Arrivée d'un train - Corto (1897)

Stazione di Nagoya, città a oltre 300 chilometri di distanza da Tokyo. Constant Girel mette la macchina da presa in uno spazio angusto, ben stretto fra il binario con i vagoni da una parte ed un edificio con tettoia (forse la stazione vera e propria) dall’altra, il che dà all’affollarsi delle persone un senso ancora più forte. Inquadratura in teoria troppo stretta, ma forse è la più adeguata, sia per la necessità logistica sia per la resa del tutto.

L’arrivo al treno è per Girel l’occasione non tanto per una spettacolare entrée del convoglio (qui assente), quanto per un’esplorazione antropologica dei passeggeri che si affollano e affannano per scendere e salire dalle carrozze. La pellicola è vivacissima, proprio per la calzante presa diretta del momento in cui la gente si accalca e cammina spedita verso la propria destinazione, e anche per la scelta di un piano piuttosto ravvicinato, che consente di soffermarsi anche sui volti degli involontari protagonisti.