Siamo in un sommergibile sovietico ma non siamo in guerra. Non in quella convenzionale, almeno. Il Secondo Conflitto Mondiale si è chiuso e, nel 1961, lo stato di perenne tensione tra Russia e Stati Uniti viene chiamato Guerra Fredda. K-19 è l'orgoglio della flotta sovietica e con i suoi missili nucleari è un deterrente formidabile da non consegnare mai al nemico, solo da “esibire”. Purtroppo non è il massimo dell'affidabilità e quando al prudente comandante (Liam Neeson) ne subentra uno più deciso (Harrison Ford) retrocedendo il collega di un grado, cominciano le tensioni. A prima vista sembrerebbe un film di sommergibili piuttosto atipico: mancando l'emozione della guerra diretta la situazione...Leggi tutto dovrebbe essere un po' diversa; infatti i casini se li combinano da soli, i compagni comunisti, col reattore nucleare che prende a surriscaldarsi... Lo sforzo di Kathryn Bigelow è stato quello di rendere appassionante un soggetto un po' moscio, che non potendo ricorrere alle battaglie classiche utilizza tutti i luoghi comuni del genere per vivacizzare la monotonia dovuta all'assenza di azione “vera”; purtroppo la sceneggiatura non è sempre chiarissima e spesso capita di non comprendere qualche passaggio. Se non fosse per le riconosciute capacità della Bigelow potremmo tranquillamente parlare il film “sbagliato”, mentre invece c'è un buon ritmo dall'inizio alla fine e la coppia Ford/Neeson è diretta ottimamente. E riuscire a farci accettare la faccia di Ford come comandante russo è già di per sé impresa da ricordare. Di certo dalla Bigelow ci si aspetta ben altro che un canonico film subacqueo: U-571, ad esempio, gli è molto superiore, nel campo. Cambia il punto di vista (i russi!), ma se non ce lo dicevano chi se ne accorgeva?
Film abbastanza ben recitato. E potremmo finire qui, perché non c'è molto altro da dire. Il giudizio sconta una personalissima idiosincrasia per la Bigelow; e anche questa volta la pellicola sembra un compitino di un'alunna secchiona ma un po' tonta, che prende sempre 7+ ma non riesce mai a conquistare la medaglietta di prima della classe. Trama, più che deboluccia, evanescente: fosse stato prodotto vent'anni prima questo film avrebbe avuto un senso propagandistico, ma essendo del 2002 proprio non se ne capisce il perché e il percome.
Il nucleo del film è certamente la contrapposizione caratteriale tra i personaggi interpretati (bene) da Ford e da Neeson che ricordano quelle di un'altro film di ambientazione sottomarina, Allarme rosso. Rispetto al film di Scott, quest'opera della Bigelow accentua maggiormente il lato politico-ideologico e si avvicina per il carattere claustrofobico tipico dei film del genere. La regia è accorta e il film pur eccedendo forse nei tempi morti, si segnala per scene di forte impatto, come quella del sacrificio dei marinai in ambiente radioattivo.
Mediocre filmetto d'azione dove, ad una prima parte assai fiacca, si riscatta con una seconda parzialmente movimentata. Il film vive sopratutto sulla bella interpretazione di un Ford ispirato. Spento invece Neeson. Resto del cast, tolto il veterano Ackland, da dimenticare. Così così.
Anche le Bigelow perdono la trebisonda. Ma non il senso del cinema. Il suo, tutto sottratto, riesce ancora nella non facilissima impresa di far scorrere e seguire 130' di sostanziale nulla con una lievità di tocco e una fluidità invidiabili. Non le riesce però il miracolo delle 100 pistole: rendere espressivo Ford, al cui paragone Capitan Findus sarebbe stato più credibile.
Negli anni 2000 c'e stato lo scoppiare di film ambientati su sommergibili. Tematica interessante, basta però non abusarne troppo. Il film con Ford presenta tutte le caratteristiche del genere ma stanca presto. Discreto il cast, così così l'ambientazione (meno claustrofobica di quello che dovrebbe essere). Insufficiente.
