Calahan matura registicamente e diminuisce le zombate del primo capitolo.
Notevole la prima parte post apocalittica stile Mad Max tra morti crocifissi alla
Morituris e visioni incubotiche di streghe malvage, e la protagonista che viaggia per lande desolate a bordo di un automobile semi distrutta, che scampa per un soffio ad uno stupro e di essere bruciata viva.
Nella seconda c'è più aria di deja vù e sprazzi di convenzionalità (all'interno della base militare con il solito comandante esaltato, ogni riferimento al
Giorno degli zombi è puramente non casuale) tra esperimenti che hanno tutta l'aria di un torture porn da discount, con una sottospecie di cura Ludovico via web (ma non male la scena dell'estrazione del parassita dalla pancia per essere infilato nell'orecchio), odiosi bimbetti "cristologici" alla
Stridulum dai poteri paranormali incontrallabili che stanno tra
Fury e
L'incendiaria di King/Lester, lacrime di sangue fulciane, il verme
jasoniano che va all'inferno che passa da bocca in bocca in piena modalità
Space Vampires, un pò di confusione narrativa e qualche splatterata sempre nella media (squarcio allo stomaco con fuoriuscita di intestini e gola tranciata).
Ma oltre al possente score pseudocarpenteriano di Stephan Copeland, incide anche la spietatezza e il pessimismo di Calahan che non risparmia nemmeno le ragazzine e chiude questo secondo capitolo (che cambia totalmente prospettiva rispetto all'originale) in una disperazione allucinata nera come la pece, con Sam che si ammanta di tratti martyr(s)izzanti
Nè meglio nè peggio del primo
Antisocial, degno sequel con una sua caratterizzazione (ottimo Stephen Bogaert novello Joe Pilato che non ci pensa su due volte a sparare in testa ai suoi subalterni) per un dittico che non dice nulla di nuovo, ma eccessivamente mandato alle ortiche, con qualche idea che lo eleva leggermente dalla pletora degli "infection movie" da bancarella che hanno invaso il mercato italiano dell'home video.