli intervistati. Sono in numero superiore coloro che non la pensano allo stesso modo, specifica Maresco, ma è indubbio che ancora - soprattutto tra le fasce culturali più povere - resista una precisa volontà di ignorare Cosa Nostra come il cancro di una società da essa oppressa che fatica a risalire la china. Se però gl intenti (i soliti) sono ancora lodevoli, se la formula continua a stupire per la sua inconfondibile singolarità, una certa stanchezza e ripetitività rendono il film meno efficace del consueto. Diminuita la capacità di sintesi, la riproposizione delle stesse domande e la somiglianza tra le risposte non aiuta a sopportare la durata non indifferente, col risultato di ottenere un'opera in definitiva superflua che reitera uno stile, continua a piacere, a far sorridere e indignare ma che in questo caso lascia affiorare una noia data dalla minore incisività delle interviste e una realizzazione di maniera, poco sentita e prova di quell'idea che racconti il tutto senza apparire troppo vicina al semplice documentario.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/09/19 DAL BENEMERITO BUBOBUBO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 7/02/24
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Bubobubo 22/09/19 14:38 - 1847 commenti

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Chi non muore si rivede, in tutto lo squallore che (non) muove istinti, parole e azioni di un miserabile bulicame di freaks e reietti, per cui compassione e disprezzo si mescolano in un insieme indefinibile. Se Belluscone era un ordigno nucleare detonato in pieno volto, questo suo ideale seguito cerca inizialmente di mitigarne il disperato nichilismo nell'iconica e dinamica figura di Letizia Battaglia, senza tuttavia riuscirci e, anzi, sprofondando nell'assoluta abiezione. Ciccio Mira riesce a raggiungere nuove vette di sgradevolezza umana.
MEMORABILE: Ciccio Mira in perenne b/n; Christian Miscel; Mannino in isolamento; Lo zio di Ciccio Mira, un polpo, una pistola, la cancellata di casa Mattarella.

Giùan 20/02/22 10:28 - 4562 commenti

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Dittico d'elezione da visionare e leggere col micidiale Belluscone, il film di Maresco riscrive, irride e strumentalizza ancora i canoni del documentario e del film di denuncia sulla mafia, nascondendo il suo cinico ma chissà quanto irriducibile scetticismo dietro il vieppiù indicibile profilo di Ciccio Mira (falso/vero), che costringe la battagliera Letizia a barcollare pur non mollando. Il J'accuse, nichilista quanto si vuole ma spietatamente eloquente, è contro un ben più pervasivo assopimento clownesco delle coscienze, coma infinito da cui ci risveglieremo tutti Cristian miscel.
MEMORABILE: Le risposte di Mira e Cristian alla insistente domanda di Maresco: "lo vogliamo dire no alla mafia?"; Mannino impazzito che parla con gli alieni.

Kinodrop 25/03/23 20:32 - 2956 commenti

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Con la consueta e sarcastica verve dissacratoria, Maresco punta il dito contro chi, in buona o in cattiva fede, dà ad intendere che la mafia sia solo un ricordo nostalgico esaltando nel contempo le virtù eroiche di chi ne è stato vittima. Una personalissima narrazione incentrata sulla celebrazione di un venticinquennale "decisivo" di cui nessuno si ricorda o non vuol parlare, nella Palermo dei quartieri, con una umanità squinternata e trash (ma ben attenta a tenere la bocca chiusa) che ruota attorno alla figura del "manager Ciccio Mira". Grande vivacità ritmica per un messaggio forte.
MEMORABILE: La disillusione e le fermezza di Letizia Battaglia; "Non comment"; Christian Miscel; Nessuno vuol dire: no alla mafia; Il buffo inserto di animazione.

Schramm 9/05/23 01:01 - 3495 commenti

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Napoli Palermo New York il trashangolo della camorra. Maresco non abbisogna più dei Giordano Filangeri e Paviglianiti perché freak tout court è la Palermo omertosa negazionista implosa e negletta, che rende la mafia più mafia che mai, innominabile e tronfia anche commemorando sfarzosi o farseschi Falcone e Borsellino. Maresco sempre garanzia di figliodibuonadonnismo documentaristico allo stato del capolavoro architettonico, oltre Jacopetti e oltre sé stesso (dacché cinica è la Sicilia), fa sbellicare per sovrappiù di sconcerto, anche quando sarebbe meglio avere paura. Cioè sempre.
MEMORABILE: Le canzoni a tutta stecca del preoccupantemente D'Onofrionesco Cristian Miscel; Ciccio Mira e socio/famiglia; Valentina; Letizia Battaglia nomen omen.

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  • Discussione Bubobubo • 22/09/19 14:39
    Archivista in seconda - 271 interventi
    IMDb segna nel cast, per motivi a me ignoti, una certa "Margherita Mannino", che ovviamente è però Matteo Mannino. Ho aggiunto manualmente anche Pino Maniaci.
  • Discussione Zender • 14/04/22 14:25
    Capo scrivano - 47798 interventi
    Samuel, abbiamo apposta il post generico ADDIO A per i morti, adesso. Scrivilo lì. Son quei post che nel forum trovi sopra a FILM DI CUI SI STA ARGOMENTANDO.
    Ultima modifica: 14/04/22 14:26 da Zender