Per quaranta, cinquanta minuti di grande cinema scorsesiano tocca sorbirsi leziosità e riempitivi troppo smaccatamente artificiosi e superflui per non protestare. Se un film dura quasi tre ore deve avere i numeri per farlo e THE AVIATOR non li ha. In parte perché la storia del ricco Howard Hughes (mirabilmente interpretato da Leonardo DiCaprio) non era forse così facilmente romanzabile, in parte perché la regia di Scorsese la frammenta troppo, mescolando senza sufficiente logica le due passioni di Hughes (il cinema e gli aerei), alternate lasciando il cinema sullo sfondo e documentando soprattutto il perfezionismo maniacale di Hughes per l'attendibilità della ricostruzione storica in HELL’S ANGELS...Leggi tutto (da noi uscito come GLI ANGELI DELL’INFERNO), kolossal costato per l'epoca cifre esorbitanti. L’amore per Katherine Hepburn (cui dà il volto la brava Cate Blanchett) occupa le parti più sfibranti, quelle durante le quali si fatica a non guardare l'orologio, ma è l’insieme a risultare spesso pedante, tronfio, privo di anima. Scorsese dà il meglio di sé nelle sequenze spettacolari (da cineteca la panne in quota e il relativo atterraggio “di fortuna” sul tetto di una casa), si esalta quando si lascia coinvolgere dalle sfide impossibili di Hughes (la costruzione dell’Hercules, gigantesco aereo da 90 metri di apertura alare) ma crolla quando sonda la sfera privata del miliardario, la sua ossessione per la pulizia e l'igiene, i suoi amori difficili. Formalmente impeccabile, THE AVIATOR resta tra le prove più fiacche del regista, che non riesce a coinvolgere nonostante un ottimo DiCaprio.
Un film sulla vita di Howard Hughes non può che essere un kolossal. Se poi a dirigerlo è Scorsese non può che essere un atto di amore per il cinema. Ovvero non può che essere di fatto un film su Orson Welles! Come Welles si ispirò a Hughes per il suo Citizen Kane, così Scorsese prende proprio Welles e quel film come referente, sia nella struttura (piani sequenza e profondità di campo) che nella superba interpretazione di Di Caprio, furente mix di Welles, appunto, e di Brando. Bello ma non per tutti.
Pur essendo indiscutibilmente ben fatta questa opera di Scorsese non riesce a convincere appieno. Decisamente troppo lungo, quasi tre ore, non riesce ad essere incisivo per tutta la sua durata. Ci sono immagini bellissime (le scene con i flash dei fotografi) ma anche momenti di stanca notevoli. Di Caprio si danna l'anima per restituirci le inquietudini del protagonista ed indubbiamente la sua recitazione è esente da critiche, ma a mio avviso non era l'interprete ideale per il ruolo. Vedibile.
Film dedicato alla figura leggendaria di Howard Hughes ed in particolare alle sue grandi passioni (cinema ed aviazioni) ma anche ai lati più paranoici del suo carattere (l'ossessione per l'igiene); Scorsese realizza un film sicuramente non perfetto ma dal quale traspare il grande interesse per questo insolito personaggio e che regala alcune sequenze di grande impatto (quella dell'incidente aereo ad esempio) degne del grande filmaker qual'è. Di Caprio si conferma un attore maturo e regala un'interpretazione ricca di sfaccettature.
Biografia del celebre regista, produttore e milionario Howard Hughes proposta da uno Scorsese ai massimi livelli. Bellissima ricostruzione della Hollywood degli anni '30, con un'indimenticabile lavoro sulle scenografie e sui costumi e con un cast superbo. Di Caprio è eccezionale in un ruolo non facile qual'era quello del tormentato Hughe, la Blanchett e la Beckinsale sono straordinarie, Reilly, Alda, Holm e un sorprendente Baldwin sono a loro volta indimenticabili. Da riscoprire.
Uno Scorsese annacquato e stranamente poco incisivo per quello che forse passerà alla storia come il suo peggior film in assoluto; la storia di Hughes ricorda alla lontana quella di Kane in Quarto Potere, ovvero quella di un uomo che per la sua avidità si rovina con le sue mani e fa crollare un impero finanziario. Scorsese delude per la seconda volta di seguito dopo Gangs of New York. Fortunatamente si riprenderà col film successivo. Due e mezzo.
Un film eccentrico e poco coerente, come la vita del protagonista, dove si esaltano la perizia e l'estetica di Scorsese e alcuni passaggi degni (l'incidente aereo, la censura cinematografica, i capricci con la Hepburn) ma ci sarebbe anche diverso materiale da tagliare (parte del glamour, tutte le fobie). Va anche detto che Di Caprio migliora scena dopo scena e la Blanchett e la Beckinsale sono ben intonate. Le scene aeree? Accurate e quindi lodevoli ma anche troppo patinate e artificiali (terribile lui che fa le riprese dal biplano).
