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Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Semplice vita quotidiana nella Roma di borgata, tra le baracche e la miseria. Vittorio (Franco Citti) è chiamato da tutti Accattone per via dei suoi trascorsi, ma non è che adesso sia cambiato molto: evita il lavoro perché “le bestie, lavorano” e come lui si comportano i tre, quattro amici che insieme ad Accattone trascorrono i pomeriggi seduti a far niente. Mantenuto da una donna di strada, vive orgogliosamente di stenti nonostante l'aria spesso abbacchiata. Tra il ribelle e il rassegnato, passa da una lite a una convocazione al commissariato accompagnato dalle musiche sacre scelte dall'esordiente Pier Paolo Pasolini per commentare nel modo più stridente e originale possibile una vita che di...Leggi tutto eroico o “alto” non ha proprio nulla. Recitato completamente in romanesco, vivo come vivi sono i personaggi che animano il quartiere di baracche in cui è girato, ACCATTONE colpisce per la genuinità dello stile, che Pasolini ha saputo impeccabilmente trasporre dai suoi romanzi. i difetti di lavori simili sono facilmente immaginabili e risiedono in un’ovvia mancanza di un qualsiasi intreccio. Pasolini si limita a focalizzare con l'obiettivo gli aspetti trucidi della Roma più povera indagando nella psicologia di uomini per i quali pare non esistere una vita al di fuori del proprio mondo fatto di furti, scommesse, risse e prostituzione. E’ necessario cogliere la poesia della messa in scena pasoliniana per apprezzare i suoi film, sapersi allontanare da quelle che vengono canonicamente individuate come regole del buon cinema. Inevitabilmente ripetitivo ma mirabilmente coerente. Bianco e nero di Tonino Delli Colli.

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TITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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Stubby 25/02/07 18:03 - 1147 commenti

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Bellissimo spaccato di vita quotidiana di un borgataro romano. Nonostante il film sia piuttosto lento, lo spettatore è invogliato a proseguire nella visione perché Pasolini è bravissimo nel raccontare il banale della vita quotidiana. Citti è strepitoso nella parte del protagonista, un uomo negativo ma che nello spettatore ispira molta simpatia. Da vedere.

Renato 12/08/07 13:15 - 1648 commenti

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Il primo film di PPP è di quelli che lasciano il segno... Storia di borgatari romani, quasi tutti interpretati da semi-professionisti, è raccontata con lo stile inusuale che il regista poi svilupperà in Mamma Roma. Il rispetto verso i suoi personaggi è assoluto, quasi religioso (e le musiche lo sottolineano con enfasi), ma forse la carta vincente di questo grande film sono i dialoghi, scritti sempre dal regista con la collaborazione di Sergio Citti. Di grande impatto emotivo, è un film che consiglio anche ai più fervidi detrattori del regista.

Cotola 22/12/07 00:37 - 8998 commenti

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Pur essendo appena la sua prima opera, questo film può essere considerato una vera e propria summa tematica dell’autore romano. Ci sono, infatti, le borgate romane con i loro “ragazzi di vita” di cui Accattone è un esponente un po’ più cresciuto; ci sono le donne, il cui unico destino sembra debba essere quello di prostituirsi, c’è l’alternarsi di sacro e profano sottolineato da uno splendido uso delle musiche, c’è la magnifica fotografia di Delli Colli. In poche parole un capolavoro assoluto della storia del cinema. Imperdibile!

Pigro 7/06/08 15:21 - 9623 commenti

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Film d’esordio di Pasolini, sguardo d’autore su un sottoproletariato che a quell’epoca era totalmente ignorato. Tutto è geniale in quest’opera, a cominciare dalla fotografia espressionista e dall’uso della colonna sonora che (oltraggio!) osa accostare la Passione di Bach alle attività di ladri e magnaccia. Uno stile apparentemente sciatto e tecnicamente pieno di errori per uno straordinario universo poetico. Sembra descrivere dei borgatari e in realtà descrive l’angoscia esistenziale dell’uomo di fronte all’ineluttabilità del destino.

