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TITOLO INSERITO IL GIORNO 26/10/12 DAL BENEMERITO BELGAZZARA
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Belgazzara 26/10/12 02:02 - 27 commenti

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Raro esempio di cinema migliorativo rispetto alla sceneggiatura originale (Ammaniti, 2010), in cui Bertolucci reinterpreta la strana coppia di Lorenzo (adolescente problematico di famiglia pariolina) e Olivia (sorellastra tossica estirpata da una raggiante Catania). Il regista va dolcemente in profondità, aiutato anche da una location "profonda" e dalle tinte a lui congeniali: una cantina. L'incontro fra i due permetterà a entrambi di tirarsi fuori dai loro nascondigli dalla realtà. Film semplice ma toccante, e ottima prova di volti non noti.

Mtine 28/10/12 12:38 - 224 commenti

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Trovo Bertolucci un regista eccessivamente pomposo e solenne, che si proccupa più della forma che della sostanza nelle sue pellicole. Dopo aver visto questo film mi sono ricreduto: i due personaggi principali sono tratteggiati ottimamente, per merito anche del bellissimo romanzo di Ammaniti da cui è tratto il film. Inoltre la cura del particolare e la ricerca dell'inquadratura raffinata, caratteristiche proprie del regista emiliano, vengono qui utilizzate non per stupire, ma per contribuire alla descrizione dei personaggi. Caldamente consigliato.
MEMORABILE: Il fermo immagine finale con zoomata è un gran colpo di coda.

Manrico 29/10/12 14:04 - 95 commenti

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Poco da lamentarci sui giovani registi italici, se anche i (cosiddetti) maestri sfornano banalità di questo tipo. Qualcuno potrebbe dire che Bertolucci lo fa da mo' e forse farebbe centro, anche se aveva sempre mostrato una certa "mano" nel farlo. Qui tutto è di un piattume pazzesco, prevedibile e registicamente privo di uno sguardo "necessario". Che anche in una storia "piccola", cameristica e intimista come questa si può trovare, basta ricordarsi che a ripetere i propri vezzi un regista rischia di sembrare più asfittico della cantina del set.
MEMORABILE: Il ballo dei due ragazzi abbracciati (una classica "bertolucciata") sulla versione italiana di "Space Oddity" (splendida!) cantata dallo stesso Bowie.

Kint 1/11/12 11:39 - 39 commenti

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Sobria trasposizione del romanzo breve di Ammanniti che segna il ritorno di Bertolucci dietro la macchina da presa. Il film è lineare e senza troppe pretese, ma si lascia guardare e seguire senza entusiasmare. Manca di fascino rispetto alle precedenti opere del regista, ma rimane lo stesso un buon risultato.

Matalo! 2/11/12 09:07 - 1378 commenti

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Ultimo tango in scantinato e il regista fa centro. Forse una chiusura di conti con sé, la carriera e il mondo, senza altisonanze. Un "vecchio" che ritrae i giovani con aderenza e gioca con il suo passato (Delbono=Bertolucci). La Falco é la Schneider rivisitata, pelliccia e irruenza son quelli ma c'é più onestà. Inoltre parla di sè come Brando. Forse un testamento d'autore, che in passato era anche compiaciuto ma che qui sa togliere i fronzoli e risulta onesto e toccante nella forma breve.

Nancy 8/11/12 12:09 - 774 commenti

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Un bel film anche se con qualche lacuna. Sicuramente la sceneggiatura non l'ha aiutato, si tratta di una storia per lo più interiore che (si presume, dato che il romanzo non l'ho letto) si adatta di più a essere narrata che vista. Però il genio visivo rimane, grazie a un ambiente (la cantina) che ben si confà al Bertolucci intimista, quello di Ultimo Tango e di The dreamers. Gli attori, esordienti, sono quello che sono, sicuramente Tea Falco un gradino sopra il ragazzo. Colonna sonora memorabile. Un Bertolucci più modesto che ci piace.
MEMORABILE: Ragazzo solo ragazza sola; Il fermo immagine finale à la Quatrecent coups.

Cotola 8/11/12 23:17 - 8998 commenti

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Mai mi sarei aspettato un film così piatto e prevedibile da Bertolucci. E invece tutto è banale, dalla psicologia dei personaggi alla progressione narrativa-drammaturgica. Che sia girato bene non ci piove (ci mancherebbe) e gli attori sono interessanti (lui in certe inquadrature assomiglia spaventosamente a Malcom McDowell) ma per il resto suscita poco interesse ed empatia. Scarse le emozioni tranne quella ruffiana e più che facile del ballo con sottofondo di Space Oddity cantata dallo stesso Bowie in italiano. Al solito curata e riuscita la colonna sonora. Ma non basta.

Rebis 11/11/12 13:57 - 2331 commenti

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Bertolucci esordisce nella purezza di un cinema elementare, pudico, le cui fragilità (il sommario rapporto tra madre e figlio, il simbolismo reiterato) non ne intaccano la forza emozionale. Speculare, antitetico al capolavoro del maestro francese, cui riserva nel finale-omaggio un riconciliante abbraccio: ma se I 400 colpi era un'opera manifesto, Io e te è un film testamento; e se Truffaut riversava se stesso in Doinel, Bertolucci attraverso Lorenzo si reinterpreta. Oltre l'essenzialità ritrovata, colpisce la spontaneità dei corpi, l'ardente temperatura ormonale di un kammerspiel adolescenziale.