Un film sull'ambigua figura di Howard Hughes, aviatore e produttore cinematografico statunitense e interpretato da Leonardo Di Caprio. La mano di Scorsese si nota però il film risulta in molti momenti, soprattutto nella seconda metà del film, molto lento e in un film di questa lunghezza una lentezza del genere si paga. Lontano parente dei capolavori di Scorsese.
Perfetto dal punto di vista formale, inappuntabile per la regia e con un cast in forma e ben diretto. Ha anche il merito di soffermarsi su una figura interessante come quella di Howard Hughes, non nascondendo affatto i suoi lati oscuri (la mania per l’igiene). Tuttavia dietro tanta perizia tecnica e scintillio formale, si avverte una certa freddezza di fondo. Si guarda abbastanza con piacere ma senza vero coinvolgimento. Mancano il pathos e quella magia, ma non la bravura, di tanti altri film di Scorsese. “Solo” un buon film.
Il personaggio Howard Hughes meritava senz'altro un film che raccontasse una parte importante della sua vita. Americano fino all'osso, intraprendente e coraggioso. Scorsese ne fa addirittura un eroe, racconta anche le debolezze dell'uomo Hughes ma lo fa in modo che anche queste risultino positive, o comunque dipendano da qualcun'altro (la madre). Omette però di raccontarne la fine (pure "interessante") credo per lasciare un'immagine grandiosa, come quella nave che può anche volare, che è l'Hercules. Frenetico, spettacolare e... troppo lungo.
MEMORABILE: La visita a quella casa di snob, che sono la famiglia di Katharine Hepburn.
Scorsese ha creato con questo film uno dei suoi più grandi capolavori. La trama scorre fluidamente; lodevole il lavoro di montaggio che alterna le scene in modo ottimo, così che la pellicola risulti avvincente per tutta la sua (non breve) durata. Superbe la fotografia e la scenografia, eccelsa la regia. Il tutto è accompagnato da un gran cast, che vede primeggiare una mirabile Blanchett ma soprattutto uno straordinario DiCaprio, che la fa da padrone. Eccettuato il finale e pochissime scene superflue, un film di altissima qualità.
MEMORABILE: "Oh Dio, Howard, tu ascolti le mie telefonate?" "No! No! No, tesoro! Mai farei questo, mai farei questo! Io... leggo solo le trascrizioni, ecco tutto".
Biotopic di un miliardario con tante passioni e tante ossessioni, in The Aviator la regia di Scorsese appare meno ispirata che altrove, quasi dispersiva ed incerta sulla chiave di lettura del personaggio. Se le parti dedicate all'aeronautica sono avvincenti e con sequenze altamente spettacolari, il coté romantico, con gli amori con dive hollywoodiane, non riesce ad evitare l'effetto "museo delle cere". A convincere senza riserve è invece la prova di Di Caprio, che passa credibilmente dall'entusiasmo del pioniere alla disperata solitudine del paranoico. Film non del tutto riuscito, ma da vedere
L'eccentrico miliardario Hughes in questa valida trasposizione in cui DiCaprio sfodera le sue doti migliori mentre la Blanchett appare odiosa e troppo stereotipata. Scorsese narra, forse con lieve, eccessiva lunghezza, le gesta di un personaggio mecenatesco e realizza un film lusinghiero con momenti interessanti creando una valida introspezione psicologica del protagonista.
Quando Martino "sbaglia" un film esce fuori The aviator, ovvero una pellicola sempre di qualità ma molto meno ispirata del solito sotto il profilo della regia, che non regala le perle a cui Scorsese ci ha abituato nel tempo. E poi la lunghezza non indifferente si fa questa volta sentire parecchio perché la storia non riesce a incidere fino in fondo, oscillante tra la veemenza della passione per il volo e la moscezza delle storielline con la Hepburn e la Gardner. Discreto DiCaprio, funzionali gli altri. Insomma, l'avrebbe potuto girare chiunque. Anonimo.
Unica pecca la durata, se consideriamo che il film narra i primi vent'anni di successo di Hughes ignorando completamente l'ultima fase di declino e di isolamento (qualcosa poteva essere "sforbiciato" per farne una biografia completa). Il cast è formidabile ed esteticamente "conforme" agli originali. In particolare Di Caprio ci regala un'ottima interpretazione, accanto alla bella e brava Blanchett (avessi dovuto immaginarmi la Hepburn nel quotidiano, l'avrei immaginata così). Il film è elegante nella sua opulenza e alterna documenti reali dell'epoca.
