Moglie di camorrista approfitta della generosità di volontari di una masseria urbana per nascondere il marito latitante. Sceneggiatura che mescola echi criminali, sociologia di un territorio e spirito civile per raccontare gli sviluppi di una convivenza forzata. Opera seconda di Di Costanzo, segue l’approccio documentarista cercando di mandare un segnale o di comunicare una triste resa. Intensa la Giordano che somiglia a Pina Bausch (per cui ha danzato). Interessante per lo scavo nei sottili meandri di una Napoli di quartiere.
MEMORABILE: Le minacce della madre ai figli altrui.
Nel caleidoscopio spesso sgranato dei film ambientati nella ormai ritrita etica gomorroide, "L'intrusa" si distingue per una sottile dolcezza di rapporti più silenziosi che dialogati, con tempi teatrali misurati e intriganti. La masseria sociale è un pretesto ben costruito per mostrare paure e reazioni forse prevedibili; ma dalla logica tutta al femminile, dunque validissimo contraltare al concetto di base. Il casting è curato e di ottimo livello, la sceneggiatura asciutta ed efficace. Gran boccata di ossigeno.
Di Costanzo resta, fortunatamente, fedele a se stesso e ripropone un cinema rigoroso e di grande impegno civile che riesce a coinvolgere, pur senza mai servire allo spettatore alti picchi d'intensità emotiva. E il suo enorme merito, al netto di una stringatezza che può sembrare eccessiva e quasi superficiale, è quello di seminare fecondi interrogativi, senza mai dare risposte certe. Anzi: si diffondono dubbi e si portano avanti i punti di vista e le ragioni che (quasi) tutti hanno. Il finale, anche se non manca il colore della speranza, è amarissimo ma mi è sembrato l'unico possibile.
Di Costanzo persegue l'idea d'un cinema fortemente dialettico, in cui lo spettatore è chiamato a interrogarsi su ragioni e torti, miserie e nobiltà di ciò che vien rappresentato. Consustanziale a questo confronto/scontro con chi guarda è uno sguardo antiretorico, impegnato a dar conto delle ragioni di molti senza (quasi) mai sfumar nel pedante o nella demagogia. Così i dubbi di Giovanna (il cui corpo secco e la cui stessa favella alla De Filippi crepitano col contesto) diventano specchio delle nostre fragilità come di un coraggio doveroso e necessario.
Di Costanzo dopo L'intervallo regala un'altra pagina napoletana di camorra e tentativo di redenzione con una pellicola speciale, fatta di momenti poetici labili e senza cercare sensazionismo gratuito. Il risultato è validissimo, con un cast di attori veritieri e situazioni che generano pensieri e riflessioni contrastanti. Finale che lascia ampia scelta di orizzonti.
Una storia apparentemente ordinaria che però solleva molte questioni di ordine sociale e morale, legate a una realtà complessa e contraddittoria tra malavita e slanci di generosità. Di Costanzo affronta il tema dei figli del disagio urbano, accolti in una sorta di masseria che funge da laboratorio rieducativo guidata da una ferrea e motivata responsabile (una Giordano perfettamente a suo agio). Un racconto serrato e senza fronzoli, a volte duro e girato in modo documentaristico adatto alle situazioni limite, rischiose per la comunità stessa. Scuote.
MEMORABILE: Le gigantografie di Gabriella Giandelli; Giochi e risse; Mr Johnes; I dubbi di Giovanna e la decisione di Maria; La festa in cortile.
Di Costanzo torna a indagare gli angoli più bui di certe province campane e lo fa con mano ferma e sicura soprattutto quando è il momento di ritrarla – quella mano – estirpando dal narrato qualsivoglia giudizio: solo domande che danno da pensare e che fanno riflettere cercando di smuovere qualche coscienza. Una radiografia di sentito impegno sociale a cui va assegnato un plauso alla direzione attoriale dei bambini che ricorda (con le dovute differenze) certo Kiarostami.
Giovanni dirige da anni un centro in cui si ritrovano dopo la scuola i bambini di un quartiere napoletano. Un giorno offre ospitalità ad una donna con due bambini, non sapendo che si tratta della moglie di un boss in procinto di essere arrestato per omicidio... Film asciutto e semi-documentaristico che affronta con rigore questioni etiche urticanti su come si debba reagire di fronte ad atteggiamenti negative, senza ricorrere a ricatti sentimentali e neppure facili soluzioni a fronte di problemi complessi radicati in realtà urbane degradate. Molto convincenti le prove del cast.
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DiscussioneNeapolis • 15/04/19 22:55 Call center Davinotti - 3081 interventi
Raffaella Giordano si dimostra oltre che brava danzatrice anche una valente attrice alla sua prima importante apparizione.