Storia della rivoluzione di Pancho Villa e della sua amicizia con un americano, inizialmente interessato solo ai soldi ma poi conquistato dagli ideali di libertà. Il film è molto spettacolare e, nonostante le quasi due ore di durata, scorre velocissimo coinvolgendo lo spettatore. Non ci sono momenti morti, forse solo un eccessivo tono romanzesco. Ottimo il cast, con un Brynner/Villa credibile, un grande Mitchum e un divertente (quanto violento) Bronson. Buona la colonna sonora.
Avventuriero americano che vende armi ai militari che opprimono i peones si imbatte in Pancho Villa che lotta per difendere i diritti del popolo... La sceneggiatura porta la firma anche di Pechinpah, ma il film è una saga dei luoghi comuni hollywoodiani sulla rivoluzione messicana, accettabile quando passa all'azione ma banale nelle fasi riflessive. Nel ricco cast, solo Bronson risulta convincente: Brynner fa rimpiangere il sanguigno Beery, Mitchum replica stancamente il suo personaggio abituale di cinico con coscienza, su Buccella meglio sorvolare, di routine o sprecate le prove degli altri.
MEMORABILE: Villa confessa candidamente di aver sposato undici donne, tanto per farle contente
Dal punto di vista spettacolare può dirsi riuscito, perché il ritmo è alto, le sequenze d'azione ben girate, le quasi due ore scorrono veloci e il cast è quello delle grandi occasioni. A non funzionare, manco a dirlo, è il versante storico/ideologico, sacrificato ancora una volta sull'altare di un intrattenimento che punta a soddisfare il maggior numero di palati. Peckinpah, la cui sceneggiatura originale venne riveduta e corretta da Robert Towne, disse che Yul Brynner non aveva capito nulla del Messico; non era certo l'unico, a Hollywood...
Film d'avventura (non western) dichiaratamente schierato dalla parte di Pancho Villa, con tanto di dedica a inizio film. Da principio sceneggiato da Sam Peckinpah (noto amante del Messico), poi non accreditato. Dotato di un ricco cast, tra cui l'italiana Maria Grazia Buccella, non adeguatamente sfruttato; in particolare Yul Brynner non sembra a suo agio nel ruolo del popolare rivoluzionario/bandito. Più riuscito sul piano tecnico. Charles Bronson deliziosamente più bastardo del solito.
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