Anche di fronte a una delle migliori trasposizioni di King, che già partiva dalla notevole base narrativa dello scrittore, si è comunque sentito il bisogno di girarne il remake... Trent'anni dopo l'ottimo lavoro di Mary Lambert tocca quindi alla coppia Kevin Kölsch/Dennis Widmyer (quelli di STARRY EYES) riprendere in mano uno dei romanzi più personali di King (non a caso ambientato nel suo Stato, il Maine) per tentare di rinnovarne lo spirito e aggiornarlo ai tempi. A dire il vero le modifiche son ben poche (alla fine cosa cambia far morire...Leggi tutto la sorella invece del fratello?) e solo il finale azzarda qualche novità, che rischia però seriamente di far scivolare il tutto nel ridicolo. Per il resto il film si segnala come utile esempio per capire quanto possa essere superflua la gran parte dei remake. Non che sia girato male: il cimitero degli animali con allegato misteriosissimo campo indiano deputato alle resurrezioni maldestre mantiene ancora un fascino non comune che la notte, le nebbie e le luci soffuse sanno rendere magico. Il gatto Church che torna in vita brutto sporco e cattivo dopo esser stato spiattellato dal camion ha ancora dell'inquietante, così come il ritorno in scena di Ellie (Laurence) debitamente coperta da cicatrici e coll'occhio sbilenco. Dal punto di vista dell'orrore non si può dire che il lavoro sia stato realizzato superficialmente, ma è il clima generale a perdere il confronto con quello ben più angoscioso dell'originale firmato dalla Lambert. La coppia composta da Jason Clarke e Amy Seimetz non fa gridare al miracolo ma nemmeno demerita, mentre un bel valore aggiunto è John Lithgow nel ruolo dell'anziano vicino di casa. Da attore consumato sa come rendere tridimensionale, mellifluo e disilluso il suo Jud, amorevole e comprensivo nei confronti di chi ancora non può sapere cosa si nasconda nei pressi e primo responsabile, ad ogni modo, dei disastri della famiglia Creed: se non era per lui a chi sarebbe saltato in mente di cominciare la trafila dei risuscitamenti seppellendo nel cimitero indiano il gatto? La vicenda con flashback relativa alla sorella malata di Rachel (Seimetz) precipitata nel portavivande quando erano bambine torna utile giusto per inoculare a forza spaventi in aggiunta che altrimenti rischiavano di essere in numero insufficiente, le musiche non lasciano il segno, la silenziosa processione di bimbi con le maschere che torna dal cimitero era una bella suggestione ma è buttata lì senza più esser recuperata. Se non altro la regia è spedita quanto basta, l'epilogo è crudelmente beffardo e il film nel complesso risulta gradevole. Chi però ricorda il coraggioso modello sarà bene aspetti ancora un po', prima di sorbirsene una pallida copia carbone...
Al di là del fatto che non si sentisse il bisogno di un remake, dai registi dell'ottimo Starry eyes era lecito aspettarsi qualcosa di buono; la delusione è quindi ancora più cocente nel constatare la totale inutilità di questa nuova versione che non aggiunge nulla al prototipo (anzi, a tratti toglie alcune delle parti migliori) e risulta blanda e inefficace. Tempi filmici sbagliati, cast assolutamente incolore (tranne il discreto Lithgow), splatter moderato, spaventi assenti; permane la cupezza di fondo dell'originale ma è nulla più di una brutta copia.
Dopo il restyling di It, questo remake faceva sperare in una pellicola che rendesse giustizia a uno dei migliori libri di King. In parte è accaduto. La suspense e l'angoscia della moglie per i sensi di colpa sono le parti più belle. Altro punto di forza sono i meravigliosi trucchi di make-up ed effetti speciali. Non apprezzabile lo stravolgimento del libro, che cambia radicalmente le carte in tavola da un certo punto in poi, arrivando a un finale per niente in linea e con poco senso logico.
Deludente versione di uno dei King più classici. Nonostante una regia curata, il film non riesce a catturare l'atmosfera del romanzo come faceva il suo predecessore, a causa anche di una serie di cambi nella trama che cercano di allinearlo alla moda dei posti infestati perdendo in veridicità dei personaggi. Clarke si aggira un po' intontito per l'intera durata e dispiace dirlo ma anche Lithgow non si spreca più di tanto. Perdibile.
