Guazzabuglio citazionista travestito da slasher costiero, meta-cinematografico e metà porcheria. Le gesta di una coppia psicopatica di filmaker e del desueto gruppo di studentelli nomina con labile logica Saw, It, Hellraiser, persino Pasolini e Mondo cne, ma spogliato dei vestiti resta un film di maniera, di certo sanguinoso e a tratti divertente ma pur sempre fotocopiato da innumerevoli epigoni. La cosa migliore è uno spiritoso Burt Young, burbero pescatore: esce di scena subito ma lascia il segno.
Girare un film traendo spunto dal pregresso in materia è come scrivere una tesi facendo incetta di monografie in biblioteca, poco originale ma molto sicuro. Ma quando le citazioni diventano continue e mettono in crisi anche il più geek dei nerd allora la faccenda si fa più ardua. In Hack! l'alternanza di maschere note del pool horror non è malvagio, con motoseghe che si confondono con pozzi senza fine e pagliacci in agguato che coltivano piranha famelici nell'acme di un geyser di sangue davanti a una cinepresa. Qualche tetta completa il quadro.
L'idea non era malvagia: i soliti teen sono accoppati da una coppia di fanatici di horror sulla falsariga dei film celebri del genere. Però è realizzata in maniera troppo discontinua, con alcune buone idee (il clown stile It o la citazione di Non aprite quella porta) e altre piuttosto mal realizzate (il personaggio di Forsythe che proprio non si capisce, l'assurdo finale). Inoltre bisogna all'inizio sorbirsi almeno quaranta minuti di teen idioti in vacanza stile American pie. Fa piacere rivedere la Landau e Burt Young...
Se si ha voglia di uno slasher sbarazzino, senza troppe ambizioni e che non si prenda per niente sul serio, questa pellicola strampalata e a tratti folle nella sua imperfezione potrebbe essere una piacevole sorpresa. Narrazione semplice, a tratti ingenua, ma propedeutica alla messa in scena di delitti dove il gusto per il gore non fa sconti a nessuno, anche a discapito di un realismo che latitando rende possibile il dipanarsi di una trama improbabile. Pur con forti limiti creativi il film regala qualche sorriso e scorre inesorabile fino a un finale beffardo, con una sorpresa che funziona.
Quello che inizia come il solito slasher umoristico, ultra-citazionista (eccessivamente), con omaggi fini a se stessi (titoli di film menzionati a caso) e personaggi antipatici privi di nerbo, finisce per riflettere su se stesso e per ironizzare proprio sui moderni horror citazionisti. Un metacinema sul metacinema. Certo, siamo sempre su livelli da B-movie, la confezione è a un passo dai filmetti direct-to-video, ma grazie a una seconda parte dinamica e parecchio gore, si lascia guardare. C'è pure un piccolo colpo di scena inatteso. Da provare.
MEMORABILE: I delitti filmati e montati come in Omicidi a soggetto; L'immancabile pupazzo-clown; I poster di Mondo cane e Porcile; La mostra di corpi alla fine.
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Tony Burton, che qua indossa le vesti dello sheriffo Stoker (andrebbe accreditato nel cast) e che i carpenteriani doc ricorderanno in distretto 13 nelle vesti di Wells (ma gli sfegatati della saga di rocky lo ricorderanno come Duke), si è purtroppo spento lo scorso anno in seguito a gravi complicazioni polmonari.