Matalo! 14/07/08 12:03 - 1378 commenti

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Il capolavoro del regista: "Accattone" non è giudicato, benchè si possa chiamarlo verme; è seguito nel suo calvario sino all'estremo. Pasolini non è un neorealista, bastino le metafore e la musica straniante della Passione di Bach per capire che il film non vuole ritrarre i fatti dell'italia pre-boom e postbellica ma descrivere la quintessenza di un Cristo borgataro e delinquente, un uomo con una sola via d'uscita da un paese depresso, un ribelle la cui rabbia è inconsapevole ma fortissima.
MEMORABILE: "Quanto te fa brutto lavorà, Accattone"; "Ammazza ma tutto sto fero ce sta a Roma? Ma 'ndo stamo? A Buchenvald?" "Vojo morì come li faraoni".

Sunchaser 14/10/08 20:49 - 127 commenti

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Film d'esordio di Pier Paolo Pasolini, basato, come i suoi romanzi "Ragazzi di vita" e "Una vita violenta", sul sottoproletariato romano. Un film drammatico di forte intensità e di alto livello stilistico. Colpisce, in questo autore, la capacità di far emergere il mistero del sacro (nel film ci sono continui rimandi ai Vangeli) da soggetti che sono assolutamente profani, se non addirittura scandalosi. Grande interpretazione di Citti. Capolavoro.

Galbo 22/10/08 20:27 - 12372 commenti

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Folgorante esordio cinematografico dell'allora solo scrittore e poeta Pier Palo Pasolini che porta sullo schermo il mondo che popola i suoi lavori letterari, in maniera particolare il sottoproletariato romano dei ragazzi di vita e quello della violenza fisica e morale delle periferie urbane. Il film si segnala per la fotografia iper-realista, le veritiere interpretazioni degli attori (con illustri camei) e la pregevole colonna sonora.

Brainiac 5/01/09 17:36 - 1083 commenti

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Il mio film preferito di Pasolini. Pur apprezzando il suo lavoro successivo penso che in Accattone sia riuscito a fondere neorealismo (nella caratterizzazione dei personaggi, nell'accuratissima ambientazione periferica) con alcune suggestioni di matrice straniante (il contrappunto musicale, il sogno di Accattone). Pasolini segue i suoi ragazzi dalla media distanza (si vedano le lunghe passeggiate riprese quasi per intero) con tocco lucido ma partecipe come farà Gus Van Sant con gli adolescenti di Columbine.
MEMORABILE: "Voji vedè che me butto da ponte?"

Saintgifts 10/08/09 22:31 - 4098 commenti

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Pasolini, come gli attori non professionisti che recitano nel film, è al suo esordio come regista e, come gli attori esprimono il meglio esulando dalle regole classiche della recitazione cinematografica, PPP compie un'opera di gran pregio e fuori dagli schemi, complice l'ottima fotografia di Tonino Delli Colli. Determinante anche il fatto che il film si può considerare la trasposizione cinematografica di suoi precedenti lavori letterali. Unica cosa che mi lascia perplesso la scelta delle musiche di Bach, dai più considerata una scelta positiva.

Nando 23/04/10 03:23 - 3806 commenti

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Il proletariato abietto, descritto dal poeta Pasolini presenta: mantenuti, ladri e poveri diavoli narrati in uno spaccato delle borgate romane. Da qui emerge il protagonista, Citti, viaggiatore vagante nelle borgate che cerca una via d'uscita o d'entrata, nel poter raggiungerre lo scopo primario; il non lavoro ma guadagno. Pasolini descrive con soave poesia l'ambiente e sa cogliere i momemti drammatici, sezionandoli da quelli leggermente felici. Il risultato merita rispetto e applausi.

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Mdmaster 27/10/10 09:14 - 802 commenti

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Girato in un irriconoscibile Pigneto, l'esordio cinematografico di Pasolini è un neo realismo lucido, tremendamente vivo e coinvolgente. Il sottoproletariato romano è dipinto con pennellate nette e impietose, impersonificato dal grande Franco Citti che interpreta un personaggio odioso e impenitente (o 'mpunito, diremmo a Roma). La vicenda risulta un po' spezzettata dal susseguirsi altalenante delle sequenze, ma il messaggio sulla crudeltà e ineluttabilità del destino è comunque chiarissimo. Davvero molto bello.
MEMORABILE: L'innocente Stella che viene costretta moralmente alla prostituzione; Accattone che ruba la catenina al figlioletto.

