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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Prendendo liberamente spunto dal romanzo omonimo di Michele Serra, Francesca Archibugi prova a mettere in luce il carattere delle nuove generazioni contrapponendolo a quello quasi opposto delle vecchie rappresentato da Bisio, qui conduttore di una trasmissione Rai che non riesce in alcun modo a relazionarsi col figlio Tito (Bacchini): appena prova a interessarsene quello gli dà dell'invadente, quando lo rimprovera si prende del pedante scocciatore o peggio. Senza il sostegno di una moglie che lo aiuti nella decifrazione del carattere di Tito e dei suoi amici Giorgio si sente perduto, compreso solo dal suocero (Ponzoni) a lui sempre rimasto legato.

Attraverso il difficile rapporto padre-figlio...Leggi tutto la Archibugi allarga l'indagine a un mondo tutto da scoprire, quasi inattaccabile dai genitori ed espresso da relazioni d'amicizia forse troppo strette o sentimentali che paiono fredde, mai davvero passionali. Al contrario di quelle che ha coltivato suo padre fin da quando ripetutamente tradiva la moglie, anche con la cameriera (Truppo). A prima vista la ragione, la logica, il rispetto e l'educazione sembrano appartenere tutte solo a chi pensava bastasse crescere i figli tradizionalmente ignorando l'abisso che divide invece epoche diversissime.

In una Milano che fa da sfondo poetico e leggero una storia toccante, che Bisio è bravo nell'interpretare con grande umanità rinunciando alla tentazione di avvicinarsi anche marginalmente all'ironia e alla facile battuta. Chi guarda è portato inevitabilmente a solidarizzare con lui provando irritazione nei confronti di un figlio viziato, irriverente, irrispettoso che a molti di certo verrebbe voglia di raddrizzare a ceffoni. Ma non è sempre così facile, specie se si tratta come in questo caso di un atteggiamento diffuso e condiviso. Per tracciare i suoi ritratti la Archibugi alterna momenti indubbiamente indovinati a fasi di raccordo invece sintetizzabili, che appesantiscono di frequente la narrazione, e a semplicizzazioni che indicano uno schematismo di fondo dal quale era forse opportuno allontanarsi evitando qualche ripetizione ridondante.

Ad ogni modo si capisce come una traccia forte da seguire esista, come la voglia di descrivere un problema vero sia sincera, come si esca da certa superficialità attraverso personaggi psicologicamente complessi (molto brava la Truppo a rendere il suo), complicità amicali che rifuggono il facile qualunquismo (Alberti). Si individua insomma una maturità di fondo che piace, purtroppo non sempre supportata da un'efficacia registica che avrebbe aiutato a rendere più scorrevole e gradevole il film. E' però anche il tocco femminile insolito, mai banale, della Archibugi a ispessire una sceneggiatura solo a tratti capace di dimostrarsi ficcante come dovrebbe e potrebbe essere.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 26/11/17 DAL DAVINOTTI
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Markus 27/11/17 10:11 - 3682 commenti

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Dopo un mero remake francese (Il nome del figlio) la Archibugi mette in scena l'omonimo romanzo di Michele Serra. Il rapporto padre/figlio dei nostri disgraziati giorni viene sviscerato attraverso dialoghi e situazioni che un'attenta regia riesce a non rendere quasi mai banale (specie sul versante adulto, con un Bisio convincente). Il film è soprattutto una fotografia - credo abbastanza fedele - dell'atavico scontro generazionale tra genitori (con qualche rancore) e i giovani di oggi (dietro l'angolo il temibile effetto Notte prima degli esami).

Lou 28/11/17 14:46 - 1119 commenti

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Ispirandosi al libro di Serra, l'Archibugi affronta il tema del rapporto padri-figli in modo fresco e diretto, con una suggestiva ambientazione milanese. La sceneggiatura è però esile, con un quadro che tende a infierire più sugli smarrimenti degli adulti che sull'indolenza giovanile. Il giovane Gaddo Bacchini rappresenta egregiamente i tipici atteggiamenti degli adolescenti sdraiati, al padre Bisio manca invece qualche sfumatura per apparire più credibile. Musica decisamente inappropriata.

Bruce 29/03/18 11:51 - 1007 commenti

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Distante dal testo omonimo di Serra, il film della Archibugi è una commedia malinconica che esprime la difficoltà di relazioni tra figli e genitori negli anni della adolescenza. Ambientato nella Milano borghese del centro città, vede Claudio Bisio protagonista in un ruolo lontano dalle sue corde di comico. Tutto rimane abbozzato, anche nei dialoghi, manca un adeguato approfondimento che renda davvero partecipe lo spettatore di quel che vede. Accompagnato da un tema musicale triste e talmente ripetitivo da rendere fastidiosa la visione. Evitabile.

