Cargo - Corto (2013)

Cargo

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/09/13 DAL BENEMERITO PUPPIGALLO
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Zender 15/09/13 20:14 - 315 commenti

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Quasi divorato dalla moglie zombi (salvato dalle cinture di sicurezza che la bloccano in auto) ha in testa solo di salvare il figlioletto, e se lo carica in zaino. Gli autori prendono in prestito l'universo romeriano e ne girano un ipotetico frammento discretamente girato e costruito in funzione del simpatico finale. Difficile dire molto di più in 7 minuti, ma da un corto così ci si aspetterebbe forse una chiusura più esplosiva. Piacevole, "educativo", quantunque un po' piatto.

Puppigallo 14/09/13 11:34 - 5275 commenti

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Se un film sugli zombi iniziasse così, comincerei a fregarmi le mani e mi piazzerei comodo, sapendo che chi l'ha realizzato conosceva il fatto suo. In sette minuti ci viene presentato il dramma di un genitore che, dopo il primo grave lutto, sa che presto la cosa si ripeterà (è ormai inevitabile). Ma proprio la forza che gli viene dall'essere padre, dall'avere una responsabilità, lo porterà a trovare una soluzione, tanto precaria e comunque fallibile, quanto però efficace, almeno per un po'. Notevole.

Didda23 19/09/13 19:12 - 2426 commenti

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Piccolo gioiellino che sembra essere uscito direttamente da Walking Dead, Cargo si poggia su un'idea semplice ma realizzata con raffinatezza suscitando - nell'arco di soli 7 minuti - angoscia, suspense e liberazione. Interessante l'aspetto visivo, con una fotografia ben calibrata e una regia estramente efficace. Incredibilmente si crea sin dal primo fotogramma un intensissimo rapporto empatico. Riuscitissimo!

Pigro 20/09/13 08:01 - 9666 commenti

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Una piccola scheggia uscita da un film di zombi, una scena come potrebbe essere tra le tante, che nell’assolutezza di una narrazione sciolta da spiegazioni assurge a parabola dell’insopprimibile umanità e dell’incorruttibile amore di un padre contaminato per un figlio inerme. Un apologo, quasi un’allegoria dei nostri tempi, che sopravanza il genere horror per farsi piccola poesia morale e parola di speranza, farcita di tocchi delicati per arrivare a una commozione profonda, quella che porta non alle lacrime ma al riso dell’universo.

Mickes2 21/09/13 12:14 - 1670 commenti

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Lui si risveglia in auto, la moglie cerca di azzannarlo ma le cinture di sicurezza glielo impediscono; così esce dalla vettura assieme alla sua bambina, ma purtroppo il destino non sarà clemente per entrambi. Al pari del bellissimo Zombie in a penguin suit, la coppia Howling-Ramke regala al pubblico una piccolissima e semplice quanto struggente storia umana. Tutto il bene di un padre per la propria figlia condensato in sette palpitanti minuti; un’intelligenza orgogliosa che buca lo schermo e «comunica» più di quanto si possa sperare. Stupendo.

Viccrowley 23/09/13 16:17 - 814 commenti

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Può un cortometraggio di sette minuti scarsi essere più emozionante e commovente di tantissimo asfittico, caciarone cinema mainstream moderno? Guardando questo piccolo gioiello australiano la risposta non può che essere affermativa. Tutto l'amore infinito di un padre per la sua bambina racchiuso in una cornice horror straziante e (forse) senza speranza. Ma quel "My name is Rosie" scritto sul palloncino un lumicino di ottimismo ce lo lascia. Intenso e bellissimo.