Il Dandi 28/10/10 10:33 - 1917 commenti

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Dispiace molto che un intellettuale che si è speso su tutti i fronti (poesia, narrativa, critica letteraria) contro novecentismo e neorealismo, oggi venga identificato dai più in un "genere" da cui propugnava necessità di affrancamento: al neorealismo lo accomuna solo la scelta di attori presi dalla strada. Nemmeno pare giusto considerare il suo primo film come mera trasposizione dei suoi romanzi: l'utopia marxista qui è già sfumata e Accattone concluderà la sua Vita violenta senza essere illuminato dalla coscienza di classe. Capolavoro totale!
MEMORABILE: "Come parli strano... ma sei de Roma?"; "Vojo morì così, co' tutto l'oro addosso come li faraoni"; "Ah... mo' sto bbene".

Tnex 19/12/10 07:58 - 62 commenti

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Neorealismo personalissimo e fuori dagli schemi in questa opera prima di Pasolini, che è in parte una trasfigurazione di "Ragazzi di vita". L'opera, un po' spezzettata e imprecisa dal punto di vista tecnico, è comunque di grande impatto visivo e contenutistico. È un drammatico spaccato della vita derelitta di un sottoproletario romano in una periferia secca e angosciante. Tutto è reso in maniera superba dalla fotografia di Delli Colli e dall'asciuttezza dei dialoghi in romanesco. Rimane nonostante tutto un ottimo esempio di cinema.

Luchi78 18/01/11 15:58 - 1521 commenti

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Opera stupenda di Pasolini che, nell'essenzialità del primo approccio con la macchina da presa, delinea una drammatica periferia di Roma dove si nasce con la vocazione per la disgrazia e nella vita si può fare solo quello. L'unica soluzione per elevarsi è morire. Storia di dolore, sfruttamento ed inesorabilità del proprio destino: è il Pasolini di "Ragazzi di vita" che mette su pellicola la realtà nuda e cruda della periferia di Roma.

Jandileida 20/03/11 17:01 - 1558 commenti

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L'ottimo esordio di PPP racconta il sottoproletariato romano abitante le allora periferie della città. Citti è il fantastico protagonista di questa storia dura e vera, disegnata tra le polveri di una Roma abbandonata e violenta segnata dalla lotta per sopravvivere. Il realismo caravagesco dei volti di Pasolini è struggente ed intenso e la sua capacità di santificare un prato pieno di sterpaglie e mezzo bruciato dal sole racchiude in sè l'amore per un'umanità lasciata a se stessa e segnata fin dalla nascita. Buonissimi anche alcuni spunti registici.

Giùan 22/06/11 13:17 - 4528 commenti

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Bertolucci (giovane assistente dell'allora esordiente Pasolini) ebbe a dire che "vedere il primo carrello di Accattone era come vedere il primo carrello della storia del cinema": chiosa perfetta per un film che ha il dono di trasformare la naivète in verità sconcertante e di sublimare il naturalismo realista in immagini che appaiono fuori dal Tempo e dalla Storia. È il Pasolini sottoproletario che trova facce perfette per tutti i suoi ragazzi di vita (eccezionale Franco Citti). Uno di quei film che non si "guarda": ci si sta dentro... galleggiando!
MEMORABILE: I tuffi nell'acqua fredda del Tevere; l'agguato e lo stupro dei "Napoletani"; la presa in giro del fratello che "lavora". Il finale: "...mo' sto bbene"

Mickes2 31/07/11 19:31 - 1670 commenti

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Accattone è un opportunista, uno sfaticato, un cinico, un impudente. E’ lo specchio e l’anima delle borgate romane raccontate da Pasolini, immerse nella loro misera e stanca quotidianità, tra sbronze, ricatti, litigi, bassezze di vario genere. Con stile asciutto ed essenziale – sontuosamente fotografato da Tonino Delli - si narrano le tragiche vicende di un gruppo di ragazzi sottoposti al loro ineluttabile destino, un quotidiano inerte che non può trovare via d’uscita se non quella amaramente onirica o malinconicamente estrema. Sorprendente.
MEMORABILE: La splendida sequenza del sogno/funerale; La fotografia di Delli Colli; "...mo' sto bene"..."