Galbo 23/04/18 04:26 - 12380 commenti

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Il tentativo di costruire un racconto sulle differenze generazionali si infrange per la Archibugi sui difetti tipici del cinema italiano, incapace di concepire storie di ampio respiro e che preferisce rifugiarsi sugli stereotipi e personaggi banali e mono dimensionali in preda ai cliché narrativi. Passabile la prova di Claudio Bisio, da dimenticare quella dei giovani attori che recitano come nelle serie televisive di discutibile qualità. Apprezzabile la scelta delle location che almeno evitano le solite ambientazioni da cartolina. Mediocre.

Paulaster 19/04/18 10:11 - 4391 commenti

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Padre separato cerca di recuperare il rapporto col figlio. Attenzione all'adolescenza nell'età di maggiore incomunicabilità familiare, osservata dal punto di vista dei giovani. Le dinamiche tra i ragazzi sono centrate ma i ruoli degli adulti esprimono scarso realismo. Bisio è troppo impostato e arrendevole per ciò che capita e sul finale si cerca la via facile. Piccole situazioni (la barista, la fidanzatina, lo psicologo) vengono accennate e poi fatte sparire.
MEMORABILE: La barista che si sveste immediatamente.

Marimba69 15/05/18 09:35 - 28 commenti

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Ennesimo film sugli scontri generazionali, con un padre sin troppo apprensivo che con i suoi sforzi di ricomporre il rapporto con il figlio adolescente ottiene invece l'esatto contrario. Un Bisio sobrio e misurato come non mai in un film più che discreto che però evidenzia la mediocre dizione degli attori più giovani (delle loro frasi non si comprende quasi nulla, salvo le parolacce ad alta voce), bravi comunque nel caratterizzare i loro ruoli. Ottimo Ponzoni, suocero-amico di Bisio.
MEMORABILE: "La risonanza magnetica è giusta: sta bene, è sempre stronzo..."

Gabrius79 5/06/18 11:40 - 1420 commenti

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Una commedia sui rapporti generazionali tra genitori e figli che non desta il benché minimo interesse fatta eccezione per la consueta professionalitá di Claudio Bisio (che poi non è neppure al meglio). L’Archibugi cerca di confezionare un prodotto appetibile ma senza coinvolgere, anzi spesso prevale la noia. Piacevole il cameo di Cochi Ponzoni. Francamente ci si aspettava qualcosa di più su tutto.

Muttl19741 5/09/18 21:13 - 163 commenti

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Film sullo scontro e sull'estrema difficoltà di comunicazione tra un padre di successo, intellettuale separato, confuso dal suo caos interiore e il figlio, ribelle, casinaro e indolente. Con delicatezza la Archibugi parla di amori profondi e dolorosi, di amori tormentati tra post-adolescenti e di amori finiti. Lo sguardo della regista è nostalgico, mai patetico però, sicuramente (almeno in parte) autobiografico. La recitazione è ottima.

Nando 31/10/18 15:52 - 3810 commenti

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I tormentati rapporti tra un padre famoso presentatore e donnaiolo impeninente e il figlio adolescente. Dope una prima parte lievemente in sordina si assiste a una seconda che presenta alcuni momenti emotivamente interessanti. Nel complesso accettabile, con un Bisio in discreta forma, ben coadiuvato da un saggio Ponzoni. Discreti i due giovani protagonisti.

Victorvega 3/02/21 16:24 - 501 commenti

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Non male, anche se sarebbe stato lecito aspettarsi un po' di più. Il film è centrato sul rapporto padre figlio ma, per scegliere questa via, la sceneggiatura apre fin troppe parentesi, accenna a un gran numero di personaggi e situazioni che, al momento in cui appare chiara l'intenzione di sviluppare la tematica principale, si dissolvono lasciando un qualcosa di incompiuto al tutto (specialmente la figura della barista, disegnata a un punto tale che appare sanguinoso non svilupparla). Tra gli interpreti occorre menzionare la bravura della Truppo.

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  • Discussione Mauro • 7/06/22 11:39
    Disoccupato - 11929 interventi
    Segnalo che nei titoli di coda è segnalato Giovanni Storti, ma si tratta di un omonimo dell'attore del trio Aldo, Giovanni e Giacomo (anche se su imdb è stato erroneamente considerato come l'attore del trio).
    Ultima modifica: 9/06/22 07:31 da Zender