Fa parte dei grandi classici tedeschi dell'epoca del muto (siamo nel 1920) e s’ispira alla leggenda ebraica che vede nel Golem un gigante d'argilla che prende vita grazie alla lettura ad alta voce di particolari formule magiche. Naturalmente non si parla di veri effetti speciali nella creazione del mostro (che altri non è se non il regista Paul Wegener truccato con una bizzarra parrucca rigida a scodella e qualche rinforzo sotto le scarpe), pur tuttavia la mascherata ha un suo fascino il quale, unito alle strane architetture espressioniste degli edifici, riesce ancora a dare al film quella particolarità utile a non trasformarlo in un vecchio residuato di un’epoca scomparsa. Ed è con l’entrata...Leggi tutto in scena del gigante (si fa per dire, è alto poco più di chi gli sta attorno) che il film cambia marcia: il rabbino Löw l’ha modellato e animato perché il re ritiri il suo editto antiebraico, e per questo porta il Golem alla corte dove darà a tutti un saggio della propria potenza facendo quasi crollare la reggia. Il sovrano, spaventato, accetterà di soddisfare le richieste di Löw, il quale tuttavia avrà il suo bel daffare quando il mostro, rifiutato dalla bella di cui s’era innamorato, darà in escandescenze anticipando le tipiche reazioni che caratterizzeranno la creatura di Frankenstein. Visto oggi ovviamente il film non può certo tradire le sue origini antidiluviane, ma se non altro la durata contenuta (un'ora e dieci circa) e il suo buffo mostro d'argilla (oltre a qualche bella scena di massa) non lo rendono inguardabile. Belle le scenografie.
Classico del cinema muto tedesco, che appare oggi molto datato a differenza di altri film del periodo (basti pensare a Metropolis, di pochi anni dopo). Nonostante la poesia della trama, che si ispira ad una figura tradizionale della mitologia ebraica, a rendere bizzarro più che fascinoso il mostro di argilla è il suo look, con una curiosa pettinatura da paggetto capoccione. Non so se essa corrisponda all'iconografia tradizionale del personaggio, certo suscita più ilarità che inquietudine. Comunque belle alcune sequenze.
MEMORABILE: La scena finale con la bambina che si avvicina al mostro di argilla.
Rabbino impaurito dai continui pogrom antisemiti dà vita a una creatura, che sfugge al suo controllo. Terzo film di Wegener ispirato alla leggenda ebraica del Golem (prequel del film di 5 anni prima) apologo sui confini della scienza e sulla tolleranza. Un film potente e impressionante, magico, orchestrato secondo una suggestiva partitura visiva, tra intensi primi piani e scene di massa, con un ritmo incalzante, il tutto calato in una cornice scenografica sorprendente. Come attore Wegener riesce nell'incredibile impresa di arricchire di sfumature psicologiche il mostro.
Per evitare l'espulsione dalla comunità ebraica un rabbino dà vita ad una figura d'argilla (il golem) facendo ricorso ad un oscuro e antico rituale. Operando in maniera egoistica, ovvero contro i tempi di "breve animazione" della creatura, il rabbino provoca la ribellione della creatura. Lo stesso regista, nel 1914, ne aveva già realizzata una versione moderna, ambientando il precedente film nella Praga di inizio XX Secolo. Qui, invece, in anticipo sul testo di Gustav Meyrink, colloca l'azione nella Praga antica e conferisce al Golem (interpretato da lui stesso) una vena malinconica e "umana".
Forse il mito del Golem non poteva essere trasmesso completamente attraverso un film in biancoenero e sopratutto muto. La potenza evocativa mitiga non poco la mancanza sudetta e quando alcune scene di massa di "transumanza", le suggestive formule alchemiche, la figura del "colosso" che vaga per il paesello irrompono sullo schermo, non pochi spettatori saranno rimasti indifferenti, al fascino che trasuda questa opera.
Se Nosferatu è il film dell'orrore più famoso del muto e ancora affascina e Il gabinetto del Dr. Caligari è il film espressionista per eccellenza, il Golem è un vero kolossal dell'espressionismo tedesco horror. Le scenografie del ghetto sono straordinarie, una vera città ricostruita, deformata e ci sono scene di folla. Nella versione con i colori acquista ancora di più un'atmosfera fiabesca; il golem è un pupazzone dall'aspetto medievale che oggi risulterà sorpassato ai più, ma quella è l'epoca antica che il film ricrea come in un sogno.
MEMORABILE: Il Golem afferra le lunghe trecce di Miriam e la trascina per le vie del Ghetto.
Cabalistico e demiurgico. Pur non eguagliando la potenza visionaria e la modernità filmica di altri classici del muto come Caligari, Nosferatu, Metropolis o Vampyr, riveste tuttora un’importanza considerevole sia sul piano contenutistico – l’atavico conflitto tra razionalità e forza bruta e tra cieca obbedienza e consapevole ribellione – sia su quello più strettamente figurativo, occupato da scenografie espressioniste e antropomorfe fotografate con viraggio cangiante da Karl Freund, futuro regista de La mummia, e da scene di massa che preparano il terreno a peplum e kolossal dei decenni a venire. Da conoscere.