Enzus79 11/04/12 16:37 - 2863 commenti

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Il sottoproletariato poteva essere raccontato bene solo da un uomo come Pier Paolo Pasolini, che ne capiva pregi e difetti. Accattone è un film che fa riflettere sulla generazione di allora, così diversa da quella di oggi. Attori non professionisti più che credibili.

Stefania 14/05/12 01:30 - 1599 commenti

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Nel romanzo "Una vita violenta", Tommaso sogna il proprio funerale; lo stesso fa Vittorio-Accattone nel film, e sempre di vite violente si racconta, con la solennità di una tragedia classica (gli amici del bar non sono forse il "coro"?), o della parabola di un Vangelo apocrifo, un Vangelo sottoproletario, senza redenzione né gloria. Un polittico profano, di acre, disperata bellezza.
MEMORABILE: Gli sfottò al fratello lavoratore: "Pe' noi è festa tutti i giorni, pe' te solo er primo maggio!"; il tuffo da Ponte Sant'Angelo.

Graf 12/05/12 01:32 - 708 commenti

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Un film commovente e poetico. Un’umanità fuori dalla Storia e fuori dal Tempo; spontanea, ingenua ma ferina e priva di sensi di colpa, quasi primordiale e non condizionata dalla ragione borghese e dalla società dei consumi corruttrice e omologatrice; uso da non professionista dei mezzi tecnici con grezza e disadorna forza espressiva, piani frontali e campi statici, fotografia netta e contrastata, musica sacra preziosa e colma di pietas, il protagonista, Accattone, simbolo cristologico a rovescio senza redenzione finale. Film tra realismo, mito e allegoria.
MEMORABILE: La drammatica sequenza del sogno del proprio funerale da parte di Accattone; Le due lunghissime carrellate su Accattone che cammina per strada.

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Furetto60 19/02/13 18:46 - 1192 commenti

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Pasolini ci introduce nella stessa Roma di borgata dei suoi romanzi, dove impera la sensazione di sporcizia e rassegnazione a contrastare con i nuovi quartieri, i cui palazzoni appaiono solo sullo sfondo, inquietanti come i dipinti di Vespignani. A differenza dei protagonisti dei romanzi (Tommaso e Riccetto), Accattone è un mediocre irrecuperabile, prepotente e, dal confronto con le proprie debolezze, esce sconfitto. L'idea della morte appare spesso, ma non viene considerata con timore, bensì come una liberazione.

Homesick 18/03/13 17:28 - 5737 commenti

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Non diversamente dai suoi romanzi, l’idea del cinema secondo Pasolini è la cronaca quotidiana della vita di borgata, che in questo suo primo film sceglie come oggetto di osservazione le spacconerie e le malefatte di Vittorio Cataldi detto “Accattone”, ozioso ex ladro datosi al lenocinio. L’austero b/n di Tonino Delli Colli e le musiche religiose di Bach dipingono un quadro di forte realismo – anche nella parte onirica, che giunge pressoché senza alcun stacco di sorta - con dialoghi in rigoroso romanesco ed attori quasi tutti non professionisti ma presto destinati alla celebrità (Citti).
MEMORABILE: Il tuffo; il sogno di Accattone.

Paulaster 6/05/13 09:38 - 4373 commenti

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Pasolini è maestro nel descrivere la vita vissuta delle borgate romane, dove giovani senza speranza e ladri per vocazione tirano a campare indossando solo cattiveria vernacolare. Fotografia all’altezza e scenografie esterne che richiamano sullo sfondo la grande città, sfiorandola appena. Le musiche di Bach danno un tocco di santità alla miseria, come una santa assoluzione alla tragica e burina nobiltà. Qualche interprete non è a suo agio con le riprese, altri si adattano meglio.

Almicione 23/05/13 19:56 - 764 commenti

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Pasolini esordisce sullo schermo con una realistica e pregevole rappresentazione della Roma meno abbiente, nel periodo successivo al dopoguerra. La condizione di miseria e disperazione caratterizza i personaggi del film, in particolar modo il protagonista; tuttavia, da essi, al di là della forza che potrebbe mancare, traspare quasi un'assenza di volontà di rialzarsi (si pensi al rifiuto di lavorare) e cercare di dare una svolta a questa vita condotta fra stenti, crimini e quattro amare risate, giungendo così inesorabilmente alla morte.
MEMORABILE: "Oh, a regazzì, pe' noi è sempre festa, pe' te c'è solo er primo maggio!"