Aguirre88 22/11/12 20:11 - 10 commenti

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Attraversa le pareti, lo schermo, le costrizioni, la prigionia, facendoci dimenticare che per la maggior parte del tempo siamo tra le mura di una cantina. E’ proprio questa la sua potenza: trascendere lo spazio fisico e il tempo. E, se possibile, l’opera di Bernardo Bertolucci si affianca all’omonimo romanzo di Ammaniti in bellezza e senso, ma con una virgola in più che cambia radicalmente le cose: la speranza. E’ questa la forza della versione filmica di Io e Te: la straordinaria capacità di infondere sogno.

Cloack 77 21/03/13 09:44 - 547 commenti

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Magicamente i due protagonisti riescono a crescere nell'arco di una settimana, fondamentale per lui che "segando" la settimana bianca della scuola finalmente riesce a relazionarsi con qualcuno, a dialogare e anche ad aprirsi con un essere alieno; essenziale per lei che inizia a disintossicarsi. Le due realtà si ricostruiscono, si dovrà tornare a fare i conti con la quotidianità e con la droga, ma quella settimana ha generato qualcosa, foss'anche una semplice canzone per ricordarla.

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Paulaster 14/04/13 13:03 - 4373 commenti

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Gli adolescenti non vivono in un altro mondo, hanno un altro mondo. Descrizione introversa del tumulto che agita acque che non sanno dove e come sfoceranno ma che vogliono navigare solitarie, perché mai abbastanza capite. Bertolucci si adatta a un gioco di schiettezza crudele, come un peccato originale. La coppia si destreggia bene ed è irritante al punto giusto (specie il novello “McDowell”). Gli spostamenti fuori dalla cantina sembrano assurdi e l’incontro raffazzonato. Finale senza nerbo.

Mickes2 17/04/13 15:18 - 1670 commenti

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Pellicola truffautiana, nell’accezione più pudica e leggiadra del termine, che pone a confronto due adolescenze speculari, tra indifferenza e infantilismo, apertura al mondo e introversione, tuttavia accomunate da un male interiore che è inadeguatezza esistenziale, ramificandosi poi e infine esplodendo in una danza intima e liberatoria dal sapore passionale. La crescita, la formazione e le prese di coscienza gionanili filtrate attraverso lo sguardo elegante e partecipe, malinconico e sentimentale di un autore ancora capace di forgiare storie.

Galbo 10/06/13 16:01 - 12372 commenti

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Il ritorno di Bertolucci in un film tratto da Ammaniti suscita sentimenti contrastanti; da un lato non si può che riconoscere il tratto d'autore nella direzione degli attori e nella scelta degli stessi. La protagonista femminile in particolare è una presenza che lascia il segno; si rimane però perplessi davanti ad una storia davvero minimale che non consente al regista grandi momenti di creatività così che le emozioni latitano parecchio. Fatto bene ma esangue.

Luchi78 16/09/13 11:37 - 1521 commenti

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Film d'autore, egregiamente girato e interpretato dai due giovani protagonisti. Certo non ci si può aspettare grossi voli pindarici da un film ambientato interamente in uno scantinato, ma è una sorta di excursus psicologico nell'animo di due ragazzi dei nostri tempi, con risvolti sicuramente problematici. Si può trovare quest'aspetto più o meno interessante, o forse troppo limitante, ma è innegabile la bravura e la capacità di Bertolucci nel tirare fuori una storia intima senza troppi fronzoli.

Homesick 10/01/14 16:51 - 5737 commenti

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Dopo i suoi antecedenti vicini e lontani, Bertolucci ritorna con la sua specialità: il dramma a porte chiuse, che in questo caso vede due anime in pena (ri)scoprire la fratellanza isolandosi nella penombra di una cantina. Mondo da ogni intenzione scabrosa, l’occhio naturalistico della macchina da presa – il giovane protagonista è pure un entomologo in erba – è teneramente rivolto al duetto tra Antinori e la Falco, due volti truci che si aprono via via in sorrisi solari e complici. La colonna sonora parte con i Cure e si chiude con Bowie: ottima scelta. Rigenerante.
MEMORABILE: Gli scatti di nervosismo di Antinori; la finta telefonata della professoressa; il ballo e il congedo finale.

Giùan 9/09/14 14:39 - 4528 commenti

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Bertolucci "impressiona" la pellicola con commovente delicatezza di tocco, capace di sublimare la vena di qualunquistica affettazione siglata dalle tipizzazioni (l'adolescente introverso; la ragazza "interrotta"; i genitori divisi tra assenza e inadeguatezza) in candore sincero ed emozionante. Così la verità e la forza del film si sostanziano in una "fragilità" registica che affianca senza blandirli l'egoismo adolescenziale di Lorenzo e la fremente disillusione di Olivia. Capolavoro di umiltà in cui le stesse (auto)citazioni fluttuano in space oddity.

