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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Un cartello iniziale spiega come il film si occuperà delle vicende di ex terroristi dei Settanta che, teminati gli anni di piombo, si ritrovarono a ricoprire ruoli importanti all'interno della stessa società che combattevano o in altri casi a viverne ai margini, confinati nelle periferie svolgendo i lavori più impensabili. Della prima categoria fa parte Ulmann (Troisi), divenuto politico ricco e rispettato, della seconda Amos (Gazzara) e i suoi compari (Mori e Antonelli), i quali per svoltare e condurre una vita più degna decidono di rapire proprio il loro ex sodale per chiederne un riscatto. E così, lambendo solo marginalmente e in modo pure piuttosto confuso i circuiti politici, il film racconta...Leggi tutto soprattutto del sequestro e del rapporto tra Ulmann e gli altri; che lo disprezzano, un rinnegato da odiare, se possibile uccidere; ha tuttavia una bella figlia (Viola), ribelle e affascinante, che non mancherà di sedurre il più giovane (Leonardi) della banda di Amos. In tutto questo la polizia interviene solo a sprazzi, il più delle volte per mostrarci le azioni poco ortodosse di un'agente in gonnella (Cavazos) che non nasconde la sua insofferenza nei confronti della figlia del rapito. Ma perché i media si rifiutano di parlare del sequestro? E' possibile che lo Stato ricaverebbe un vantaggio, dalla morte di Ullman? Ah come sono cambiati i tempi, ci dice Amos... Il tema era interessante, ma lo sviluppo sembra non voler concentrare l'attenzione sulle implicazioni politiche, abbandonando quello che poteva essere un progetto originale in favore di un più canonico noir di serie B. Fortunatamente l'impiego di due ottimi attori come Gazzara e Troisi in ruoli a loro congeniali permette di non annoiarsi troppo, ma certo la sceneggiatura non sembra trovare molte basi su cui appoggiare dialoghi che non sarebbero neanche così terribili. Renato Mori e Roberto Antonelli nei panni dei due poco disciplinati carcerieri convincono meno, anche se soprattutto Mori (il più grasso, con la barba) ha qualche momento genuinamente divertente. Leonardi e la Viola sembrano lì per fare bella presenza mentre in commissariato si vede pure l'ex “homo eroticus” Marzio Honorato. In definitiva un film mediocre, che spreca qualche idea buona e un cast valido per affondare in una messa in scena povera e una regia mai incisiva. Colpiscono certi sguardi taglienti della Viola e la rassegnata pacatezza di Troisi.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 12/07/16 DAL DAVINOTTI
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Pessoa 12/12/18 16:43 - 2476 commenti

I gusti di Pessoa

Noir politico che rappresenta l'unica (finora) incursione del regista TV Mignucci nel mondo della celluloide. Il film sembra, come i protagonisti della vicenda, in ritardo di almeno vent'anni e lascia a metà strada l'unico spunto interessante (un accennato parallelo col caso Moro) per prendere la strada di uno sguaiato gangster movie dal ritmo soporifero, complicandosi vieppiù la vita con inutili arzigogoli. Si salvano di mestiere Gazzara e Troisi, che sembrano non credere nemmeno loro a un'operazione che fa acqua da parecchie parti. Mediocre!

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