Nancy 15/02/14 18:45 - 774 commenti

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Pasolini al suo esordio dietro la macchina da presa narra la storia di un "povero diavolo", vinto dal proprio destino e dal proprio ambiente, quello delle periferie sottoproletarie romane. Franco Citti è il perfetto protagonista di questo mondo, ingenuo, arcaico, non crudele come può sembrare di primo acchito: è questo che Pasolini riesce a trasmetterci, il suo amore per queste classi sociali e per i suoi reietti. Tiene bene il tempo che scorre veloce anche con qualche risata (in questo senso ottimo il lavoro di sceneggiatura).

Deepred89 29/07/14 16:08 - 3701 commenti

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Un film di rottura a livello di tematiche e linguaggio (nonostante i chiari influssi del neorealismo), con un Citti memorabile, eppure qualcosa non mi convince: la sua struttura episodica e ripetitiva, quel Bach sparato quasi in loop con effetti spesso fastidiosi quando per nobilitare e innalzare il personaggio principale e il suo universo sarebbe bastata, in primis, una regia un po' meno elementare. Ciò rimane la vera innovazione del film, ma se di epos proletaria si vuole parlare preferisco tenermi il buon (si fa per dire) Giulio Sacchi.

Minitina80 20/03/15 00:05 - 2976 commenti

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Pasolini compie uno sguardo d’autore sul sottoproletariato romano che nel periodo di crescita economica del dopoguerra era totalmente ignorato e avulso dal resto della città. Il tutto viene rappresentato con un realismo straordinario e sbalorditivo che riesce a trasmettere tutta la durezza dell'esistenza nei sobborghi di quel periodo. Il film descrive l’angoscia esistenziale dell’uomo; lo testimonia il finale nerissimo che non lascia speranza di redenzione per gli emarginati.

Vitgar 22/03/15 11:50 - 586 commenti

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Il primo Pasolini che mette in evidenza con chiarezza quale sarà la sua poetica. Una descrizione senza fronzoli di una società sconfitta già in partenza, di vite segnate fin dall'inizio. Film che, per l'epoca, apriva nuove modalità di fare cinema, si direbbe "iperrealista". Uso del bianco e nero tagliente come sempre, buona colonna sonora che integra la drammaticità. Attori protagonisti sconosciuti che pure interpretano alla grande il loro ruolo. Un cult movie per gli appassionati di Pasolini, un film da vedere comunque per tutti gli altri.

Victorvega 14/11/15 12:27 - 501 commenti

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Il sottoproletariato visto da Pasolini, l'occhio più sensibile e adeguato a questo scopo. Rimane uno spaccato storico importantissimo, testimonianza fedele di un periodo e di una categoria sociale e geografica. Dal punto di vista "storico" il film è una pietra miliare, dal punto di vista della narrazione con il senno di poi il film avvince poco, mancando una vera "storia". Inoltre l'uso del romanesco, se aderente alla realtà, tende a sfuggire alla comprensione dei più. Bella fotografia e scelta delle musiche. Notevole.

Myvincent 19/11/15 08:02 - 3721 commenti

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In una Roma agli esordi del suo booom edilizio, in un territorio-non territorio, diviso fra la Marranella, il Pigneto, Borgata Gordiani e non solo, si muove "Accattone", là dove, a volte, si trova solo terra ferita. Grande lezione di cinema e poesia senza tempo in un film che, rifiutato da Fellini nella produzione, boicottato, censurato, dileggiato, oggi è una pietra miliare nella storia in tutti i sensi.
MEMORABILE: Le musiche di Johann Sebastian Bach come contrappunto alle scene più drammatiche.

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Xabaras 12/07/16 09:21 - 210 commenti

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Pasolini si sveste dai panni dell'intellettuale a tutto tondo (figura che richiamerà poi in Teorema) per narrare il microcosmo a lui tanto caro del sottoproletariato borgataro romano. È una storia di dannazione e di disperata ricerca di redenzione con un finale secco e gelido che ricorda molto da vicino quello di Fino all'ultimo respiro di Godard. La Novelle Vague si ricorderà poi di Pasolini l'anno successivo con la famosa scena del lancio dal ponte ripresa da Truffaut in Jules e Jim.

