Most beautiful island - Film (2017)

Most beautiful island
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Titolo originale: Most Beautiful Island
Anno: 2017
Genere: drammatico (colore)
Note: Presentato al XXXV Torino film festival nella sezione "After hours".

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 26/11/17 DAL BENEMERITO COTOLA
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Cotola 26/11/17 00:48 - 9009 commenti

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Luciana è una donna in serie difficoltà economiche e così accetta, dietro lauto pagamento, l'invito ad una festa misteriosa: cosa succederà? C'era materiale per un corto al massimo di 25-30 minuti: ed invece si è costretti a sorbirsi 80 minuti di pellicola. Peccato perché gli ultimi venti minuti sono esplosivi e di grande tensione ma sono preceduti da un'oretta quasi del tutto inutile che fa arrivare al momento clou stremati dalla noia. La Asensio sa essere anche delicata (vedi come tratta la perdita del figlio): ma forse dirigere, scrivere e recitare è un po' troppo per le sue possibilità.
MEMORABILE: Il disvelamento del mistero e la "sfida" finale.

Herrkinski 12/12/17 04:43 - 8072 commenti

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In sostanza, un dramma dalle tinte noir sull'immigrazione in America, che in questo teso momento storico degli Usa assume ovviamente un certo significato. L'autrice di Madrid mantiene un taglio europeo per la maggior parte del film, con molta mdp a spalla a spiare le difficoltà di vita della protagonista, prima di un finale clou che riporta a certo torture ma declinato in una veste differente. Forse troppo statico e con tempi sbilanciati ma dall'ottima atmosfera, sullo sfondo di una NY periferica e inquietante. Giudizio positivo ma con riserve.
MEMORABILE: Le blatte nel muro; La parte finale.

Fedeerra 15/04/18 00:08 - 770 commenti

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Il film inizia prendendosi cura di un tema assai pruriginoso; quello dell’immigrazione femminile negli USA. E mentre si snocciolano piccole parentesi sociali la pellicola inizia a tessere anche un misterioso intreccio thriller dalle sfumature torture porn. Una combinazione che inizialmente viene sfruttata bene, ma che però perde di mordente proprio quando il film inizia a svelare il suo lato più sadico e crudele.

Bubobubo 12/09/18 23:09 - 1847 commenti

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Lo spunto di grande attualità (la permanente precarietà esistenziale degli stranieri irregolari nell'America first trumpiana) viene volto in favore di un thriller minimale in cui nulla, se non la riaffermazione e la declinazione di genere della tesi principale, accade davvero. Considerato che il grosso si svolge negli ultimi venti minuti si poteva forse pensare a un build up diverso o, semplicemente, più sostanzioso; il risultato non è comunque male, anche nel finale agrodolce. Buona la prova di Ana Asensio nelle vesti della protagonista.

Marchcav 2/08/20 22:51 - 10 commenti

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Thriller indipendente a budget ridotto che riesce sia a ricreare una descrizione convincente della condizione delle giovani donne immigrate negli USA, ex (?) Terra Promessa, sia a offrire una suspense progressiva piuttosto solida. L'intreccio in sé è modesto ma il ritmo curato e la prova della protagonista riscattano il tutto. Personaggi secondari bidimensionali. Interessante.
MEMORABILE: La scena finale del gelato.

Capannelle 11/03/21 23:58 - 4399 commenti

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Film compiuto a metà che tergiversa nel descrivere la vita difficile di Luciana presa in mezzo a tanto piccoli lavori che non le risolvono il problema di essere squattrinata e che dovrebbero preparare il terreno all'ultima parte, in cui sale la tensione in merito a cosa si nasconde dietro a un ben remunerato party. La Asensio occupa bene la scena e il film si riscatta appunto nell'epilogo che, seppur ampiamente catalogabile in un genere fiorito negli anni 2000, mantiene un gusto particolare.
MEMORABILE: Il gelato liberatorio

Buiomega71 8/05/21 00:49 - 2901 commenti

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L'Asensio di Ana per blatte e aracnidi, così si potrebbe liquidare questo curioso neo thriller femmineo urbano, che inizia come un film di John Cassavetes (camera a spalla, realismo quotidiano per le strade di New York), muta in qualcosa di oscuro (non prima di alcuni segnali disturbanti come gli scarafaggioni creepshowsi che sbucano innumerevoli dalla parete rattoppata) dalle derive parapolanskiane settarie, fino alla gara da sudori freddi tra il ragno violino e il suo compare brasiliano che zampettano sulla pelle nuda). Peccato per il finale deludente, che lascia l'amaro in bocca.
MEMORABILE: I repentini cambi di scarpe da quelle da ginnastica a quelle con il tacco; La tentata fuga nel bagno; La presentazione dei due letali ragnetti.

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  • Discussione Buiomega71 • 8/05/21 10:12
    Consigliere - 25934 interventi
    L'Asensio di Ana per blatte e aracnidi, così si potrebbe liquidare questo curioso e originale neo thriller femmineo urbano.