MEMORABILE: "C'è troppo Howard Hughes in Howard Hughes, eccolo il problema"; Katharine Hepburn.
Dedicato alla rocambolesca e straordinaria vita di Howard Hughes, il film si regge sull'ottima interpretazione di Di Caprio, che ne riesce a interpretare manie e ossessioni. Notevoli anche i ruoli riservati alle donne che hanno fatto parte della vita di Hughes, a cominciare da quell'Ava Gardner degnamente interpretata da Kate Beckinsale. Nel complesso, non lo reputo all'altezza di tanti altri capolavori di Scorsese, ma resta un buon esempio di cinema, di durata forse eccessiva.
Biopic ispirato, dalla bellissima e meticolosa ricostruzione storica; opera di uno Scorsese che ci trasmette tutta la sua passione per il cinema d'altri tempi. DiCaprio tratteggia al meglio la maniacalità e la paranoia di Hughes, ce la fa sentire e riesce anche nell'impresa di farci empatizzare con lui senza risultare antipatico. Bene anche il cast di contorno e la colonna sonora. Un appunto va fatto alla lunghezza, che a tratti risulta eccessiva, anche se il ritmo non langue quasi mai. Notevole.
Il biopic su Howard Hughes, tycoon geniale, visionario e gravemente disturbato, è uno spettacolone rutilante di colori, girato con un cast smisurato, straordinaria abbondanza di mezzi e il mestiere sopraffino di Scorsese. Ma se gli ingredienti sono ottimi, il risultato non è quello di Casinò, di cui non eguaglia minimamente la straordinaria fluidità narrativa. "The aviator" è un gran bel film, l'altro un indimenticabile e forse non eguagliabile capolavoro. E DiCaprio non è De Niro.
Biografia di un personaggio a dir poco eclettico e ossessivo, splendidamente interpretato da Di Caprio, il quale dimostra la sua bravura e il suo non essere mai sopra le righe anche quando è alle prese con personalità del genere. Dal punto di vista tecnico il film è impeccabile: regia solida, scenografie eccezionali e fotografia davvero stupefacente; pecca un po' dal punto di vista della sceneggiatura, che fa pesare la lunga durata e in alcuni casi mostra delle ripetitività evitabili. Menzione speciale alla Blanchett, che meritava più spazio.
Storia del miliardario Howard Hughes, pioniere nell'aviazione e produttore cinematografico. La narrazione descrive le vicende personali del protagonista; non accattiva quando si tratta di donne (discreti però i dialoghi con la Blanchett) e punta a riprese spettacolari per i voli. Scorsese non riesce a dare un vero filo conduttore e conclude in modo farraginoso con richiami infantili solo accennati. Di Caprio regge bene il ruolo mentre intorno a lui si parla solo di soldi, tanto da arrivare a noia.
MEMORABILE: Il pranzo a casa Hepburn; L'aereo che precipita sulle case; Il confronto col senatore.
Non il miglior Scorsese, anche perché fuori dai suoi canoni, ma un film sicuramente interessante almeno come biopic. Anche perché gli addetti ai lavori sostengono che il film sia molto vicino a quella che è stata la realtà. Storia atipica di un miliardario che non rispetta le regole dell'american dream ma vive la vita tutta d'un sorso senza farsi mancare niente. Nemmeno psicosi e disturbi ossessivo-compulsivi. Di Caprio non ai livelli di altri film con Scorsese e cast tutto sommato sotto tono. Da Scorsese ci si aspetta sempre di più.
Storia di Howard Hughes: regista, produttore e aviatore. La sua vita meritava di essere raccontata, magari senza le troppe lungaggini che Scorsese ha pensato bene di apportare (la durata di quasi tre ore è eccessiva!). Comunque buon film, con una prima parte più scorrevole e interessante della seconda. Leonardo DiCaprio in grande spolvero: immedesimazione nel ruolo perfetta.
La mano di Scorsese si vede e si sente sulla pelle, affiorando a più riprese e garantendo il visibilio. Tuttavia, a non convincere pienamente è proprio la vita di Hughes, che poteva essere racchiusa in un metraggio inferiore senza perdersi nulla di vitale per strada. Non mancano gli eccessi, la visione di chi cerca di andare oltre i limiti, ma i momenti in cui la sostanza latita fanno sentire il fiato sul collo. Nulla di cui disperarsi perché l’interpretazione di Di Caprio lascia sempre un segno tangibile che garantisce gradimento. Si vede una volta soltanto e non oltre.
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la fobia di Hugues qui solo adombrata, in realtà si aggravò sempre più con il passare del tempo; esistono foto del magnate completamente bendato mani e viso per paura dei germi