Poliziotti - Corto (1922)

Potendo pretender alla mano della figlia del sindaco solo diventando un business man, il nostro si dà da fare, fin quando, durante la parata della polizia, vien preso per un bombarolo. Tra i capolavori di Buster, vero affondo vs l'american way of life, con la prima parte, quasi pre-bressoniana, centrata sull'idolatria nei riguardi del potere del denaro, mentre la seconda bobina (suggestionata dal processo contro Arbuckle) gioca con le ossessioni della caccia all'uomo, dando modo a Keaton di mostrar la sua abilità nel gestir masse e spazio filmico. Applausi!

L’ignaro Buster si appropria involontariamente del carico di un trasloco e, dopo essere piombato in mezzo a una parata, è inseguito da decine di poliziotti che lo credono un terrorista. L’arguzia con cui Keaton inventa le sue gag, costruite con buon ritmo narrativo, è davvero fenomenale, con una impagabile capacità di collegare oggetti e azioni, come il guantone con un estensore che gli serve per indicare il cambio di direzione del suo carro. Il divertimento è assicurato.

"Love laughs at locksmiths". All'inizio del film Keaton cita il proverbio di Shakespeare, attribuendolo ironicamente a Houdini. Il corto di Keaton in effetti è una storia d'amore che inizia dietro "false" sbarre e si sviluppa imprevedibilmente proprio per liberare l'amore (evidentemente un falso amore) dalle sbarre della mediocrità del protagonista, che deve farsi valere nella società e soprattutto diventare un ricco affarista. Ironia della sorte, Keaton incontra solo poliziotti, per di più passa per bombarolo. Finale ancora più ironico.

Ricerca del denaro vanificata da un cavallo imbizzarrito. Prima parte dove le gag risultano riuscite nel ritmo ma risultano in alcuni casi telefonate (il guantone, i vasi rotti, il parlare al cavallo). Con l’arrivo della parata si apprezzano le scene di massa e i modi originali per le fughe dai poliziotti. Conclusione che si ricollega all’incipit ma risulta scialba.

Un Buster di medio livello. Le invenzioni, però, non mancano: vi si ritrova anzitutto l'arte di interagire con gli animali (esilaranti quanto surreali le "telefonate" al cavallo), quindi la gag atletica (il numero con la scala, il furto del portafoglio), quella irriverente (le sberle con l'estensore) per finire con il gigantismo del luogo comune (il nascondino coi poliziotti: non uno o dieci, ma centinaia), che costituisce il tratto originale del corto (e, forse, il segno che il luogo comune slapstick gli andava ormai stretto).

Faccia di pietra omaggia Houdini (che secondo un'accreditata versione è quello che ha dato a Keaton il soprannome di Buster, letteralmente "capitombolo") in una rivoluzionaria sequenza che stacca definitivamente Keaton dallo slapstick fine a se stesso per trasformare le immagini in tramiti di messaggi anche profondi uniti a scelte di regia a dir poco geniali (il guantone). Apprezzabili scene di massa e fondamentale apporto di un ottimo cast per una delle pietre miliari della filmografia del protagonista. Fondamentale per chi vuole avvicinarsi a Keaton.