Il grosso errore di fondo che la Bigelow commette in questo film è quello di voler insistere troppo su una retorica tutta patria ed eroismo tanto cara agli americani. Ma qui siamo di fronte a dei marinai russi, un pelino diversi, per cui ne escono fuori delle caratterizzazioni completamente fuori posto. Il cast limitato, poi, non fa che aumentare la noia. Inoltre il dualismo Ford/Neeson è un dejà-vu essendo identico a quello di Hackman/Washington in Allarme Rosso. Anche se storicamente fedele il film non entusiasma e presenta notevoli limiti.
Ispirato da una vicenda realmente accaduta, il film narra la storia di un sommergibile russo che incappa in una drammatica situazione che sfiora il gravissimo incidente diplomatico. Nella narrazione emerge il dualismo tra due ufficiali ed il clima claustrofobico è inframezzato da belle immagini marine. Poco drammatico ma impreziosito da una dignitosa introspezione.
La talentuosa e discontinua Bigelow, fa un film "ambiguo" nel suo essere in bilico
tra retorica patriottarda e critica al potere. La prima componente sembra, infatti, prevalere sulla seconda: i momenti pomposi sono abbastanza numerosi. La pellicola
sconta inoltre l'utilizzo di troppo luoghi comuni ed una durata eccessiva che vanifica i pochi momenti di tensione. Ben girato e confezionato ma per il resto poco o nulla, a partire dagli attori (tutti un pò scarsi) per finire all'enfatica colonna sonora.
Una storia ispirata alla guerra fredda fra le due maggiori potenze mondiali. Ma il limite viene superato (quello del rispetto della dignità umana) provocando il sacrificio di vite per ideali che alla fine non avranno mai lo stesso peso della vita. Ford e Neeson insuperabili, insieme, artefici di quella giusta tensione che mantiene il film in una condizione di accettabilità. Finale che scema in volute ragioni di discrezione e di segretezza. Cast sufficiente.
Non si può negare al film il merito di aver mostrato che i sovietici potevano essere sia umani che leali al loro sistema (nozione tuttora sconosciuta a buona parte del cinema americano ed europeo). Ciò che si può criticare è il metodo usato: si tratta, in sostanza, del classico film bellico statunitense traslato in Unione Sovietica. Quando si allontana dal gusto per l'azione, la Bigelow scivola in pomposità fuori luogo e dicotomie tagliate con l'accetta e alla lunga stanca. Buona la fotografia che esalta le ambientazioni claustrofobiche.
Mi è piaciuto molto, perché ha un altissimo livello di tensione (aiutato dalla resa claustrofobica del sottomarino), molti momenti commoventi, una regia puntuale e che quasi mai fa scemare il ritmo. Grandissimi Ford e Neeson, insieme ancora più bravi di come non lo siano già da soli; bella la colonna sonora. Un film da vedere con attenzione, anche perché racconta una pagina di storia pressoché sconosciuta.
Kathryn Bigelow non si smentisce mai: K-19 è davvero notevole! Un film claustrofobico che nello stesso tempo è avvincente e coinvolgente e soprattutto diretto benissimo. Harrison Ford in una delle sue migliori interpretazioni al cospetto di un ottimo Liam Neeson.
Quando ero bambino, oltre alla classica domanda su cosa avrei fatto da grande, mi fu chiesto anche cosa non avrei fatto, e io risposi: "Stare in un sommergibile". Facile immaginare la poco confortevole sensazione nel guardare questo film. Se a questo aggiungiamo che il sommergibile è nucleare... Però a conti fatti mi ha portato a capire quello che avrebbe potuto essere lo stato di angoscia dei protagonisti. Ottimi Neeson e Ford, ma tutto il film funziona pur nella limitatezza dello spazio a disposizione. Bello e triste il finale.
È Allarme rosso in versione sovietica, con minime concessioni allo spettacolo e ancor più introspezione nella guerra psicologica tra i due capoccia di turno, agli antipodi tra loro ma accomunati dal senso del dovere e del sacrificio per la patria. Nel filone sottomarino la Bigelow non aggiunge nulla, ricalcando fedelmente e in tono minore le dinamiche del genere. Quasi un buco nell'acqua fino alle ultime battute: la struggente commemorazione, 28 anni dopo, dei morti in quella reale disavventura è una scena delicata, toccante e indimenticabile. Evocativo.