Pinhead80 11/07/16 20:22 - 4715 commenti

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L'inchiostro della poetica pasoliniana si trasforma in vive immagini che raccontano dei diseredati delle borgate romane, di persone tenute volutamente come reietti ai margini dalla società. Ma è proprio lì che esiste ancora una parvenza di autenticità; più ci si allontana da quella che viene considerata la civiltà e meno il mondo appare crudele. Accattone è la sintesi di un mondo che già allora illudeva di poter dare un'occasione a tutti e che invece campa sulla pelle dei più deboli. Più vero del vero.

Pessoa 2/04/17 09:12 - 2476 commenti

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Grande esordio alla regia di Pasolini che presenta la parabola di Accattone come se fosse un vangelo laico, descrivendo i triboli con lo sguardo apparentemente distaccato di chi non vuole giudicare, con un piglio verista più che neorealista. Citti si immola verso il suo personalissimo calvario come un irredento Cristo ed è il vero punto di forza del film, che conta pure su una eccezionale coralità e una vivace spontaneità dell'intero cast. Fondamentali le musiche di Bach e la fotografia di Delli Colli. Una vetta del nostro cinema. Imperdibile!
MEMORABILE: "un figlio delgenere"; "Cala che venni"; Il primo giorno di lavoro di Citti.

Rufus68 4/05/17 23:23 - 3818 commenti

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Il mistero sacro del sottoproletariato romano, rappresentato dall'intellettuale Pasolini con i toni ambigui e profondi della poesia: da un lato denuncia la secolare sopraffazione della plebe (e quindi ne auspica la redenzione), dall'altro la canta affascinato dalla sua profonda umanità (e perciò ne anela inconsciamente la sconfitta capace di preservarla dai guasti della modernità). Grandissimo Citti, capace di miscelare arroganza, vittimismo, ansia di purezza e normalità, fatalismo. Finale sublime.

Rambo90 9/05/18 16:57 - 7659 commenti

I gusti di Rambo90

Quasi un recupero del neorealismo, questo esordio di Pasolini che descrive senza fronzoli la vita dei borgatari romani. Intensa la prova di Citti (con molto del merito da attribuire anche al doppiaggio di Paolo Ferrari) e ben scelte le facce di contorno. Il ritmo non è dei migliori e qui e là una certa pesantezza si fa sentire, ma ancora oggi il film mantiene quasi intatto il suo impatto tragico, anche grazie alla scelta delle musiche di Bach come colonna sonora.

Rocchiola 20/08/18 14:53 - 952 commenti

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Sarà l’imperizia tecnica di Pasolini scrittore e poeta prestato al cinema, sarà la narrazione lenta e ripetitiva, sarà il tono da tragedia greca, ma come tutte le opere filmiche di questo autore non mi entusiasma. Lo stile è rimasto fermo al neorealismo e se si esclude l’uso della musica classica in un contesto popolare, non vi sono particolari innovazioni tanto da poter sostenere che gran parte della commedia all’italiana dell’epoca era più originale e pungente. Buona la prova di Citti assolutamente a sua agio nel ruolo del protagonista.
MEMORABILE: La scommessa del bagno a stomaco pieno; Il pestaggio di Maddalena; Accattone che sogna la propria fine; L'ultimo furto e la fuga in motocicletta.

Magi94 19/02/20 23:09 - 942 commenti

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Prima fondamentale opera di Pasolini che recupera il neorealismo e lo immerge in un racconto con tratti misticizzanti e divini, come nella travolgente scena di lotta con inno religioso di sottofondo. I caratteristi pescati per strada sono il fiore all'occhiello del film e danno forza e verità alla narrazione, che si sfilaccia un poco solo nella parte finale. Pasolini qui non si addentra in riflessioni filosofiche né in condanne, ma lascia con amore una forte analisi sociale che ci fa prendere atto dell' "esistenza" della classe sottoproletaria.