Lou 28/10/16 00:12 - 1119 commenti

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Prendendo spunto dal breve romanzo di Ammanniti, Bertolucci torna sugli schermi con una storia di disagio giovanile che indaga il malessere adolescenziale con un intimismo attento e senza le derive morbose di altri suoi film del passato. La vicenda si svolge prevalentemente in uno scantinato, dove il quattordicenne Lorenzo si rifugia per ritrovare se stesso, lontano da una realtà sociale e familiare da cui non si sente accettato e dove irrompe la sorellastra, ben interpretata dalla istrionica Tea Falco, una rivelazione.

Almicione 2/12/16 01:19 - 764 commenti

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Un grande potenziale, non sfruttato nella sua totalità, nel soggetto a cui deve moltissimo. Traspare la profondità della scrittura di Ammaniti, in particolare nelle scene finali, ma è apprezzabile anche la sua capacità di creare i personaggi, entrambi perfetti, nonché di architettare una vacanza in uno scantinato. Diventano centrali e mai banali i temi della solitudine adolescenziale, della droga, della rottura della famiglia e di una lenta distruzione della società. Certo, in qualche punto ricorda uno sceneggiato Rai, ma il risultato soddisfa.
MEMORABILE: La sequenza finale con "Ragazzo solo, ragazza sola".

Magi94 18/09/17 23:34 - 942 commenti

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Poco bertolucciano (foto lascive permettendo) e forse per questo è piaciuto più al pubblico e meno a me. Mi sembra pure strano che a Bertolucci sia interessato un soggetto così scarno. Lui infatti è bravo, gli attori davvero in parte (Tea Falco superlativa) e pure la colonna sonora è azzeccatissima (meravigliosa riproposizione di Space Oddity), ma la storia di Ammaniti è quel che è e non lascia spazio a nulla di interessante. Senza un soggetto decente, Bertolucci è già stato bravo a tirar fuori questo film.

Pigro 27/03/20 10:18 - 9623 commenti

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Storia di solitudini adolescenziali e di solidarietà impreviste: il fratello e la sorellastra ricreano un loro paradiso-inferno in cantina, come naufraghi di una società adulta che non comprendono ma che attraversano clandestinamente. Il maledettismo da enfants terribles alla Cocteau si stempera nella tenerezza, la supponenza giovanilistica dei Dreamers diventa affermazione identitaria fatta sottovoce. È una nuova generazione che avanza, con le stesse fragilità di sempre ma con un nuovo pragmatismo individualista. Bertolucciano.

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Marcolino1 29/08/21 00:54 - 553 commenti

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Lo sguardo di Antinori, ruffianamente scelto, richiama l'Alex kubrickiano in una sorta di citazionismo cinefilo-somatico, la partner tossica più scontata fa tornare Bertolucci a Io ballo da sola. L'originalità persiste nel soggetto filmico: la fuga da casa alla rovescia, non verso l'esterno ma nel ritrarsi nella corazza dell'estrema introversione. Minimale, privo di retorica (nel giudizio verso i personaggi, meno in qualche cliché e riciclo), per la prima volta mostra che la dipendenza non è solo chimica: la solitudine diventa droga, ed è al contempo causa e conseguenza dell'altra.
MEMORABILE: Le formiche e l'armadillo impazzito; Il senso di estraneità totale di Antinori verso il mondo; "Boys Don't Cry dei Cure a tutto volume nelle orecchie.

B. Legnani 2/02/22 14:52 - 5519 commenti

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Il Paradiso Terrestre (più precisamente "sottoterrestre") creatosi da un adolescente problematico rischia di essere rovinato dall'arrivo di una Eva, sua sorellastra, inizialmente insopportabile. Interessante ultimo lungometraggio di Bernardo Bertolucci, sei anni prima della scomparsa, la cui consapevole vecchiezza trova presenza nel ruolo della Lazar. Il film non rinuncia a qualche banalità, ma è vigoroso e chiaro nel descrivere e far sentire le problematiche dei non adulti, giovani in ogni caso meno disarmati rispetto alla generazione precedente. Decisamente adatti i due giovani.
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  • Discussione Rebis • 11/11/12 13:56
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Zender, andrebbe spostato tra i film al cinema.
  • Discussione Zender • 11/11/12 18:20
    Capo scrivano - 47698 interventi
    C'era, Rebis, ma è stato scalzato da inserimenti più recenti, come capita sempre :)
  • Homevideo Mco • 15/03/13 00:09
    Risorse umane - 9970 interventi
    In DVD dal 20 Marzo 2013, distribuisce Medusa Video.
  • Discussione Ruber • 1/02/15 01:17
    Formatore stagisti - 9241 interventi
    Lo visto ieri sera dopo averlo già visto
    l'anno scoso e il mio giudizio non cambia lo trovato mediocre al massimo appena sufficiente, e condivido in pieno il commento di Galbo.

    La mano di Bertolucci non si può non vedere ma il tutto non può essere sviluppato appieno per via di una sceneggiatura che non può creare alternative pe via anche dell'ambientazione ristretta in pochi metri quadri.