Daniela 9/10/13 12:12 - 12662 commenti

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Nell'ormai assai affollata videoteca zombesca, questo Cargo si ritaglia uno spazio piccolo ma prezioso: una manciata di minuti per raccontare come un padre, infettato e consapevole del proprio destino, metta in atto un espediente - al tempo stesso semplice ed atroce - per offrire alla figlioletta neonata una possibilità sia pur esigua di sopravvivenza. Commovente, ma aperto alla speranza, anche se è una speranza fragile come un palloncino bianco. Bellissimo.
MEMORABILE: "My name is Rosie"

Herrkinski 26/09/13 00:46 - 8112 commenti

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Discretamente realizzato, questo cortometraggio è un'ideale finale alternativo dello Zombi romeriano; laddove la donna incinta sfuggiva in elicottero dall'orda di morti viventi verso la salvezza, qui il padre già contaminato dal virus cerca di portare in salvo la figlia neonata. Anche in questo caso la chiusura dà speranza e lascia un messaggio positivo, ma tutto sommato a parte questo il corto non offre granché. Comunque non malaccio nel complesso, se preso per quel che è e per il significato che vuol trasmettere.

Rebis 11/10/13 18:57 - 2337 commenti

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Nessun altro immaginario come quello della pandemia-zombie ha diffuso e veicolato con altrettanta efficacia le inquietudini sociali del nuovo millennio. Il corto di Howling e Ramke prolifera nel filone più sintomatologico della modernità configurandosi come possibile incipit, epilogo o segmento narrativo di un'opera che forse non necessita di essere compiuta. Pur rischiando di appiattirsi e confondersi nel marasma generale, ha le sue belle intuizioni, sprazzi di originalità, un'atmosfera ficcante e qualitativamente si assesta su standard cinematografici. Non male.

Paulaster 10/10/13 16:27 - 4419 commenti

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Non essendo appassionato al genere ho comunque apprezzato l'impronta umana. Sfruttando i passaggi dalla non-vita zombesca alla sopravvivenza, alla morte e alla vita conclusiva, si chiude in un'ellissi emotiva. Riprese ravvicinate per cogliere le espressioni e metter l'accento nella lotta contro il tempo. Si coglie il messaggio senza toccare vette eccelse e concludendo con abile scelta. Personalmente avrei chiuso col palloncino, il momento seguente lascia un po' perplessi.

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Capannelle 15/10/13 23:50 - 4411 commenti

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Ben fatto e con un lirismo di sottofondo che apre orizzonti di speranza anche nelle situazioni più disperate, dove l'amore e i nervi saldi di un padre risultano più efficaci di antidoti e squadroni militari. Un po' forzato ma simpatico e tecnicamente oltre la media. Bravo anche l'attore in fasce: i plasmon sono guadagnati.
MEMORABILE: Il primo piano su figlio e padre già trasformato.

Giùan 8/11/16 11:14 - 4559 commenti

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Ovvero: come il respiro lungo di un corto può dar fiato all' embolizzato cuore dello zombi-movie. Howling e Ramke si dimostrano all'altezza dell'arduo compito, ritornando alle origini dell'umanesimo romeriano, facendoci percepire in 7 intensi minuti la deriva claustrofobica tipica del genere e la fiammella ancora accesa della speranza. In un lavoro di siffatta "concentrazione" era indispensabile una minuziosa programmazione: l'assenza della parola, la concitazione dell'incipit, l'importanza nodale degli sguardi. Evoca il finale di L'ultimo samurai.

Galbo 21/05/18 05:50 - 12393 commenti

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Dopo essere stato morso e prima dell'inevitabile trasformazione, un uomo cerca di salvare da un destino analogo la bimba che porta con se. Un cortometraggio che sembra quasi un frammento di un film più lungo e che infatti sarà sviluppato come tale. Sebbene segnato da un'impressione di incompiutezza, si rivela ben realizzato e gravido di un sentimento di umanità (del padre e della donna che appare sul finale) che lascia il segno.

Pinhead80 1/12/18 19:51 - 4760 commenti

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In un mondo divorato dal virus che trasforma tutti in morti viventi affamati di carne umana, un padre cercherà in tutti i modi di proteggere la sua creatura dal terribile contagio. La breve durata non deve assolutamente confondere perché c'è molto più contenuto qui che in molte puntate di The walking dead da quarantacinque minuti. L'istinto paterno risulta più forte di qualsiasi dramma e rappresenta uno scorcio di umanità nel bestiale presente.
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