    Parte come un dramma sociale in puro stile Sundance, con reminiscenze al cinema di John Cassavetes (parecchia camera a mano, scorci di una New York poco ospitale, alienata e cupa, ininterrotti vagabondaggi per strade e quartieri, parchi e stazioni ferroviarie) dove la Asensio sottolinea il disagio esistenziale (senza un soldo, nemmeno per pagare i gelati o permettersi un taxi) di una donna ispanica immigrata irregolare nella Grande Mela, costretta a fare i lavori più umilianti (travestita da pollo a sculettare per la strada facendo volantinaggio o occuparsi di due mostri travestiti da bimbetti).

    Poi qualcosa muta, l'atmosfera di realismo quotidiano lascia il posto all'inquietudine (le prime avvisaglie disturbanti sono un nugolo di schifosissimi bagarozzi creepshowsi , che sbucano a frotte dalla parete del bagno rattoppata alla bell'e meglio, per andare a affogarsi nella vasca dove la Asensio si stà rilassando), per poi addentrarsi sempre di più in derive parapolanskiane settarie, in un misterioso party che si tiene in un non luogo, nelle notti segrete e estreme di New York, dove l'elite decide le sorti di alcune ragazze (parecchie immigrate) a suon di dollaroni, unico obbligo vestirsi sexy e indossare i tacconi, stare alle regole e non fiatare.

    Sorprende questa svolta nerissima, e la Asensio si fa corpo, scrutando i volti terrorizzati delle altre ragazze, scoprendo che l'amicizia è solo un paravento che nasconde una doppia faccia e la sostituzione all'invito è solo una trappola, dove una elegante e raffinata cerimoniera sceglie le ragazze destinate ad entrare da quella porta occulta, dove la gente newyorkese che conta (con bicchiere di champagne alla mano) si godrà il brivido della sfida, versione orrifica e agghiacciante di Ciao Darwin.

    Sgradevoli primi piani di insettacci vari, repentini cambi di scarpette (da quelle da ginnastica a quelle con il tacco nello zainetto), una borsetta chiusa da un lucchetto dal contenuto misterioso (un pò come la scatoletta di Bella di giorno), le tentate fughe nell'angustio bagnetto stile Il maratoneta, due letali ragnetti (il ragno violino e il suo compare brasiliano, che si sfidano ad una gara da sudori freddi zampettando sulla pelle nuda, Josè Mojica Marins si sarà beato da lassù), la rigidità della Asensio che si fa ghiaccio e non traspare emozioni, un Larry Fessenden (anche co produttore del film) che assomiglia sempre di più ad una caricatura di Jack Nicholson, una bara in plexiglass, una diversa rappresentazione del cosidetto torture porn, ma senza eccessi o carni martoriate.

    Qualcosa del genere lo aveva fatto anche Amos Kollek (l'intro spiazzante e feroce di Bridget), ma la Asensio affronta il tema alla Mondo New York e dei suoi bizzarri rivolti notturni, con sensibilità e un'ottica tutta al femminile, dirigendo, scrivendo, producendo e mettendoci la faccia in prima persona, aprendo il film con toni documentaristici (occhio alle ragazze che appaiono in giro per la Grande Mela, in diverse zone della città, perchè torneranno tutte insieme) per svoltare in lidi ombrosi e sempre più opprimenti.

    Va dato atto alla novella regista spagnola di aver realizzato qualcosa di personale e a suo modo originale, anche se la chiusa finale (il gelato gustato come una liberazione) è una sonora delusione, quasi monco, come se la pellicola fosse improvvisamente terminata, proprio dove cominciava il più bello, lasciando parecchio amaro in bocca, per qualcosa di incompleto e lasciato a metà. Così come il solito divario dei luoghi comuni tra poveracci (in questo caso poveracce) immigrati irregolari vittime rassegnate e ricconi sadici che predispongono delle loro vite a piacimento, ma nell'ottica del film ci può anche stare senza fare troppe critiche.

    L'esigua durata pare valore aggiunto, qualche brivido lungo la schiena è assicurato, si astenga chi soffre di aracnofobia e la cappa di angoscia avvolge piano piano, complice anche la martellante e ossessiva OST (cosa c'è in dietro quella porta? Perchè le ragazze "invitate" alla misteriosa festa notturna sono così spaventate? Perchè una se ne esce con il suo bel gruzzoletto e quella dopo grida e scompare nel nulla? Che ruolo ha la russa Olga in tutto questo? La ricca elite newyorkese alla Eyes wide shut di quali brividi ha bisogno per alimentare la propria adrenalina?)

    Non c'è catarsi e nemmeno la legge dell'occhio per occhio e il merito del film, forse, stà proprio in questo, discostandosi dalle solite tematiche vendicative, lasciando un retrogusto amaragnolo e alquanto realistico (brutto finale escluso).

    Dopo una fugace uscita agostana nei nostri cinema, il film è approdato su Rai 4, ma , per il momento, assente nel mercato italico dell'home video.

    Avendo preso il dvd spagnolo della Karma (audio inglese/spagnolo, sub spagnoli), è curioso come (anche se i dialoghi sono ridotti all'osso, e i più comprensibilissimi) tutti i personaggi abbiano l'accento del loro paese parlando inglese (la Asensio quello spagnolo, Olga quello russo, i china quello cinese, il tassista indiano quello indiano, dell'India, appunto) sicuramente andato perso nel doppiaggio italiano.


    Ultima modifica: 8/05/21 13:47 da Buiomega71