Zampanò 5/05/20 18:31 - 381 commenti

I gusti di Zampanò

Con tigna, Pasolini portò verità ignote ad altri autori sui dolenti vitelloni romani, istradato in primis dai tic e dalla lingua, molto aderente grazie all'apporto di Sergio Citti. Provò a sabotare il realismo incappandoci inevitabilmente e lasciando a Bach la sublimazione dei suoi maudit. Di scuola ma coraggiosi i carrelli in piano lungo; irrisolti e repentini alcuni passaggi, cifra ancora acerba del futuro stile. Tappa comunque fondamentale del cinema anni 60, non solo italiano.
MEMORABILE: "Stella, Stella indica il cammino a st'Accattone"; "Di Vittorio ce ne so' tanti, de Accattone ce sto solo io".

B. Legnani 9/04/22 19:54 - 5519 commenti

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Film potente, nel quale i limiti tecnici finiscono per diventare un pregio (poi non sarà così, quando Pasolini si staccherà da quest'ambientazione: il suo film migliore, infatti, è proprio il primo!), a partire dalla frequente scelta di inquadrare i personaggi da soli, sovente in primissimi piani, il che assume rilevanza grazie alla spettacolare galleria di volti (su tutti Alfredo Leggi, Renato Capogna, la Corsini e la Pasut), un misto fra ricerca del lombrosiano e del proletariato (anche in salute, pur se in miseria). La vicenda è, nella sua interezza, di grandi forza e credibilità.
MEMORABILE: I dialoghi al bar.

Noodles 3/08/22 10:50 - 2196 commenti

I gusti di Noodles

Realismo allo stato puro in un film incredibilmente vero e crudele. Pier Paolo Pasolini, al suo esordio cinematografico, inserisce subito molti elementi del suo cinema: verismo, periferie, volti particolari incorniciati da bei primi piani. Il grande autore non mostra minimamente inesperienza e si comporta da veterano, candidandosi come il cantore ufficiale delle borgate romane degradate. Anche la bella fotografia aiuta in questo. Solito cast che non saprà recitare ma è tremendamente efficace. Franco Citti perfettamente in parte. Esordio folgorante da godersi sino all'ultimo istante.

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Bullseye2 14/06/23 23:56 - 393 commenti

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L'epica del proletariato che ne segna anche il canto del cigno, come avrà poi modo di capire, assai amaramente, lo stesso poeta e regista; ancora era possibile commuoversi e trovare afflati epici in una triste storia di degrado urbano, prostituzione e malaffare. Pasolini, come nei suoi romanzi, porta nel cinema italiano i dimenticati del boom economico senza alcuna ipocrisia, i ''condannati'' di un falso benessere che finirà per distruggerli tragicamente negli anni a venire. Film irripetibile, versione ''hardcore'' del neorealismo, Vangelo ''de borgata'', assoluta pietra miliare.
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  • Discussione Rebis • 29/10/10 08:05
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Anche per me il neorealismo di Pasolini è una conseguenza del suo sguardo sul mondo e non un'istanza o una scelta di campo dentro la quale rimanere necessariamente coerenti o legati. Non ho dubbi sul fatto che Pasolini voglia cattuarre la realtà, ma non per questo, mi sembra, i suoi film debbano soddisfare dei canoni espressivi preesistenti.
  • Discussione Mdmaster • 29/10/10 08:27
    Fotocopista - 122 interventi
    Vedo che ho fatto nascere un interessante discorso, me ne compiaccio. Allora mi permetto di divagare un po' sul tema.

    Lasciando da parte il discorso che i generi stanno stretti a tutti, musicali in primis (da recensore per 10 lunghi anni ne so qualcosa), Pasolini stesso l'ho sempre percepito come dilaniato tra questo afflato intellettuale "superiore" e la borgata a cui è sempre stato indissolubilmente legato.
    E' chiaro che se parliamo del lato strettamente "tecnico" del neorealismo, l'autore bolognese non ci è mai rientrato, tantomeno in Accattone; vuoi per l'uso delle musiche o per quel che diceva lo stesso Pigro. Tantomeno in quello temporale, figuriamoci.

    Nonostante questo e nonostante i valori del neorealismo non siano esattamente presenti nell'opera Pasoliniana, mi viene quasi naturale considerarlo una sorta di neorealista "post", limitatamente ai suoi primi film e alcune derivazioni di successivi (vedi Uccellacci e Uccellini). Immagino sia proprio la versatilità culturale e intellettuale del Pasolini che mi spinge a considerarlo tale, d'altronde era la sua miglior qualità. Magari un giorno ricambio idea, non lo escludo, né potrei mai smentire il fatto che chiunque dica "Pasolini non è un neorealista" non abbia ragione.