Atmosfere gotiche ed arcane per un "horror" davvero d'altri tempi. Ottima la scenografia e mi sia consentito di esprimere un'apprezzamento al commento musicale: perfetto! Nei film muti la musica acquista un rilievo straordinario e questo film ne è una delle tante prove. Peccato solo per la rappresentazione del Golem stesso; quella "pettinatura" proprio gli toglie qualcosa. Pazienza, però è un grande esempio di cinema e di arte. ***1/2
Le sponde costeggiate dai registi sono più quelle del fantastico che dell'orrore. Una favola frankensteiana innestata in un contesto ebraico, dove la magia, il mistero, l'esoterismo e i richiami espressionistici si fondono per creare un'atmosfera degna soprattutto, capace di parlare ancora allo spettatore a distanza di tanti anni. Ricostruito sapientemente in studio (un vero e proprio kolossal, per l'epoca), non ha la carica evocativa di un dottor Caligari o di un Nosferatu, ma il risultato è decisamente ottimo. Paul Wegener interpreta il Golem.
Sarà per le vicissitudini subite dalla trilogia di Wegener sul tema del Golem (il film rappresenta l'antefatto del film perduto del 1915 Der Golem), ma quest'opera mi sembra un po' allontanarsi dai dettami dell'espressionismo tedesco, se non altro per le ricostruzioni piuttosto fantasiose, dagli scenari della corte medievale ai costumi. Anche il Golem non riesce ad esprimere la potenza terrifica che ad esempio Nosferatu possiede in pieno. Da vedere solo per completezza.
Capolavoro del passato, che punta ormai ai cento anni. Certo ci vuole un po' di pazienza a seguirlo, eppure ci si trova quasi in un altro mondo, in un altro cinema così diverso dalla paccottiglia odierna. Alcune scene rimangono memorabili. Splendide le scenografie del villaggio ebraico dai tetti aguzzi o della corte imperiale. Infine indimenticabile l'interpretazione di Wegener con quel viso particolare, vero Karloff tedesco (e molto nei Frankenstein dell'Universal prenderanno da qui, basti pensare alla celeberrima scena della bambina). Ottimo ****
MEMORABILE: Il rito necromantico di chiamata alla vita del Golem; La visione degli ebrei nel deserto.
Classico del muto che, al di là della scontata narrazione, offre un ritmo assolutamente non disprezzabile che permette di giungere a capo della breve durata senza particolari tormenti. Le riuscite suggestioni quasi horror offerte dalla ritualità ebraica fanno da contraltare al buffo personaggio del Golem, che tra la stazza alla Bud Spencer, i tutt'altro che inquietanti lineamenti di chi lo impersona e l'andamento catalettico (e vogliamo parlare del tappo?) risulta tanto improponibile come icona horror quanto adorabile come mascotte naïve.
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Uscito in edicola ieri. Anche per questo titolo il master usato è quello restaurato poichè prima del film passano i loghi di Transit Film e della Fondazione Murnau. Sottotitoli opzionali in italiano, cartelli in tedesco e, al solito, extra solo testuali. Prima del film c'è una piccola descrizione sulla provenienza dei materiali e i vari restauri eseguiti.
Zender, questo è il prequel del film Der Golem del 1915: forse sarebbe da segnalare con quadratino arancione (e quello del 1915, anch'esso davinottato, col quadratino verde).
DiscussioneZender • 13/10/12 11:06 Capo scrivano - 47698 interventi
Ok, fatto tutto grazie. Se mi scrivi una nota da metere in scheda per spiegare bene la cosa è anche meglio.
Prequel di "Der Golem" (1915) che raccontava la riesumazione del Golem ai giorni nostri, mentre "Il Golem - Come venne al mondo" (1920) racconta, come dice il titolo, l'origine di come il Golem fu creato nel '500.
Di questo film esiste un'edizione italiana in DVD, distribuita da DNA Srl: IL GOLEM: Come Venne Al Mondo (1920) - New Widescreen Edition + Lo Studente Di Praga (1913) - (2 Film su un unico Dvd). I due film sono muti (con accompagnamento musicale stereo) e sottotitoli in italiano (forced) sui cartelli in inglese. Rapporto schermo: 1.33:1 (Riadattato in formato 16/9 Pillarbox) IL FILM “IL GOLEM” È PRESENTE, SIA IN UNA NUOVA EDIZIONE ANAMORFICA 1.78:1 (APPOSITAMENTE ADATTATA PER TELEVISORI 16:9), CHE NELLA VERSIONE CLASSICA IN 1.33:1 (PILLARBOX) Extra: Rari estratti da “DER GOLEM”, il film perduto del 1915 (poco più di un centinaio di metri di pellicola, pari ad una manciata di minuti, provenienti dal museo Deutsche Kinemathek di Berlino) + “Lo studente di Praga”, versione del 1913, di Paul Wegener e Stellan Rye, considerato il primo esempio mondiale di cinema d'autore e di avanguardia. Il film è stato rieditato con il contributo dello studioso di storia del cinema Riccardo Cusin. Questa versione è disponibile anche in streaming su alcune piattaforme.