The Zodiac killer - Film (1971)

Instant-movie che pare fosse stato proiettato con l'intento d'attirare e catturare il vero killer dello Zodiaco al cinema; il che rende ancora più sinistro un lavoro che, con l'assassino a piede libero, dispensava scene grafiche (almeno per l'epoca) e un sadismo a tratti efferato, oltre all'immaginario para-satanico della casa del mostro. Per i fan dell'exploitation comunque un vero spasso, che nonostante risulti datato regge bene sul versante ritmo e offre un'atmosfera da grindhouse di sicura presa. In parte l'ambiguo protagonista Reed.

Primo film su Zodiac (allora in piena attività) poco prima che anche Dirty Harry ne traesse spunto. A dispetto del patrocinio di Paul Avery (il giornalista che sarà interpretato da Downey nel film di Fincher) e di sconcertanti alibi di pubblica utilità (Hanson sostiene di aver voluto tendere una trappola all'assassino spingendolo al cinema) non è che un horroraccio di exploitation che mischia cronache celebri (le lettere di Zodiac alla polizia) con suggestioni d'epoca (si attribuisce al killer pure un casalingo altare satanista). Curioso però.

Instant movie quasi contemporaneo agli eventi che, pur essendo un piccolo film, ha una sua rozza efficacia tipicamente da grindhouse settantiano. Riuscito il tratto realistico, con la descrizione dei bassifondi della città e buona l'idea a un terzo del film di mostrare l'identità del folle. I deliranti monologhi dello stesso di fronte ai suoi pseudo altari lasciano il segno, Omicidi cruenti, per l'epoca, seppure con sangue evidentemente al succo di lampone. Non manca qualche ridicolaggine. Molto bene come piscotico dal volto d'angelo Hal Reed e il beffardo finale.

"Chiunque potrebbe essere un assassino, anche il ragazzo della porta accanto": il killer dello Zodiaco qui ritratto da Hanson è l'esatta rappresentazione - talvolta superficiale - di questo concetto. L'assassino lo vediamo e lo sentiamo subito: un tipo qualunque, arrogante e con una strana ossessione per gli animali e l'esoterismo, che parla direttamente al pubblico "normale" dall'alto della sua imprendibilità. Qualche bruttura in sceneggiatura e una messa in scena spesso sgangherata non intaccano del tutto il valore di questa specie di "instant movie" sul famigerato Zodiac.

A caso più aperto di un mare, e con la balzana velleità del volerlo chiudere con un'esca filmica, Hanson srotola un tappeto di celluloide bicorporeo e di incerta domificazione: secondo come, si ha talvolta una parte Zodiac congiunta a Petroff (segno d'aria stantia con la luna storta) ascendente Steckler (segno di fuoco fatuo/spento) e la parte killer con dominante Lewis cuspide con la più scadente delle stelle, talaltra l'esatto contrario. Nel montaggio combusto della carta disastrale, grindhouse in transito assicura tracce di nebulizzati ma mercuriali perché attorno alla mediocrità.