Nightmare cinema - Film (2018)

Antologia horror dai risultati altalenanti. Il primo episodio è uno splatteroso omaggio allo slasher anni '80 con derive sci-fi e diverte; quello di Dante è una satira sulla chirurgia estetica che si salva giusto per il finale sardonico; Kitamura si diletta in possessioni demoniache in un collegio cattolico ma senza grandi novità; Slade gira in B/N e punta tutto sulla riuscita atmosfera sporca e disgustosa, perdendo di vista il plot; Garris si dà all'horror ospedaliero con discreti risultati e gira le scene di raccordo con l'irriconoscibile Rourke.

L'horror antologico sta vivendo un nuovo periodo di fulgore con risultati altalenanti. Garris ci riprova e dopo i Masters of Horror chiama in causa dei nomi pesanti e gli lascia briglia sciolta. Bruguès apre le danze con un divertissement di stampo slasher che cita a piene mani e si contamina di fantascienza. Prosegue Dante con l'inquietante Mirare capeggiato dal Dr. Kildare in persona Chamberlain. Kitamura se la prende poi con preti e suore ambigui e peccatori e chiude Slade con un ottimo B/N ammantato di Lynch. Nella cornice Rourke gigioneggia.

Film a episodi che parte bene con un gustoso segmento splatter omaggiante lo slasher con complicazioni fantascientifiche; il secondo (firmato da Dante) satireggia la chirurgia estetica e garantisce qualche ghigno (il chirurgo è Chamberlaine, ex dottor Kildare). Dal terzo (il peggiore di tutti con le solite e banali possessioni demoniache) la qualità si abbassa. Nel quarto c'è la forma ma non la storia. Il quinto appare abbastanza insipido. In tutti però c'è più cattiveria che nella media e ciò è un punto a favore. Particina divertente per Rourke.

Forse il miglior omnibus degli ultimi anni. Benissimo il primo episodio (di Brugues), riuscito omaggio allo slasher ottantiano, incrocio tra Venerdì 13 e Dimensione terrore con meravigliosi effetti speciali vintage. Divertente il secondo di Dante, satira sulla mania per la chirurgia estetica. Altro picco col terzo di Kitamura, frenetico nun-horror con suore e bambini posseduti e splatter a profusione. Più debole il quarto, seppure raffinato. Il più banale e fiacco è quello finale di Garris. Poco incisivo Rourke come malefico anfitrione.

Svettano Brujes e Kitamura (***!): il primo scrive un gustoso Bignami dello slasher con ancor più gustosa fantadeclinazione, il secondo lorda con rock e sangue venti folli minuti di suore indemoniate e folate fulciane. La discesa parte con uno Slade (**!) tra Cronenberg e Lynch, forbito ma sterile, e finisce con Dante (**) gonfiato da troppo filler e un Garris mediocre (**) alle prese con quel che pare un film intero prima compresso e poi sforbiciato in lungo e in largo. Valutando anche l’inutilità del collante (o del collagene?) di Rourke (*), il “Non male, dopotutto” è servito.