Se non sono dipinti di rosa, i film con i sommergibili si somigliano un poco tutti. Non fa eccezione questo della regista con le palle Bigelow, ispirato ad un incidente avvenuto in piena guerra fredda reso noto solo dopo la caduta del muro di Berlino. Interpretato con professionalità, diretto con competenza, può contare su alcune scene spettacolari (l'emersione dal ghiaccio) o ad alta tensione emotiva (la squadra d'intervento destinata a morte certa) ma è anche impregnato da una retorica che spesso supera il livello di guardia.
Bel film di ambientazione sommergibilistica in clima da guerra fredda. Molto buona la caratterizzazione dei personaggi e il clima sovietico di indottrinamento delle giovani reclute. Buona la prova di Ford nei panni dell'amato/odiato capitano della nave. Tra le pellicole di genere, sicuramente una delle più riuscite. Tutta la storia si ispira a fatti realmente accaduti.
MEMORABILE: Lo spegnimento del nucleo radioattivo.
Pellicola ispirata al reale incidente del sottomarino nucleare sovietico K-19 nel luglio 1961. La regia della Bigelow è spettacolare e il ritmo avvincente non fa pesare per nulla i 130 minuti di durata. Momenti ad altissima tensione e l'ambientazione claustrofobica del sommergibile fanno il resto. Giganteschi Ford e Neeson. Ottimo.
Il "film di sommergibili" è ormai divenuto un sottogenere con una sua propria dignità cinematografica: personalmente a me piacciono sempre molto, soprattutto quando si riesce a ben sfruttare l'elemento claustrofobico. Per quanto tirando le somme finiscano per somigliarsi un po' tutti, la Bigelow ci mette del suo scegliendo sì un sottomarino nucleare russo ma concentrandosi più sulle dinamiche interne dell'equipaggio che sulla Guerra Fredda. Buon ritmo, qua e là un paio di scene coinvolgenti, Ford e Neeson con l'accento. Un po' lungo verso la fine.
Comandante con gli attributi ma esaltato dal suo ruolo, finirà per trovare un sensato equilibrio nel comando e nella propria umanità. Film freddo, verrebbe da dire, quindi ben compatibile con la storia, per dove si svolge e per le proprie implicazioni con il suo tempo. La realizzazione è sostanzialmente buona, anche se è il momento del fattaccio a catturare veramente l'attenzione dello spettatore. Prima ci si potrebbe anche un poco annoiare; cosa non accaduta comunque a me, imparziale estimatore dei sommergibili e dei sommergibilisti.
Nonostante il cast troppo americano (e comunque poco russo) per poter risultare veramente credibile, questo buon thriller da immersione può contare in una sceneggiatura ben scritta e in valide interpretazioni che ne esaltano la drammaticità. Brava la Bigelow che riesce a dosare al meglio il testosterone presente in scena, equilibrandolo con una buona introspezione di alcuni personaggi. Un po' di retorica militaresco-patriottica non si discute; in fin dei conti è un film americano.
Pellicola, che promette molto, ma purtroppo, mantiene poco, nonostante gli spunti non manchino di certo. Era lecito aspettarsi di più, anche dal duo Ford Neeson, che non sfigura, ma che non sarà certo ricordato per queste interpretazioni (il primo è perennemente imbronciato, mentre il secondo è solo triste, con aria da cane bastonato). L'inizio è interessante, con le esercitazioni spinte all'estremo. Mentre la parte centrale è sulla falsariga di tanti altri film del genere (problemi, panico, reazioni diverse: codardi e eroi). Meglio quando il reattore farà veri danni. Comunque, non male.
MEMORABILE: L'emersione spaccando il ghiaccio (la partita sulla banchisa); I danni da panico; Il dottore cura i radioattivi con l'aspirina; Radioattivi e mazziati
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