    E' proprio dalle opinioni contrapposte che nascono discorsi produttivi, d'altronde.
  • Discussione Il Dandi • 29/10/10 10:27
    Segretario - 1488 interventi
    A volte un commento che esce mi ricorda di non aver ancora detto la mia su un film che ero sicuro di aver già commentato.

    Questo è uno di quei casi ma credimi, non volevo che sembrasse una risposta al tuo (che non è l'unico a sostenere la tesi), per me è stato solo uno spunto di riflessione.

    Probabilmente la mia ansia di separare Pasolini dal neorealismo nasce soprattutto dall'aspetto narrativo (Pasolini vs. Pavese, Calvino) e lirico (Pasolini vs. Montale, Saba), prima che cinematografico, rispetto al quale già capisco di più le motivazioni tue o dell'amico Braniac, pur rimanendo scettico.

    p.s. e così sei un critico neo-post-rock/pop/indie? :P
    Ultima modifica: 29/10/10 10:31 da Il Dandi
  • Discussione Mdmaster • 3/11/10 10:25
    Fotocopista - 122 interventi
    Haha, no solamente un critico frustrato dal continuo proliferare di generi inutili, sia musicali che cinematografici! :)
  • Discussione Jax • 11/11/12 20:42
    Galoppino - 52 interventi
    "Accattone", del 61, è un grande film.
    Film testimone della trasformazione del neorealismo in epos mistico, fa un ammirevole uso della musica.
    I brani di Bach nobilitano volti, ambienti.
    Accattone come novello Cristo. Il finale raggiunge il sublime.
  • Homevideo Deepred89 • 25/07/14 04:53
    Comunicazione esterna - 1601 interventi
    La versione che passava su Mediaset rispecchiava il master VM14 (il film in originale era VM16), censurato in almeno 3 scene (i ragazzi che spiano Maddalena e l'altra prostituta seduta sul fieno, il pestaggio di Maddalena, Accattone e Stella che si baciano sull'erba). Ignoro se i recenti passaggi su La7 e Raimovie sfruttino lo stesso master.
  • Homevideo Xtron • 1/10/14 17:08
    Servizio caffè - 2147 interventi
    C'è l'edizione EUREKA MASTERS OF CINEMA in dual format (dvd ntsc+bluray) in accoppiata con Comizi d'amore

    Audio italiano
    Sottotitoli in inglese (si tolgono senza problemi)
    Formato video Fullscreen (dvd), Pillarbox (bluray)
    Durata 1h56m37s
    Extra Trailer, commento audio di Tony Rains, booklet di 36 pagine

    Immagine dal dvd (15.54):



    Immagine dal bluray:



    Molto curiosa inoltre questa schermata dal titolo "Rompicoglioni!" che appare se si inserisce il bd in un lettore REGIONE A:

    Ultima modifica: 1/10/14 17:52 da Zender
  • Discussione B. Legnani • 15/01/16 11:06
    Pianificazione e progetti - 14939 interventi
    Edo ebbe a dire:
    Il 14/01/2016 è morto di grande Franco Citti.

    A noi piace ricordarlo così:
    https://www.youtube.com/watch?v=RDKsqsEepkU

    Ciao Franco, che la terra ti sia lieve.



    Queste notizie NON vanno date così, per evitate doppioni. Da tempo si è deciso che si usa la DISC GENERALE dell'ultimo film da noi schedato che ha il nome dello scomparso nel cast.
  • Homevideo Rocchiola • 20/08/18 15:03
    Call center Davinotti - 1236 interventi
    Il bluray dell'inglese Eureka è sicuramente la miglior versione del film disponibile sul mercato home-video. L'immagine è perfettamente ripulita e restituita nel corretto formato 1.37 esaltando così al massimo la bella fotografia naturalista in bianco-nero di Tonino Delli Colli. Anche l'audio è piuttosto pulito e potente.
    Ultima modifica: 20/08/18 19:04 da Zender
  • Homevideo Zender • 20/08/18 19:39
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Se non son nostre scannerizzazioni mettiamo i link e basta, Rocchiola. Se eran tue c'è lo stop inserimento immagini fino al 31 come scritto in comunicaz. di servizio, perché non posso processarle e salvarle da qui.