Ci si aspettavo di meglio da questo remake. Di King rimane poco (giusto la prima mezz'ora è aderente), anche se qualche idea buona c'è (il finale, la festa), nel cast Lithgow e la ragazzina se la cavano bene e la fotografia è splendida. Superiore al secondo capitolo ma inferiore al prototipo. Una visione, comunque, se non si hanno troppe pretese la vale.
Il romanzo kinghiano è uno degli apici della bibliografia del maestro del Maine. Angoscioso, senza speranza, ancor prima che orrorifico. Nel film del 1989 della Lambert, la pagina scritta, pur con il necessario adattamento rende benissimo lo spirito di morte costante che accompagna la famiglia Creed. Ovviamente in epoca di magra salta fuori l'ennesimo, inutile remake, che oltre a non inquietare un decimo dell'originale, si permette di stravolgere buona parte della vicenda tradendo non di poco lo spirito del romanzo e culminando in un finale penoso.
MEMORABILE: La sorella malata di Rachel accartocciata che finisce giù nel porta vivande.
Sembra che quasi tutti i remake moderni non riescano a risultare utili per svecchiare la loro controparte; e forse il problema vero è proprio lì: quasi tutti i remake operano su film che risultano godibili anche oggi. Pur rimanendo aderente per una buona ora al romanzo kinghiano, viene meno l'atmosfera plumbea e irredimibile che nel capostipite la faceva da padrona. Troppe concessioni ai jumpscares truffaldini e qualche discesa involontaria nel ridicolo (la scrittura del personaggio della bambina non aiuta) affondano il film. Mediocre.
MEMORABILE: Il vicino che esplora la casa; I depistaggi per coloro che hanno all'attivo il film della Lambert; Padre e figlia fianco a fianco nel letto.
Non male come film e nemmeno come remake. Ovviamente ci si attendeva di più. Tralasciando le enormi differenze col romanzo/capolavoro, il film coinvolge poco e scade a volte nel banale. Non mancano le scene raccapriccianti, che sono girate egregiamente. Il migliore del cast, John Lithgow, sottotono. Si poteva evitare di fare il remake? Sì, ma comunque non è tutto da buttare.
Remake del bel film della Lambert di cui ricalca più o meno molti elementi, senza inserire particolari novità , se non poche. Non ci si annoia, le ambientazioni sono abbastanza efficaci e la confezione è buona. Però il grado di coinvolgimento è basso e di paura ed inquietudini nemmeno a parlarne. Non brutto, ma era proprio necessario? La delusione è comunque notevole, visti i nomi dei due registi che nel film precedente avevano alimentato ben altre speranze.
Se non avete visto il prototipo, vedetevi quello, altrimenti forse è meglio dedicarsi alla lettura del libro di King.
Il nuovo Pet Sematary si rivela essere un film potabile e assolutamente non brutto, ma anche una mezza delusione. Forse le aspettative erano troppo alte, ma bisogna ammettere che questo ennesimo remake è il classico horror usa e getta, ovvero visto e dimenticato. L'atmosfera plumbea e spettrale è la cosa più riuscita mentre la trama, per quanto non noiosa, è spesso piatta e non riesce a creare un minimo brivido. Sicuramente non lascerà segni nella cinematografia horror.
Fosse stato tutto al livello del nerissimo finale avremmo avuto una gemma opaca, distante dalla carta stampata ma comunque perforante. Invece prima le sorprese registiche di Starry eyes (bravini in fondo lo sono anche qui) disperdono la paura, l’agonia e l’angoscia che il peso del lutto scava dentro, concentrandosi su inappropriati jumpscares o sulla forza delle visioni e confezionando l’ennesimo compitino da major. Ottimo Lithgow, Clarke non lascia nulla e la piccola Laurence scivola nel tragicomico. E’ risorto ma non è più lo stesso.
Ed ecco un’allegra famigliola e il loro bel gattone abbracciati dai verdi boschi del Maine. Questo remake si avvale di un buon cast, una fotografia ottima e quasi nessun effetto speciale, vero punto di forza della pellicola. La storia subisce una buona dose di modifiche finendo per perdere l’efficacia del libro, ma soprattutto per non evidenziare correttamente la forza maligna che aleggia sulla foresta. Non troveremo la mano di Rachel a chiudere l’opera e terrorizzarci ma un party da notte dei morti viventi o dementi. A voi la scelta.
Non malaccio questo remake, almeno sino alla parte finale. Il dramma centrale del racconto di King è sempre coinvolgente e i registi riescono a tenere il timone nonostante il vezzo di metter sul fuoco troppe pietanze (il trauma della moglie e di Lithgow). Clarke è superiore alla media dei cast atuali e persino il mocciosame si comporta discretamente. Peccato che al redde rationem si scateni la solita ansia: quella di far vedere troppo; e il troppo è di fattura grossolana (il wrestling con la figlia).
Viste le ultime pessime riletture di opere kinghiane (It) ci si poteva aspettare il peggio. Invece nella prima parte, quando il film segue quasi pari pari il bel film della Lambert, le cose funzionano; anzi, gli spunti visivi sono anche superiori. Il film crolla disastrosamente nella seconda parte, quando imbocca la sua strada e si piega al becero gusto dell'horror attuale con la piccola Ellie trasformata in una sorta di Sadako e improbabili incontri wrestling tra parenti. Clarke sempre ingrugnato non convince, Lithgow inferiore a Gwynne. Pessimo il finale.
MEMORABILE: Le nebbioline intorno alla casa; La location del cimitero indiano; Il gatto zombi (ma meglio quello del film della Lambert con gli occhi di fuoco).
Un rifacimento onesto e discreto che ha il grande svantaggio di confrontarsi con il superlativo capostipite di Mary Lambert. Non ne possiede la stessa forza e vive di rendita per un romanzo grazie al quale è difficile sbagliare qualcosa. Gode di una buona fotografia e di movimenti di camera di ampio respiro, ma sono dettagli tecnici che, almeno in questo caso, hanno un peso relativo per la riuscita dell’opera. Quel poco di modifiche che sono stato apportate non spostano nulla se non in negativo e anche i momenti coinvolgenti si contano sulle dita di una mano.
MEMORABILE: Il funerale di un cane con i bimbi in maschera.
Remake curato nella confezione e nelle atmosfere, con un invecchiato e carismatico John Lithgow. Anche il lato orrorifico acquista nuovo smalto soprattutto per quanto riguarda il personaggio della figlia. La scelta di distaccarsi dal modello cinematografico nell'ultima parte della sceneggiatura ha però un effetto discutibile, non tanto per un discorso purista di fedeltà alla vecchia pellicola (indipendentemente dal romanzo) quanto per una minore efficacia che alla fine lascia perplessi, compromettendo la buona riuscita. Infatti il voto è generoso e siamo ai limiti della sufficienza.
Il film sembra un po' la montagna che partorisce il topolino. Tanto rumore per nulla insomma, dal momento che i veri momenti topici si riducono agli ultimi 10-15 minuti. Per il resto calma piatta per un film che avrebbe dovuto incutere terrore ma che invece fa solo sorridere per le tante ingenuità presenti sia nella sceneggiatura che nei comportamenti dei personaggi. La regia e il cast sarebbero pure discreti, alla fine, ma è proprio l'ossatura che manca. Senza contare alcuni plot-hole importanti. Evitabile.
Non è girato male, qualcosa qua e là è stato cambiato e la prima parte con la figlia post incidente non è male. Ma se si è visto l'originale, si finisce per domandarsi il perché di questa operazione; e non si trova una risposta convincente. A quel punto, aver cambiato qualche scena (ad esempio l'incidente) non basta a giustificare l'operazione, non aiutata anche dagli "spettrali" avvertimenti al protagonista e dalla minor forza della storia della sorella malata. Comunque resta vedibile, soprattutto per chi non ha visto il capostipite.
MEMORABILE: Il ragazzo investito; Nel montacarichi; "Smettila di lottare, essere inutile".
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Partiamo dal presupposto che il film originale era molto fedele al romanzo. Questo me lo ricordo molto meno, ma a me sembrava fosse un reboot del film e anzi meno aderente al romanzo del film originale.